In una palestra gremita di persone, si è svolto, ieri pomeriggio, l’atto conclusivo della sesta edizione del concorso letterario dedicato al professor Alberto Isaia con la premiazione dei vincitori.
La cerimonia, condotta dall’assessore alla cultura Nicola Galliano, ha visto gli interventi del Sindaco Claudio Garnero il quale, salutando i presenti ha manifestato vicinanza alla Francia, di Simone Demaria, vice direttore del mensile “Il Maira” del quale il professor Isaia era socio fondatore, di don Ghio, del dott Garretto e del dottor Rino Raina.
E’stata ricordata più volte la figura del prof. Isaia sia per la sua passione per la storia locale, in particolar modo per il periodo della resistenza, sia per il suo impegno sociale e civico.
E’ inoltre stato letto un brano del suo libro “Roccabruna dalle origini all’ottocento. Una piccola storia nella grande storia” riguardante il delicato tema della sanità e della salute in Valle Maira.
Prima di procedere alla premiazione il dottor Alberto Arese, segretario della giuria del concorso, ha reso noti i criteri di selezione dei lavori.
Per la sezione ragazzi premiato l’unico concorrente in gara: Andrea Cuniberti di Monastero di Dronero con il racconto “Le strane creature della Rocha”.
Vincitrice della sezione poesia Adriana Abello con “Fantasmi”, al secondo posto Bruno Rosano con “Ailamont…Lassù” e, al terzo, Lucia Abello con “Stagioni”.
Per la sezione prosa, al primo posto Lara Agnese con “Perché non mi chiedi come sto?”, al secondo Manuela Fantini con “Ho cantato per una stella”e, al terzo, Anna Maria Mustica Raffaele con “Nonno Berto racconta”
Ai vincitori sono state consegnate targhe ricordo, prodotti tipici, cene in ristoranti locali e soggiorni nel capoluogo piemontese.
L’evento si è concluso con la lettura della poesia vincitrice da parte dell’autrice.
Fantasmi
Ho paura del giorno
che non rimanda più l’eco
dei passi pesanti
di chi varca la “Bercho”
per afferrare dei sogni,
dei pianti nascosti,
dei bimbi affittati
che han bisogno di mamma,
del rintocco della campana
che raduna la “deseno”
negli inverni nevosi.
Ho paura del giorno
che asciuga nel vento
i sudori degli avi
chini sopra la falce
nell’arsura di luglio,
la fresca sorgente
che offre ristoro
alla fatica dei campi,
le lacrime amare
della madre impotente
sulla madia già vuota.
Ho paura del giorno
che nega la luce
alle forme acquattate
dei bimbi nascosti
che giocano a “uri”
alla vecchia avvizzita
seduta sull’uscio
che fila i ricordi,
alle coppie sull’aia
che intrecciano danze con sguardi,
promesse di tempi d’amore.
Se memoria e ricordo
Non ridan loro corpo,
sono solo fantasmi,
sempre più evanescenti,
che si van dissolvendo
nel respiro del tempo.












