Attualità - 30 marzo 2013, 08:32

Il Partito Democratico: Biomasse, sì alle centrali termoelettriche di piccola potenza, ma a precise condizioni

Ma in pratica sono gli stessi paletti richiesti dalla gente

Il Partito Democratico: Biomasse, sì alle centrali termoelettriche di piccola potenza, ma a precise condizioni

Alcuni Comuni della nostra provincia sono stati interessati dalla richiesta di installazione dei cosiddetti pirogassificatori di potenza inferiore ai 200 kW alimentati da biomasse legnose.

Da sempre il Partito Democratico è favorevole allo sfruttamento delle fonti rinnovabili. A maggior ragione sono visti con favore gli impianti alimentati dal legno prodotto dai boschi della provincia, in quanto possono creare opportunità di reddito per i residenti e, incentivando la salvaguardia dell’habitat naturale delle vallate, creare condizioni favorevoli per lo sviluppo di un turismo a misura delle nostre terre e delle nostre tradizioni.

La gravità della crisi economica, il peggiorare continuo del livello di inquinamento della Pianura Padana e l’incremento inesorabile delle quantità di gas serra immesse in atmosfera, impongono tuttavia che ogni impianto termico per la produzione di energia elettrica sia concepito nel miglior modo possibile dal punto di vista ambientale, energetico e economico. Il nostro Paese non può più permettersi il lusso di dilapidare le proprie ricchezze se vuole imboccare la via di uno sviluppo compatibile con le risorse disponibili e con l’ambiente. Anche la più piccola iniziativa deve quindi essere realizzata a regola d’arte, non tralasciando alcuno degli aspetti su cui essa incide.

Ciò premesso, il Partito Democratico si dichiara favorevole alle piccole centrali termoelettriche in provincia di Cuneo a patto che:

1.      il Proponente garantisca, per tutta la vita dell’impianto, la tracciabilità delle biomasse legnose, cosicché l’Amministrazione locale del Comune in cui l’impianto viene realizzato possa controllare il percorso del legno, dal luogo di esbosco o estrazione di materiale ligneo sino al suo utilizzo energetico;

2.      le biomasse legnose siano costituite dagli scarti di una corretta gestione forestale e non diano luogo a disboscamenti incontrollati (condizione che può essere garantita attraverso il controllo locale) e seguano la filiera corta, cioè provengano da boschi situati entro un raggio inferiore ai 70 km dall’impianto, minimizzando così i consumi di combustibile per il trasporto ed evitando in modo assoluto le importazioni da altri paesi;

3.      l’ARPA, su richiesta del Comune, abbia emesso il parere favorevole in merito alla compatibilità ambientale dell’impianto e che questo sia subordinato al rispetto, in qualsiasi parte del territorio della Provincia, del principio stabilito dal Piano d’Azione della Regione Piemonte per i Comuni superiori ai 20.000 abitanti, ossia che il bilancio ambientale del nuovo impianto sia favorevole o, perlomeno, non peggiori la situazione ambientale dell’area circostante l’impianto;

4.      l’ASL, su richiesta del Comune, abbia emesso il parere favorevole in merito al rispetto delle norme igieniche-sanitarie.

Il senso delle prime due condizioni è chiaro: la fattibilità economica di una centralina termoelettrica è garantita dagli incentivi che il Gestore dei Servizi Elettrici (GSE) eroga ai produttori di energia da fonti rinnovabili. In ultima analisi, dal ricavato delle bollette che i contribuenti pagano al loro fornitore di energia elettrica. Essendo soldi dei cittadini, è giusto che i benefici dell’impianto non vadano esclusivamente al Proponente, ma anche al territorio che accetta l’installazione dell’impianto. Il Partito Democratico chiede che i Comuni garantiscano ai cittadini che saranno create le opportunità di reddito, di salvaguardia ambientale e di sviluppo turistico citate in premessa.

La condizione di cui al punto n. 3 è determinata dal giudizio che la limitazione di tale vincolo ai Comuni superiori ai 20.000 abitanti sia illogica: sarebbe come pretendere che l’aria rispetti i confini comunali! A maggior ragione in un’area chiusa come la Pianura Padana dove è dimostrato che l’inquinamento prodotto in qualsiasi punto si diffonde in tutta la Regione senza soluzione di continuità.

A sostegno delle due ultime condizioni è infine la considerazione che le procedure semplificate introdotte nel 2012 per le centrali di bassa potenza - che consentono di costruire in base ad autorizzazioni dei Comuni senza alcun coordinamento provinciale o regionale - possono portare a un inserimento incontrollabile di numerosi impianti. Il rischio della proliferazione di centraline è un rischio che i nostri territori non possono permettersi, in quanto l’inquinamento della Pianura Padana ha superato da lungo tempo i limiti ammessi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Il Partito Democratico ritiene quindi necessario introdurre norme precauzionali nella concessione di nuovi impianti termici, anche in presenza di procedure semplificate per la realizzazione di impianti di bassa potenza, con emissioni paragonabili a quelle di un grosso autocarro. Infatti, se è pur vero che un grosso autocarro influenzerebbe la situazione in modo infinitesimale, è altrettanto vero che l’arrivo incontrollato di centinaia di grossi autocarri ne potrebbe causare il tracollo definitivo.

Qualora una o più di tali condizioni venisse a mancare, il Partito Democratico propone che il Comune sia autorizzato a darne comunicazione al GSE con conseguente immediata sospensione della erogazione degli incentivi.     

Guido Chiesa - Segreteria Provinciale - Responsabile ambiente                                      

Emanuele Di Caro - Segretario Provinciale

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