Attualità - 10 aprile 2015, 16:20

Prato Nevoso: sindaci in protesta sulla neve

Primi cittadini e operatori si sono dati appuntamento questa mattina sulle piste da sci per contestare la decisione della Regione Piemonte di assegnare alla Via Lattea gli ultimi fondi “olimpici”

Prato Nevoso: sindaci in protesta sulla neve

“Basta briciole”, “anche questo è Piemonte”. Slogan eloquenti, figli di una situazione che presto potrebbe finire per “spezzare le reni” al turismo della neve nelle vallate cuneesi. Un’eventualità da scongiurare al più presto, come testimonia la protesta dei sindaci andata in scena questa mattina a Prato Nevoso presso la “Baita del Verde”, a due passi dalle piste da sci.

Un contesto affatto casuale: primi cittadini e operatori si sono riuniti alle pendici del Mondolé per ribellarsi apertamente alla decisione della Regione Piemonte di assegnare alla Via Lattea gli ultimi fondi legati alle Olimpiadi invernali di Torino 2006, con particolare attenzione rivolta ai pendii di Sestriere, presso i quali saranno addirittura realizzati ex novo alcuni impianti d’innevamento artificiale.

“I Giochi olimpici si sono svolti 9 anni fa - ha esordito il sindaco di Limone Piemonte Angelo Fruttero -: mi sta bene che si parli di “tesoretto”, ma vogliamo essere trattati anche noi al pari del Sestriere, dal momento che godiamo degli stessi diritti”. Gli ha fatto eco Gianluca Oliva, leader di Prato Nevoso Ski, che ha rimarcato il trattamento iniquo riservato in tutti questi anni dalla Regione alle località invernali escluse dal circuito olimpico.

“C’è una protesta unica in questa direzione - ha dichiarato Adriano Bertolino, primo cittadino di Frabosa Sottana -. Chiediamo alla Regione Piemonte di non trascurarci, necessitiamo di un canale che ci riconosca aiuto nel settore legato al mondo della neve, perno attorno al quale ruota l’economia dei comuni e delle valli del Cuneese, anche e soprattutto in ambito occupazionale. In passato abbiamo ricevuto sostegno in materia di sicurezza sulle piste, ma è giusto che si intervenga in maniera più cospicua, al fine di non vanificare gli sforzi attuati dagli operatori. Siamo convinti che la Regione  potrà farsi portavoce per l’assegnazione di contributi europei”.

Un parere di natura maggiormente tecnica è giunto da Massimo Rulfi, vicepresidente Arpiet e numero 1 di Frabosa Ski 2000: “Se non si arginerà il problema al più presto, in un futuro neanche troppo lontano alcune stazioni potranno presentare a costo zero una proposta invernale appetibile, mentre noi non potremo progredire e soccomberemo. Bisogna capire che i soldi in questione sono pubblici, dunque anche nostri, e non dobbiamo permettere che vengano utilizzati per aiutare soltanto qualcuno: nessuno di noi accusa Sestriere, ma è palese l’urgenza di colmare al più presto un simile dislivello”.

Bruno Vallepiano, sindaco di Roburent, ha sposato i concetti emersi dalla disamina di Rulfi: “Da troppo tempo le stazioni invernali vengono viste come fonte di guadagno solo per i loro gestori, ma non è così: l’indotto gode in misura molto più rilevante dei benefici che ne derivano. Per ogni euro che entra nelle casse degli impianti, 13 finiscono nell’indotto. Non si possono fare figli e figliastri, creano un rapporto squilibrato e disagevole per il territorio: conta di più l’economia di una sola vallata o di tutto il Piemonte?”.

Inoltre, a più riprese è stato ribadito come le località sciistiche si reggano su equilibri soggetti a grande precarietà (“Se a Frabosa Soprana cadesse il “sistema neve”, cadrebbe l’intero paese”, ha commentato il primo cittadino frabosano Iole Caramello) e non devono essere vittime di sperequazioni utili soltanto a creare disarmonia a livello regionale.

Alla contestazione si sono uniti anche Fabio Bergia, presidente della sezione turismo di Confindustria Cuneo (“La situazione è drammatica, non possiamo accettare un simile avvenire, lotteremo per un’inversione di rotta”), ed Emiliano Cardia, giunto nel comprensorio del Mondolé per rappresentare l’europarlamentare Alberto Cirio: “Il turismo della montagna è l’elemento trainante del Piemonte e questa decisione non può che essere interpretata come una coltellata al settore. In occasione delle Olimpiadi di Torino 2006 furono attuate opere di compensazione per non escludere le zone che non rientravano nel programma a cinque cerchi; quest’oggi si chiede di applicare lo stesso buonsenso, pensando a migliorare le strutture già esistenti senza progettarne di nuove, onde evitare di creare una scissione tra un Piemonte di serie A e uno di serie B, C o addirittura Z. Suggerisco ai sindaci presenti di pretendere al più presto un incontro con Sergio Chiamparino per dibattere sulla questione: tutto è fattibile, basta volerlo”.

A tal proposito è stato espresso parere favorevole all’unanimità, con l’intento di coinvolgere anche  i primi cittadini dei comuni di fondovalle e il presidente della Provincia di Cuneo Federico Borgna.

Siamo dunque soltanto al primo atto di una vicenda fondamentale per il futuro della Granda, che ora si sposterà sui tavoli della Regione Piemonte nel tentativo di ribaltare il provvedimento e di assecondare anche le esigenze delle vallate “non olimpiche”.

Alessandro Nidi

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