L’ente Provincia è in agonia ed ha ancora poco tempo di vita. In questi ultimi anni la grancassa dell’informazione ha fatto coro alla demagogia del Governo e del Parlamento che cercavano alibi per le incapacità e i costi della politica ed ha convinto che le Province andavano eliminate, proprio come a cavallo degli anni ’90 e 2000 era stata ugualmente convinta ad istituirne delle nuove, come dimostrazione di partecipazione e di tutela del territorio, mentre in realtà si trattava di scelte assistenziali e partitocratriche. Contemporaneamente si è aperto il “fuoco amico” al bersaglio Provincia. Partito democratico e Forza Italia indicavano entrambi nei loro programmi per le elezioni politiche l’abolizione delle Province fra il silenzio generale (partiti, associazioni, sindacati), con scoraggiante conformismo e insensibilità da parte degli amministratori e dei politici locali. Solo i rappresentanti di Alleanza Nazionale e della Lega – isolati – avvertirono l’errore e le conseguenze negative del progetto.
Oggi, colpita a morte da “fuoco amico” a causa di gretto conformismo e incompetenza a livello locale, e di irresponsabile decisione e scelta propagandistica a livello di governo, la Provincia insegue disperatamente un piano di salvezza per i problemi che la attanagliano, una via di risoluzione per le questioni che investono il suo territorio. E tutto in nome dei servizi di rilievo che deve fornire ai cittadini, e dell’attività che deve svolgere per una comunità di area vasta. Improvvisamente quasi tutti si rendono conto del grave errore di abolire la Provincia, una forma di organizzazione decentrata del territorio che con un forte radicamento appartiene alla storia del nostro Paese, necessario e consolidato ente intermedio fra Regione (operativamente e burocraticamente “lontana”) e i Comuni (limitati finanziariamente e tecnicamente).
In questa funerea situazione si è tenuto a Cuneo un Consiglio provinciale aperto per denunciare le condizioni in cui ci si è ridotti. Ma l’introduzione dei lavori non poteva essere peggiore. Infatti, il presidente della Provincia Federico Borgna ha affermato: “La nostra preoccupazione non è tanto per la difesa dell’ente Provincia in quanto tale, perché siamo convinti della necessità di riforme, ma noi esponiamo al Governo la nostra preoccupazione per i servizi da effettuare e per il futuro di coloro che lavorano. Se è previsto un percorso di trasformazione e razionalizzazione noi siamo disponibili”. Con tutto il rispetto alla persona, c’è da chiedersi cosa ci sta a fare un Presidente così? Chissà cosa avrebbe detto al suo posto i presidenti di un tempo Guido Bonino e Giovanni Quaglia. Poi, a confermare come stanno le cose è stato l’onorevole Taricco. Al di là delle attese di qualcuno, l’uomo di Renzi ha sentenziato: “Il percorso è chiaro: ognuno la può pensare come vuole, ma la legge di riforma costituzionale prevede l’annullamento delle Province. Questo è solo un momento di transizione nel quale le funzioni saranno affidate a Regione e Comuni”. Come dire, cosa volete aspettarvi dal Governo, tanto siete al deprofundis. Infine, significativi gli assai tiepidi applausi agli oratori intervenuti al Consiglio provinciale aperto, dove ognuno ha raccontato la sua. Un solo lampo, quando il vicepresidente Riu ha commentato ironicamente che la legge Delrio si è preoccupata di non riconoscere neanche più ai rappresentanti della Provincia di cingere la fascia di rito. Allora, amen?
Paolo Chiarenza - Consigliere comunale di Valdieri





