Egregio Direttore,
nell’ambito delle manifestazioni legate alla mostra “Abissinia, sogno di un Impero”, mercoledì 24 febbraio è stato proiettato il film di Valerio Ciriaci “If only I were that warrior” che racconta la vicenda del monumento dedicato al generale Rodolfo Graziani, responsabile di spaventosi eccidi durante l’occupazione italiana dell’Etiopia.
Il monumento è stato costruito ad Affile (Roma), suo paese natale. Molti mi dicono “ormai è storia chiusa, lontana, abbiamo altri problemi oggi”, sono "battaglie secondarie". Certo anche questa è una riflessione: è sul presente che dobbiamo essere impegnati. Ma ciò non toglie che conservare o rinfrescare “le memorie” é assolutamente necessario; il presente poggia sul passato e non può essere compreso se queste "radici" vengono dimenticate.
E' questo il motivo delle giornate della Memoria, dei 25 aprile e della mostra sull’Etiopia a Palazzo Samone di Cuneo. La storia rimossa del nostro colonialismo non ci fa onore e non ci consente di capire i movimenti migratori da quei paesi, in primo luogo dall'Eritrea e dalla Somalia, e non ci permette di chiudere onorevolmente pagine del passato riconoscendo i crimini, le infamie e il dolore che abbiamo inferto a quei popoli.
Il monumento a Graziani è un’offesa. L'Etiopia ha espresso la propria indignazione, ma è un paese povero, alle prese con una disastrosa siccità, circondato da paesi islamici aggressivi. Più di tanto non riesce a fare. Noi in Italia abbiamo presentato denunce rimaste senza troppa risonanza e senza grandi risultati, almeno finora. La comunità etiope in America sta invece portando avanti una dignitosa e ferma protesta come ci ha spiegato il film di mercoledì sera al Monviso.
Vorrei che Cuneo, città medaglia d'oro della Resistenza, antifascista e antirazzista chiedesse fermamente al Comune di Affile di rimuovere quel monumento, che è un’onta per tutti noi, che non rispetta il sangue etiope versato e neanche il sangue di tanti giovani militari di leva che nel 1935 persero la vita in una guerra fascista a cui furono obbligati, come si legge nelle testimonianze dei soldati presentate in mostra.
Chiedo a tutti i lettori di aiutarmi a portare avanti questo discorso, scrivendo articoli, coinvolgendo autorità e i nostri governanti, affinché Cuneo torni a portare alta la bandiera della giustizia sulla quale si può veramente costruire la pace.
Grazie,
Franca Formento





