In questi ultimi mesi, nel quartiere San Paolo di Cuneo è scattato l'allarme per i cani avvelenati con bocconi, esche e forse anche attraverso l'acqua delle fontane.
I controlli messi in atto dalla guardia forestale, però, non sembrano aver segnalato persone o cibo gettato sul prato che potesse essere ritenuto sospetto. Neppure il Comune, la Procura o l'Asl sembrano aver ricevuto segnalazioni in merito ma intanto la preoccupazione dei residenti del quartiere sale, soprattutto in questo periodo estivo, quando nei prati corrono e giocano non solo gli animali domestici ma anche i bambini.
Senza una denuncia ufficiale, però, il fenomeno rischia di rimanere rinchiuso tra il passaparola dei residenti e la bacheca di Facebook, insinuando anche il dubbio che l'avvelenamento degli animali sia solo una bufala. Purtroppo non è così ma il disguido nasce dal fatto che forse non tutti sono informati sul fatto che esiste una ordinanza ministeriale denominata "Martini", emanata dal Ministero della Salute nel dicembre del 2008, con successive modifiche, che fa proprio "seguito al verificarsi di avvelenamenti e uccisioni di animali domestici e selvatici a causa di esche o bocconi avvelenati, accidentalmente o intenzionalmente disseminati nell'ambiente. La presenza di veleni o sostanze tossiche rappresenta un serio rischio per la popolazione umana, in particolare per i bambini, a causa della contaminazione ambientale, con conseguenti danni anche al patrimonio faunistico, comprese le specie in via d'estinzione e all'ambiente".
L'adozione dell'ordinanza ha reso possibile un maggior controllo del fenomeno con significativa riduzione dell'incidenza degli episodi di avvelenamento e con individuazione dei responsabili che sono stati perseguiti ai sensi delle norme penali vigenti. Per giungere a questo obiettivo, però, è necessario, come impone l'ordinanza stessa che: "Il medico veterinario che, sulla base di una sintomatologia conclamata, emette diagnosi di sospetto avvelenamento di un esemplare di specie animale domestica o selvatica, ne da' immediata comunicazione al sindaco e al Servizio veterinario dell'azienda sanitaria locale territorialmente competente. Il medico veterinario invia all'Istituto zoo profilattico sperimentale competente per territorio eventuali campioni e in caso di decesso dell'animale anche la carcassa, al fine dell'identificazione del veleno o della sostanza che ha provocato l'avvelenamento, accompagnati da referto anamnestico utile ad indirizzare la ricerca analitica. L'invio di carcasse di animali deceduti per avvelenamento e campioni biologici da essi prelevati, nonche' di esche o bocconi sospetti di avvelenamento avviene per il tramite delle Aziende unita' sanitarie locali competenti per territorio o delle imprese convenzionate".
Questo significa che è obbligatorio, per arginare il fenomeno, che padroni di animali e veterinari, segnalino il caso del presunto avvelenamento e il cittadino ha il diritto - dovere di effettuare tutte le analisi ritenute idonee sul proprio animale, a costo zero. Una prassi che forse pochi conoscono a che non solo è obbligatoria ma è anche utile per debellare il fenomeno e non correre il rischio che una situazione vera diventi una bufala solo perché non denunciata agli organi competenti.





