182 milioni di euro nelle Valli Chisone e Germanasca. 270 milioni di euro per l'Alta Val Tanaro, le Valli Mongia, Cevetta, l'Alta Val Bormida e la Langa Cebana. 173 milioni per la Valle Stura. Sono cifre molto importanti quelle individuate da Uncem, con Fondazione Montagne Italia e Caire quali valore dei servizi ecosistemici-ambientali che i territori alpini garantiscono.
L'Unione dei Comuni e degli Enti montani li ha raccolti in uno studio socio-economico approfondito delle tre aree alpine, contenuto nel nuovo volume "Smart & Green Community. Coesione, crescita inclusiva, sostenibilità per i territori" presentato nei giorni scorsi a Torino.
"Per ciascuna area - spiega Giampiero Lupatelli, alla guida della Cooperativa Architetti e Ingegneri di Reggio Emilia - il territorio è finalmente in grado di sapere il valore dei beni ambientali, paesaggistici, naturali e i vantaggi per le comunità, per le collettività: si tratta di decine di milioni di euro, prendendo in considerazione il "capitale naturale", i servizi generati da clima, prevenzione del dissesto, regolazione delle acque, fertilità dei suoli, habitat e biodiversità, estetica, preservazione del suolo. In Italia, il valore dei servizi ecosistemici supera i 90 miliardi di euro, il 5% del Pil. L'analisi Uncem con Fondazione Montagne Italia fa un calcolo per ciascun Comune delle tre aree, evidenziando che, nonostante una precisa legge nazionale in materia, il Paese non ha ancora capito l'importanza di riconoscere questi servizi e anche il mancato avvio di transazioni di mercato né di compensazioni operate dall'economia pubblica e privata. La base di dati è l'elemento centrale per promuovere incontro di domanda e offerta."
Uncem, con Fondazione Montagne Italia, lavora da anni sui servizi ecosistemici-ambientali che hanno nei territori montani un naturale enorme bacino. Questi servizi comprendono ad esempio l'approvvigionamento idrico e la purificazione dell'aria, il riciclo naturale dei rifiuti, la formazione del suolo, la manutenzione dei versanti, l'impollinazione e molti altri meccanismi regolatori naturali. Ma anche fissazione del carbonio delle foreste di proprietà demaniale e collettiva, regimazione delle acque nei bacini montani, salvaguardia della biodiversità e delle qualità paesaggistiche e utilizzazione di proprietà demaniali e collettive per produzioni energetiche. Il Millennium Ecosystem Assessment (MA, Valutazione del Millennio degli Ecosistemi) ha definito i servizi ecosistemici (ecosystem services) come quei “benefici multipli forniti dagli ecosistemi al genere umano".
"L’importanza di effettuare quantificazioni biofisiche e stime monetarie per misurare da un lato i costi ambientali associati allo sfruttamento della biodiversità, dall’altro i benefici ottenuti per il benessere umano - spiega ancora Lupatelli - è stata riconosciuta nell’ambito delle Nazioni Unite, attraverso la definizione degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030."
La remunerazione dei servizi ecosistemici è già prevista dalla legge italiana con l'articolo 70 della 221/2015, il "Collegato ambientale alla legge di stabilità 2016".
"Introdurre dei sistemi di pagamento dei servizi eco-sistemici e ambientali - spiega il presidente nazionale Uncem onorevole Enrico Borghi - significa remunerare economicamente chi, attraverso le proprie attività, contribuisce alla tutela dell'ecosistema o dell'ambiente: ad esempio un imprenditore agricolo, che protegga o tuteli la natura, attraverso interventi di conservazione del territorio, o un Comune, che assegni diritti di proprietà o di sfruttamento di un bene naturalistico di interesse comune portando così alla tutela di quel bene."
Lo Psea prevede una remunerazione di una quota di valore aggiunto derivante, secondo meccanismi di carattere negoziale, dalla trasformazione dei servizi eco-sistemici e ambientali in prodotti di mercato, nella logica della transazione diretta tra consumatore e produttore. "I dati proposti da Uncem Piemonte, con Caire e Fondazione Montagne Italia - aggiunge Borghi - confermano che non solo l’ambiente non è un freno per lo sviluppo, ma al contrario che è il motore del nuovo sviluppo ad alto valore aggiunto e sostenibile in relazione con il contesto. I nostri territori, queste tre zone alpine indagate, sono gli avamposti del nuovo modello di Green Economy, capaci di attivare 'Green community' e 'Oil free zone' come previste dal Collegato Ambientale. Abbiamo molti passi in avanti da fare, ma il calcolo, la presa di coscienza dell'importanza degli Psea è il primo passo per dargli valore e anche mercato. I territori devono essere messi nelle condizioni, da parte della politica e delle istituzioni, di poter valorizzare il loro capitale naturale, in un rinnovato rapporto tra aree montane e aree urbane."





