Cuneo e valli - 04 luglio 2017, 11:15

La "lunga odissea" di due nostre lettrici per ottenere il certificato di invalidità e l'assegno di accompagnamento per il papà

Riceviamo e pubblichiamo

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Gentile Direttore,

arrivate finalmente al termine di una lunga odissea, scriviamo per condividere la nostra esperienza con chi sta faticosamente cercando di ottenere la certificazione di invalidità e l’assegno di accompagnamento.

Nostro padre da un anno e mezzo non è più autosufficiente, a causa di numerose patologie degenerative e invalidanti; non cammina più e alterna momenti di lucidità ad altri di assenza.

Abbiamo iniziato le pratiche per ottenere l’assegno di accompagnamento e siamo stati convocati per la visita in medicina legale.

Chi ci è passato sa com’è penoso vedere un anziano confuso e spaesato di fronte a questa commissione, che gli chiede di alzarsi solo per poter constatare che non ce la fa, che gli chiede se ha il pannolone, se “se la fa addosso”, quando basterebbe leggere il referto del medico di base per evitare certe domande…

Eravamo comunque fiduciose che questo percorso, anche se sgradevole per nostro padre, avrebbe portato ad attestare senza alcun dubbio il suo reale stato di bisogno… e invece no.

Dopo parecchio tempo è arrivato l’esito della visita: nostro padre risultava portatore di handicap e invalido al 100%, ma non gli erano stati accordati né l’assegno di accompagnamento né la legge 104 per i familiari.

Poco tempo dopo, visto che la situazione continuava a peggiorare, abbiamo presentato richiesta di aggravamento, accompagnata da una relazione del neurologo.

Il medico legale, dopo una seconda visita, ha accordato la 104, ma non l’assegno di accompagnamento, visto che – parole sue – “ha due figlie che possono seguirlo” e che “esistono casi ben più gravi del 100%”. (Questa informazione sulle percentuali è stata per noi una novità: pur avendo fatto entrambe il Liceo Scientifico, non ne eravamo a conoscenza).

Infine, ci ha dato il “consiglio” di non fare ricorso, perché – a suo dire – la percentuale di invalidità avrebbe anche potuto essere abbassata.

Non l’abbiamo ascoltato, abbiamo fatto ricorso e come previsto l’abbiamo vinto: l’Inps ha riconosciuto a nostro padre l’assegno di accompagnamento con tutti gli arretrati.

Capiamo benissimo che allo Stato mancano i soldi, soprattutto a causa degli abusi che si sono verificati in passato, ed è evidente che le attese, i rifiuti, le domande umilianti, l’atteggiamento ostile e arrogante, sono tutte strategie dettate dall’alto che hanno lo scopo di far desistere la maggior parte delle persone.

Noi siamo andate avanti, convinte che una vita di lavoro e di tasse pagate desse a nostro papà il diritto di avere dallo Stato un contributo per potersi garantire un’assistenza dignitosa.

Vogliamo dire a tutti quelli che sono nella nostra situazione di non arrendersi: resistete ai tempi biblici, alle visite umilianti, alle complicazioni burocratiche e a tutte le altre cose che hanno lo scopo di scoraggiarvi, e riuscirete ad ottenere ciò che vi spetta. Rivolgetevi ai sindacati, che vi daranno un aiuto prezioso per affrontare tutte le insidie di questo percorso a ostacoli.

Cogliamo l’occasione per ringraziare la signora Danila Garelli della UIL, che ha preso a cuore il nostro caso, insieme a molti altri che segue personalmente, con empatia, professionalità e determinazione.

Cordiali saluti

Luisa e Silvia Gastaldelli

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