Un Politeama Civico davvero stracolmo ha salutato ieri sera a Saluzzo, con una sorta di infinta standing ovation, la consegna del “Premio Gianni Aimar, comunicare la montagna” al vulcanico don Luigi Destre, sacerdote a ottantenne (47 dei quali trascorsi a fare l’anticonformista pastore di anime in quella che è diventata piano piano un po’ la “sua” Crissolo), noto a tutti come “il papa del Monviso” per le sue 20 ascensioni sul Re di Pietra, in vetta al quale ha celebrato più di 50 Messe ed unito in matrimonio due coppie di sposi.
“Ho dato tutto me stesso a Crissolo, ma Crissolo mi ha ampiamente ripagato. Paesana? Il paese più bello del mondo, perché ci sono nato io” ci dice mentre firma decine e decine di dediche sul libro – scritto da Enrico Miolano – che ne narra questo primo scampolo di vita: “Don Luigi, l’uomo giusto al posto giusto”.
“Fu il vescovo Fustella a cucirmi addosso questa sorta di slogan – racconta -. Erano i giorni in cui si doveva decidere se toccasse a me di continuare la missione pastorale nel paese dell’Alta Valle Po oppure se destinarmi altrove. Fu lì che monsignor Fustella parlò di me come di ‘uomo giusto al posto giusto’. Per poi chiedersi: ‘E poi, chi mai potrei mandare a Crissolo?’”.
Sorride don Luigi Destre. E’ la sua serata. Nel teatro saluzzese ci sono circa 300 persone, tutte per lui. Per testimoniargli affetto ed amicizia. Tanti amici insieme, forse non li ha mai visti.
Don Luigi, ha detto qualcuno ieri sera sul palco, “è l’essenza del Premio: passione per la montagna e gran comunicatore”. Straordinariamente vero.
Sul palco si sono alternati gli straordinari “Polifonici del Marchesato”, il sindaco Mauro Calderoni, il presidente della “Fondazione Giovanni Goria” Marco Goria, il presidente della “Fondazione Amleto Bertoni” Enrico Falda, il consigliere regionale Paolo Allemano, il Segretario Generale della “Fondazione Giovanni Goria” Carlo Cerrato, il Direttore Master in Management e Creatività dei Patrimoni Collinari dell’Università degli Studi di Torino Riccardo Beltramo e la rappresentante dell’Associazione Culturale “KOSMOKI - Nuovi Mondi Film Festival” Silvia Bongiovanni. Ma il pubblico, era lui che attendeva. E sarà tutto in piedi ad applaudire, il vescovo Giuseppe Guerrini compreso, quando don Luigi con l’ormai “fedele” stampella stretta nella mano destra, sale sul palco per ritirare il “Premio Gianni Aimar” con la motivazione “Don Luigi Destre è un simbolo della montagna solidale: la sua attività di soccorritore umanissimo, è stato capostazione di Crissolo del Soccorso Nazionale Alpino e Speleologico per 25 anni, si sposa a quella di promotore dell’associazione ‘Dal Monviso al Brasile’. Parroco di Crissolo e Ostana, ma in passato ha guidato anche altre parrocchie, rettore per anni del Santuario di Crissolo, don Luigi ha fatto dell’impegno per la montagna, per quanti la vivono, una ragione di vita che testimonia quotidianamente. Il suo amore per il Monviso, sulla cui vetta è salito ben 120 volte, è l’esemplificazione di un rapporto intenso con le terre alte che lo accomunava, con un’amicizia sincera, a Gianni Aimar”.
Non smette di essere lui nemmeno per un istante. Quando parla del suo quarto di secolo nel Soccorso Alpino come di “un’esperienza meravigliosa e dolorosa al tempo stesso”, dei suoi tanti recuperi di feriti e salme, del suo dover affrontare i parenti di chi, sul Monviso, aveva appena perso la vita, del perché i francesi lo chiamino “le grand diable du Mont Viso” (“Quando vedevo qualcuno salire dal versante francese non riuscivo a non farlo oggetto del lancio di una piccola manciata di sabbia o di neve” dice con la sua inconfondibile risata). Ma anche quando si lascia sopraffare dai ricordi dei suoi primi anni con indosso l’abito talare. Oppure parla della sua amicizia con Gianni Aimar.
Enrico Miolano lo ha definito un “pozzo senza fondo cui attingere”.
Ecco, questo è don Luigi, il “papa del Monviso”.




