La carcassa di lupo rinvenuta a Murazzo nei giorni scorsi ha destato non poca curiosità. Proprio questa mattina il dottor Luca Rossi del Dipartimento di Scienze Veterinarie di Grugliasco, specializzato in fauna selvatica, ha terminato l’autopsia sul corpo e ha potuto confermare che il decesso è stato provocato da un investimento. “Ha subito la rottura del fegato e della milza, oltre a danni ad un arto posteriore – ha detto – L’urto è stato secco e, dall’esame, risulta che sia stato sbalzato e che sia atterrato su dell’asfalto perché c’è una parte di pelo mancante sul garrese. Il decesso è stato pressoché immediato”. L’animale, un maschio di due anni dal peso di 33 kg era sano e ben nutrito. Sempre l’autopsia ha rivelato che aveva mangiato cinghiale all’ultimo pasto.
Il ritorno del lupo nelle nostre montagne è ormai un fatto noto: Wolf Alps, l’ente che si occupa della popolazione di lupi in Piemonte ha contato nell’inverno 2014 – 2015 12 branchi riproduttivi e 4 coppie in provincia di Cuneo, 7 branchi e 2 coppie nel torinese, 1 branco e 1 coppia in Valle d’Aosta, 1 branco in Veneto e 1 coppia in Friuli. I branchi di lupi sono costituiti da circa 5 animali: una coppia e i cuccioli. Quando arriva la stagione riproduttiva, i figli ormai adulti, di circa due anni, fuoriescono alla ricerca di un compagno con il quale formare un nuovo branco. Sembra quindi, senza un ulteriore approfondimento, un numero impressionante quello di quasi 20 lupi morti tra queste province dall’inizio dell’anno ad oggi.
“In realtà non è un dato anomalo – ha spiegato il dottor Rossi – i capi che si allontanano dal branco percorrono moltissimi chilometri per mettere una buona distanza tra sé e il branco di origine. In questo momento il lupo è solo, ha poca malizia perché è giovane ed è quindi molto vulnerabile. Su un centinaio di lupi che abbiamo avuto modo di vedere dal 2001 ad oggi la metà è morta investita, circa un terzo per colpa dell’uomo, avvelenato o ucciso a colpi di fucile. Solo pochi esemplari sono morti di morte naturale.”
“Nella fase della dispersione, quando i giovani lasciano il branco di origine, la mortalità è dell’80% - ha detto la dottoressa Francesca Marucco di Wolf Alps – arrivano a percorrere fino a 1000 km prima di formare un nuovo branco, tant’è che il ritorno del lupo sulle nostre montagne, negli anni ’90, è avvenuto attraverso il corridoio ecologico dell’Appennino Ligure. La presenza di un lupo in pianura, quindi, non vuole dire che stiano arrivando i lupi in pianura, ma che un esemplare in dispersione, seguendo il corso di un fiume e dei boschi, allontanandosi dal branco di origine ha attraversato anche una zona pianeggiante.”
Che i lupi transitino in pianura lo conferma anche il dottor Michelangelo Botta, dell’Asl CN1 che è stato chiamato dalla polizia locale per verificare che si trattasse di un lupo “Tempo fa una lupa alla quale era stato messo un collare aveva attraversato tutto il centro di Mondovì nella notte – ha detto – il lupo è un animale schivo e sono nate leggende e paure perché non lo si conosce. Alcune persone temono che attacchi l’uomo, in realtà la furbizia del lupo sta proprio nell’attaccare solo gli avversari deboli e isolati.”
Per quanto la convivenza con il lupo in montagna possa, a volte, essere complicata con gli allevatori, il ritorno del lupo è un buon segnale perché è la manifestazione di un aumento delle zone boschive e di ungulati selvatici. Il lupo è un predatore forte e dà un grande contributo all’equilibrio faunistico cacciando i caprioli che sono altamente infestanti.





