Attualità - 16 maggio 2013, 08:33

Centrale a biomasse di Paesana: non ci sono elementi per dire che inquina ma neppure per affermare il contrario

L’impasse dovuto all’assenza di altri impianti analoghi. Questo spinge l’Asl a dire che “non risulta garantito il ‘principio di precauzione’ a tutela della salute pubblica”

Gli ingeneri Marco Fino, Enrico Brizio ed il dottor Domenico Montù

Gli ingeneri Marco Fino, Enrico Brizio ed il dottor Domenico Montù

Non c’è alcuna pregiudiziale o preconcetto nei confronti della tecnologia utilizzata” come invece aveva percepito e chiesto che venisse messo a verbale uno dei tecnici della F&R Green Energy di Castagnole Piemonte. Più semplicemente “i proponenti (la stessa azienda: ndr) non hanno fornito dati certi sulla storicità della tecnologia e pertanto ci si trova di fronte ad un progetto pilota”, come confermato anche da un altro tecnico della Società che ha ammesso “il carattere sperimentale dell’intervento e l’attuale mancanza di dati a parametri di storicità relativi alla tecnologia impiegata”.  

Eccolo il passo cardine sul quale ruota probabilmente l’intero diniego della Conferenza dei servizi alla costruzione – a Paesana – di una centrale a pirogassificazione alimentata a biomasse. Al momento non ci sono altri esempi di tecnologia analoga in circolazione, ragion per cui non ci sono gli elementi per dire che l’impianto di Paesana inquinerebbe, ma neppure per affermare il contrario. E per il Direttore del Servizio di Igiene e Sanità Pubblica dell’Asl Cn1 Domenico Montù – oltre che per l’ingegner Enrico Brizio (Agenzia Regionale per la protezione dell’ambiente) – tanto basta per dire che “non risulta garantito il ‘principio di precauzione’ a tutela della salute pubblica, con particolare riferimento alla presenza nelle vicinanze della zona di intervento di alcuni recettori sensibili, come l’edificio scolastico”.

E se un sito lo si dovrà pur trovare per avviare la sperimentazione di questa tecnologia che non funziona per combustione – come invece fanno impianti parecchio vicini – questo sito, pare di leggere fra le righe dell’intervento del dottor Montù, lo si cerchi altrove non potrà in alcun caso coincidere con quello che la Green Energy scelto e proposto a Paesana.

Nulla di travolgente, dunque sotto il sole della Seconda conferenza dei servizi celebratasi nei giorni scorsi in paese e di cui ci sono stati consegnati i verbali. Non rispetto a quella del 7 marzo scorso, se si eccettua il documento inviato dal Parco del Po a firma del suo presidente Silvano Dovetta, preoccupato più di render noto a tutti che “l’eventuale inserimento dell’area Monviso in zona Mab Unesco non comporta l’automatica imposizione di alcun vincolo per il territorio” che altro.

Entro fine settimana, trascorsi cioè 5 giorni dalla ricezione dei verbali della seduta, si saprà se la Green Energy ha presentato ulteriori documentazioni volontarie oppure chiamato al telefono l’Ufficio Tecnico di Paesana per comunicare al suo responsabile Andrea Caporgno l’abbandono del progetto, la resa. Fatta salva la possibilità di ripresentarlo nuovamente, in altra zone del paese.

Una eventualità, questa, che il comitato “No al pirogassificatore a Paesana” vorrebbe invece scongiurare, ricorrendo ad referendum popolare con il quale chiedere che il Piano Regolatore vieti a prescindere il sorgere di “industrie insalubri” sul territorio del paese. Una strada stretta e tortuosa. Meglio sarebbe chiedere invece la modifica del Regolamento Edilizio: quello sì potrebbe vietare il sorgere di centrali a biomasse. Oggi, domani, sempre.

Walter Alberto

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