Sig. Direttore
In riferimento al Vostro articolo del 31 ottobre scorso: “Caccia sospesa nelle zone colpite dagli incendi e nelle aree limitrofe”, nel darvi atto che anche i cacciatori leggono Targatocn e grazie a voi hanno appreso subito questa notizia che ha fatto il giro delle app, mi permetta una considerazione che travalica la solita diatriba tra pro e contro, che non mi ha mai appassionato, rispettando, per principio, le idee altrui.
La Regione chiude la caccia in tutta la valle Stura (oltre altre zone) per 1 mese.
Una valle di 60 km in cui gli incendi (finalmente spenti) possono aver colpito l’ 1% dell’intero territorio, in alta valle.
Per esercitare questo diritto il cacciatore versa una spesa base di 653,00 euro (173 euro allo Stato, 100 alla Regione, 180 al Comprensorio e 100 per l’assicurazione e almeno 100 per le specie soggette ai piani di abbattimento ). Poi per cacciare gli ungulati la cifra può far lievitare anche oltre i 1000 euro. Questo unicamente per quanto si riferisce alle spese di esercizio. Un bel giro d’affari!
Ovviamente - sia chiaro - nessuno ci obbliga e siamo noi a fare queste scelte. Però le facciamo in base ad un diritto sancito dalla legge. Ora se su tre mesi potenziali di apertura alla caccia (se poi nevica vi sono altre restrizioni) la Regione ne toglie uno, almeno nella delibera regionale di chiusura dell’attività venatoria, venga previsto l’impegno finanziario per il rimborso d’ufficio di un terzo di quanto si è pagato sia in Regione che in Comprensorio.
Ma evidentemente non si è pensato di restituire quanto ingiustamente incassato e se il cittadino vorrà richiederlo finirà nel tritacarne della burocrazia.
Con ciò mi permetto di evidenziare, al di là spesso della mancanza di buon senso ed anche di scarsa conoscenza dei problemi reali del territorio, quanto coloro che abbiamo eletto a rappresentarci per tutelare i nostri diritti, diventino invece padreterni in difesa di un potere vessatorio.
Fintantoché che non usciremo da questo giro vizioso il distacco tra i cittadini e la politica assumerà aspetti sempre più pericolosi.
Marco Borgogno – Borgo San Dalmazzo