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Cuneo e valli | 22 ottobre 2017, 16:05

Cappone di Morozzo e Bala d'asu. Ecco cosa ne pensa il veterinario

Un evento volto a promuovere le tipicità enogastronomiche piemontesi come sinonimo di qualità, salute e sicurezza

Cappone di Morozzo e Bala d'asu. Ecco cosa ne pensa il veterinario

Cuneo e il Piemonte in tavola tra qualità e sicurezza grazie anche al ruolo dei veterinari: l'evento 'Il Veterinario nel piatto' organizzato dall’Ordine dei Medici Veterinari della provincia di Cuneo, la Federazione Medici Veterinari del Nord Ovest e la Fnovi (Federazione Nazionale Ordini Medici Veterinari Italiani) e svoltosi presso il salone d’Onore del comune di Cuneo, si è incaricato di illustrare il ruolo della categoria nella valorizzazione delle produzioni tipiche locali.

"Il medico veterinario - ha spiegato Emilio Bosio, presidente dell'ordine provinciale di Cuneo - svolge una funzione di primo piano soprattutto nell'attività di controllo della filiera attraverso cui le produzioni arrivano sulle tavole, assicurando la gestione dei processi produttivi, dell'iter normativo e quella igienico-sanitaria, in aggiunta alle prassi cliniche condotte nei diversi tipi di allevamento. Questo percorso aiuta pertanto notevolmente la crescita di un prodotto e conseguentemente la sua presenza all'interno di un mercato". Proprio a testimoniare il valore sinergico tra il mondo veterinario e quello produttivo, le varie tipicità, nel corso dell'iniziativa, sono state presentate dagli esponenti di entrambe le categorie.

Eccoli, allora, i magnifici cinque che hanno caratterizzato la serata.

Il Cappone di Morozzo, un esempio illustre della tradizione: l’unica razza di elezione per la sua produzione è la cosiddetta “nostrana – biotipo scuro di Cuneo”, rispetto alla quale i veterinari hanno spiegato l'organizzazione e la dimensione della stessa filiera; la trota fario, affumicata e venduta a filetti, allevata da una azienda locale a conduzione familiare; quindi la razza bovina piemontese, nell’ambito della quale oltre ottanta allevatori si sono riuniti in associazione e per la quale è stato redatto un apposito disciplinare che ne regolamenta l'allevamento gli aspetti dell’alimentazione attraverso un'agricoltura sostenibile priva di additivi chimici. Proprio grazie al disciplinare la razza piemontese può inoltre vantare proprietà organolettiche di livello superiore;

la “balo d'asu”, un insaccato a base di carne d'asino contenuto nella trippa di vitello, rappresenta un caso specifico, di come il ruolo del veterinario sia particolarmente utile nell'accompagnare anche le produzioni di nicchia e quantitativamente più marginali; infine la Robiola di Roccaverano, formaggio che secondo il proprio disciplinare può essere prodotto dal 50 al 100 per cento con latte di capra integrabile con latte vaccino o ovino; esso viene prodotto in territori su cui insistono piccoli comuni con una popolazione totale che raggiunge i 12/15 mila abitanti ma dove è radicata la presenza di circa 20 allevamenti.

La prima parte dell'incontro, di carattere più tecnico, è invece stata incentrata sulla figura del “veterinario aziendale” e dalla “ricetta elettronica”, con le relazioni di Silvio Borrello, Direttore generale Sanità animale e Farmaci veterinari del ministero della Salute, del dott. Giacomo Tolasi, componente di FVE/UEVP Medicines working group e del dott. Gaetano Penocchio presidente della Fnovi.

Con l’approvazione, inoltre, della nuova figura del medico veterinario aziendale, si va a completare quella collaborazione ed interazione tra veterinaria pubblica (ministero salute, regioni, asl ed istituti zoo profilattici) e privata utile all’ottenimento di risultati a favore della collettività: una combinazione tra l’efficacia dell’attività del medico veterinario in azienda, dei controlli sanitari e un’appropriata informazione/comunicazione per gestire l’intera materia che è medica.

cs

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