Il primo appuntamento dell’ autunno politico in Granda sarà il congresso provinciale del Pd.
L’attenzione non è tanto legata all’evento in sé, anche perché gli iscritti al Partito Democratico in Granda sono andati via via riducendosi, quanto alla scadenza elettorale della prossima primavera.
Voci romane indicano il voto tra il 15 marzo e il 30 aprile, ma se – come auspicato dagli ambienti renziani del partito – il governo dovesse dimettersi subito dopo le festività natalizie – il ritorno alle urne potrebbe essere anticipato a febbraio.
Non sarà il congresso provinciale cuneese a definire le candidature alla Camera e al Senato, tuttavia i livelli regionali e nazionali del partito non potranno eludere completamente le indicazioni che arriveranno dalla Granda. La coperta si è fatta corta e se per Palazzo Madama la porta per un cuneese appare strettissima, non è affatto scontata nemmeno la riconferma a Montecitorio per gli attuali inquilini, Chiara Gribaudo e Mino Taricco, entrambi di osservanza renziana.
Molto dipenderà dalla legge elettorale ancora in alto mare, ma in parte (minima) anche dagli equilibri di potere che verranno a determinarsi in sede di congresso provinciale.
A rintuzzare gli animi ci pensa, come sempre, Giancarlo Boselli, che, a ridosso di Ferragosto, dal suo blog LabDem, insinua uno scontro sotterraneo, tutto “renziano”, tra Taricco e Gribaudo per portare un loro uomo (o donna) alla segreteria provinciale in modo da assicurarsi la ricandidatura.
L’inossidabile giamburrasca della sinistra cuneese parte dal presupposto che Emanuele “Momo” Di Caro confermi la sua intenzione di lasciare.
Al grillo parlante di LabDem ora approdato ad Mdp ArtUno, Taricco replica con flemma democristiana.
“Caro Giancarlo – scrive il deputato Dem su Fb - come sanno i tanti amici con cui ho parlato in questi mesi non sono né impegnato nè interessato a posti garantiti. Sono sempre stato eletto dal consenso dei cittadini, che sono coloro cui rispondo, e, se ci saranno le condizioni, quella sarà la strada che potrà, eventualmente, riportarmi in Parlamento”.
Quel che Taricco non dice è che, approfittando della pausa d’agosto, si è portato avanti col lavoro, cercando un ponte con gli orlandiani Massimo Scavino e Patrizia Manassero.
E’ lui infatti che la minoranza del partito individua con interlocutore per capire se esistono le condizioni per una soluzione congressuale unitaria.
La Gribaudo è ancora in vacanza, ma è verosimile che anche l’ex giovane turca, ora promossa nel cerchio magico renziano, abbia anche lei iniziato a tessere la sua tela.
Nomi per il momento non se ne fanno; se qualcuno ne vocifera è per azzoppare il cavallo ad inizio corsa.
Ammesso e non concesso che si trovi chi sia disposto ad accollarsi il ruolo di Cireneo e che Di Caro voglia davvero abbandonare la tolda di comando.
A ben considerare, dopo anni di segreteria che alcuni compagni definiscono “opaca”, l’avvocato braidese ha concluso in bellezza con un risultatone alle amministrative, specie nel capoluogo. Superiore alle aspettative il responso elettorale di Cuneo, cui si aggiunge quello di Savigliano. Ma ancor più ricco il bottino ottenuto al tavolo delle trattative con Federico Borgna, dove il Pd ha strappato vicesindaco e presidente del Consiglio comunale.
Se Momo Di Caro manifestasse la volontà di restare in sella, nessuno probabilmente avrebbe da eccepire. E’ però ragionevole ritenere che – alla stregua dei pugili vincitori – decida di chiamarsi fuori, in attesa di qualche eventuale riconoscimento che il partito vorrà attribuirgli.





