Ad una persona dotata di buon senso, la pratica dell’utero in affitto e le follie giuridiche ad essa collegate, come la recente sentenza di alcuni giudici di Trento che pretenderebbero di certificare l’esistenza di “due papà” per un bambino, dovrebbero apparire a dir poco criminali.
Ma, purtroppo, assistiamo al riguardo ad una pesantissima mistificazione della realtà che coinvolge in modo organico molte agenzie formative e quasi tutti i grandi mezzi di comunicazione. Tutto pur di negare l’evidenza dei fatti. Ma noi sui fatti ci vogliamo restare!.
L’utero in affitto, strumento principe delle coppie omosessuali per procurarsi un “figlio”, è in realtà una pratica abominevole e vietata dalla legge italiana, perché il bambino diventa una merce e come tale viene ottenuto. Sono infatti sufficienti un paio di minuti per trovare sul web tutte le informazioni utili per “acquistarlo” ed affittare dunque l’utero di una donna alla quale la vita portata in grembo, sarà poi tolta. Inoltre tale “merce” (il bambino) non dovrà essere difettosa, altrimenti i futuri “genitori” insoddisfatti potrebbero anche imporre un aborto selettivo alla donna “affittata”.
Dunque, i soliti “paladini dei diritti” ci spacciano questa barbarie per modernità… vorrebbero persuaderci che tutto ciò sarebbe l’antidoto ad una fantomatica “discriminazione” e ci spiegano pure che sarebbe necessario procedere su questa strada per concedere a tutti il “diritto” ad avere un figlio. Che dicano pure, per noi rimangono e rimarranno sempre degli atti contro l’umanità.
Paola Valvo e Piergiorgio Dellagiulia - Fratelli d’Italia AN - Bra, Cherasco e Roero





