Politica - 19 novembre 2017, 08:00

Il centrosinistra, a Roma come a Cuneo, alla ricerca di una impossibile unità

Sondaggi e proiezioni indicano nel Cuneese uno svantaggio di circa 10 punti percentuali rispetto al centrodestra. Un paradosso per un’area politica che detiene oggi pressoché tutte le posizioni di potere ad ogni livello istituzionale

Piero Fassino

Piero Fassino

Sarà dura, durissima per il centrosinistra fronteggiare l’offensiva di un centrodestra che nel Cuneese viene dato avanti di almeno 10 punti percentuali. Senza contare l’incognita 5 Stelle. Un distacco che appare incolmabile, aggravato dal proliferare delle scissioni a sinistra (l’ultima in ordine di tempo è la “Lista del Popolo- La mossa del cavallo”, lanciata da Antonio Ingroia e Giulietto Chiesa).

Come se non bastasse, anche in Regione Piemonte i rapporti tra lo stato maggiore del Pd e il presidente Sergio Chiamparino, da qualche tempo a questa parte, sembrano essere improntati più alla reciproca sopportazione che non alla fattiva collaborazione. Si coglie, dalle parti del centrosinistra, un’aria da cupio dissolvi che non depone a favore dell’ottimismo quando mancano poco più di tre mesi al voto, la cui data probabile resta domenica 4 marzo 2018.

E pensare che in Provincia di Cuneo quest’area politica, storicamente, non hai avuto così tanto potere: detiene pressoché tutte le posizioni di comando ai vari livelli istituzionali: dal Governo centrale, passando per la Regione e la Provincia (quel che resta), arrivando alle amministrazioni comunali delle maggiori città, le cosiddette “Sette Sorelle”, pur con qualche distinguo civico come nel caso di Mondovì. Ma neppure questa città può più essere ascritta al centrodestra, considerato che il ballottaggio ha visto sconfitta la candidata sindaca che di quell’area era espressione.

Che succede nel Pd? Perché questo partito che pure, a diversità di quasi tutti gli altri, dispone di una discreta struttura organizzativa e di quadri che hanno dimostrato di godere del consenso nelle consultazioni comunali, non riesce a traslare sulle politiche i successi delle amministrative? Sarà pur vero che la paura della crisi e l’insofferenza nei confronti dell’invasione degli immigrati cavalcata dalla Lega concorrono ad alimentare la sfiducia nei confronti di chi oggi ha responsabilità di governo e amministrative, ma bastano queste considerazioni a motivare le difficoltà in cui si dibatte il centrosinistra inteso nella sua più vasta accezione?

Le interminabili dispute partitico/ideologiche, incomprensibili ad un’opinione alle prese con ben altri problemi, suonano come retaggio di un modo di fare politica arcaico, che risulta ai più quasi fastidioso. Inoltre, in qualche caso, l’autoreferenzialità di taluni suoi esponenti locali non contribuisce certo ad implementare il consenso. E’ pensabile un ricompattamento delle innumerevoli sigle della sinistra, per conoscere nel dettaglio le quali occorrerebbe essere uno specialista in bizantinismi?

L’impresa si annuncia titanica e lo sforzo per realizzarla sovrumano. Come se non bastassero i tanti interrogativi sul tappeto, si aggiunge un quesito cruciale: con quale spirito e per quali ragioni chi se n’è andato sbattendo la porta potrebbe tornare indietro a distanza di pochi mesi? Il dissenso, al di là dell’antipatia nei confronti di Matteo Renzi e della sua messa in discussione come leader (nonostante una legittimazione derivata da oltre 2 milioni di voti congressuali), evidenzia divergenze programmatiche che chiamano in causa i capisaldi del Governo Renzi: dal Jobs Act alla “Buona Scuola”. Se Massimo D’Alema e Pierluigi Bersani, al punto in cui sono giunti gli eventi, facessero dietrofront, l’opinione pubblica non capirebbe e si coprirebbero di ridicolo. La ricomposizione, allo stato dell’arte, resta dunque una chimera.

Il rischio per il centrosinistra è di andare incontro ad una sconfitta non tanto per meriti degli avversari (ancora tutti da dimostrare almeno nella provincia Granda) quanto per la rissosità interna e - aspetto ancor più determinante - per aver smarrito per strada, insieme al suo tradizionale elettorato di riferimento, la sua stessa “ragione sociale”. Sarà interessante, a questo proposito, sentire quel che avrà da dire il “pontiere” Piero Fassino, che lunedì 19 novembre sarà a Cuneo per presentare il suo ultimo libro “Pd davvero”. L’appuntamento è per le ore 18 all’Ippogrifo book store di corso Nizza. Dialogherà con lui la deputata cuneese Pd Chiara Gribaudo.

Giampaolo Testa

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