Monregalese - 31 dicembre 2011, 08:30

Garessio. Matteo Canova e la sua spedizione sul Manaslu dell’Himalaya

I racconti della guida alpina priolese ieri sera alla Casa dell’Amicizia, tra straordinarie immagini ed emozioni

La guida alpina Matteo Canova

La guida alpina Matteo Canova

Una straordinaria impresa, raccontata con professionalità, ma anche tanta emozione. Questa l’avventura di Matteo Canova, guida alpina di origini priolesi e socio Cai Garessio, uno dei protagonisti della spedizione al Manaslu 8163 metri, fra i 14 ottomila della catena Himalayana. Ed è stato proprio lui a raccontare l’impresa, la sua prima spedizione, coadiuvato da un interessantissimo filmato ieri sera nel salone della Casa dell’Amicizia gremito di gente, su invito della sezione Cai garessina. Settembre 2008: Matteo, Nives Meroi, Romano Bennet, Luca Vuerich e Giorgio Villosio atterrano a Katmandu dove trascorrono 5 giorni per poi dirigersi alla volta di Arugat, 800 metri, per iniziare il trekking che in 12 giorni di cammino li condurrà al campo base del Manaslu, a quota 5 mila metri. Qui si fermano per una quarantina di giorni, acclimatandosi, tentando le prime salite ai campi alti e aspettando la finestra di bel tempo per arrivare in punta. Tutto in stile alpino e cioè senza l’ausilio di ossigeno né “sherpa” supplementari, più semplicemente accompagnatori di alta quota che raggiungono prima i campi base, realizzano le piazzole per le tende, piazzano le corde fisse e portano l’ossigeno. Matteo e gli altri scelgono una scalata meno commerciale: arrivati al campo base salutano i portatori che tornano ai propri villaggi, dopo di che proseguono in completa autonomia, portando loro stessi l’attrezzamento in quota. Matteo arriva, da solo, sino a 7900 metri, ma poi problemi di congelamento ai piedi lo costringono a rientrare. “Ho dovuto combattere con i Jet Streams, venti fortissimi che portano correnti di alta pressione, ma con raffiche sino ai 100 km/h e temperature sino ai 40 gradi sotto zero – ha spiegato la guida alpina – Mi mancavano solo più 300 metri …. che però, in quelle condizioni, significavano ancora 3 ore di cammino. E il freddo mi stava congelando i piedi. In quel momento ho pensato alla mia famiglia, ai miei affetti, ai miei amici … nessuna punta vale tanto, e così sono rientrato”. Una serata che ha regalato al pubblico emozioni indimenticabili e calorosi applausi a Matteo. “L’ultimo tratto in solitaria – ha commentato il presidente Cai Ruggero Michelis – quella che Matteo è riuscito a fare solo con i suoi pensieri, immerso in quei fantastici scenari, è la parte che più ha toccato i cuori del pubblico presente in sala. Una serata tra le più belle e significative che abbiamo proposto finora”.

Annelise Beccaria

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