Con oltre il 27 delle preferenze su circa 5300 votanti Gigi Garelli aveva sbaragliato i concorrenti targati Pd nelle primarie del centrosinistra del novembre 2011. Si parlò allora di “Effetto Pisapia” per Cuneo, ma le vicende amministrative del capoluogo di provincia presero un’altra piega e come sindaco della città venne eletto non lui ma Federico Borgna, che nel ballottaggio fratricida del centrosinistra ebbe la meglio.
Nel momento in cui il dibattito si sta riaccendendo in vista del nuovo appuntamento elettorale e la segreteria provinciale del Pd ha rotto gli indugi manifestando il suo sostegno alla “disponibilità alla candidatura” a sindaco di Patrizia Manassero, siamo andati a sentirlo per capire che fine ha fatto la “Costituente del beni comuni” e quali le prospettive alla luce di quanto sta emergendo.
- Professor Garelli, la ripresa del dibattito politico autunnale è caratterizzato dal dualismo Borgna-Manassero. Immagino che lei non tifi per Borgna…
In teoria dovrei stare con Manassero perché nel 2012 la indicai come vicesindaco. Ma non voglio farne una questione personale, perché tale non è. Sarebbe fuorviante affrontare la problematica da quest’angolazione. In realtà, Borgna e Manassero sono figli di uno stesso Pd dal quale mi separano visioni di non marginale rilevanza. Entrambi dicono di voler cercare un’intesa che parta dai programmi, nei fatti è chiaro che la questione non è esattamente in questi termini.
- Non mi risulta che il sindaco di Cuneo sia iscritto al Pd.
Oggi forse non è tesserato, ma non ha mai fatto mistero di esserlo stato e di considerarsi a tutti gli effetti un militante del partito. Mi consta che i rapporti col suo vicepresidente (Flavio Manavella) in Provincia siano ottimi, così come ottimi sono i contatti e le entrature che ha nel partito a livello regionale e non solo. Manassero e Borgna sono espressione del medesimo partito.
- Che cosa non le torna del Pd cuneese?
In quest’ultimo anno non avrebbe potuto comportarsi peggio. Non ha saputo proporre alcunchè di rilevante in Consiglio comunale, proteso com’era alle vicende della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo per cercare di strappare un paio di nomine. Con un partito siffatto, rimasto per oltre un anno immobile e afasico, mancano gli elementi per interloquire in modo costruttivo. Ecco perché non posso stare con Manassero nonostante la stimi. La mia area culturale e politica è distante anche da quella parte del Pd che si dichiara critica nei confronti del “renzismo”, ma che poi si tura il naso e nel momento cruciale si riallinea. A Cuneo poi a complicazioni si sommano altre complicazioni, visto che non sono per nulla chiare le posizioni nell’ambito della stessa sinistra del partito.
- A chi si riferisce?
Mauro Mantelli e Giancarlo Boselli, che pure non sono di fede renziana, non mi pare stiano mostrando entusiasmo per la candidatura di Manassero.
- E di Borgna che dice?
Premetto che siamo qui a parlare di politica amministrativa e non di questioni personali. Non ho desideri di rivalsa per quanto successe cinque anni fa, ma non posso non rilevare che la Giunta Borgna ha fatto quasi tutto quello che avremmo fatto noi senza però governarne i processi.
- Ci faccia capire meglio…
Un esempio per tutti: il Piano delle Periferie per il quale il governo ha stanziato 500 milioni. Nonostante fosse noto dal 1° giugno l’amministrazione ha convocato la riunione di presentazione il 10 agosto, a 19 giorni dalla scadenza. Noi ci saremmo mossi con congruo anticipo, avremmo bandito un concorso per giovani architetti. Insomma, nel metodo e nella sostanza avremmo lavorato in modo diametralmente opposto a come ha fatto questa giunta che decide nelle segrete stanze e continua ad affidare gli incarichi ai soliti amici.
- Pensa di ricandidarsi?
No. Spero però che si possa riproporre un modello di “Costituente” analogo a quello di cinque anni fa per mettere insieme istanze sociali e non solo di cui Cuneo ha bisogno.
- La ritiene un’operazione fattibile?
Non sarà facile. Quell’esperienza, che è stata arricchente e interessante per molteplici aspetti, si è frammentata. Il rischio è che ciascuno tenda ora ad assolutizzare la propria posizione. Avvieremo quanto prima un confronto e vedremo come evolverà.





