C'erano anche tanti insegnanti Diplomati Magistrali della provincia Granda ieri, mercoledì 27 dicembre a Torino davanti all'Ufficio Scolastico Regionale, a prendere parte alla manifestazione di protesta contro la recente decisione del Consiglio di Stato di non considerare più abilitante all'insegnamento il diploma Magistrale.
Le insegnanti, un paio di centinaia circa, sono state ricevute dall'ispettrice Micheletti proprio nella mattinata di ieri, dopo aver bloccato per alcuni minuti un controviale di corso Vittorio Emanuele II. All'incontro erano presenti anche i rappresentanti di Cub e Cobas Torino.
Diverse le richieste presentate dagli insegnanti, tra cui ovviamente la conferma in ruolo di chi già possiede un contratto a tempo indeterminato e la garanzia che i docenti impegnati nell'anno di prova mantenangano il ruolo alla sua conclusione. E' stato anche sottolineato come nel 2016 lo Stato abbia attinto dalle GaE il 100% dei posti da attribuire al ruolo anziché il normale 50% per evitare sanzioni europee e dimostrare il proprio contributo alla lotta al precariato: secondo gli insegnanti diplomati, quindi, ciascuno di loro è stato usato come tappabuchi e ora rischia seriamente di essere considerato inutile.
Di seguito pubblichiamo un comunicato del Gruppo Diplomati Magistrale Piemonte, scritto proprio a seguito dell'incontro di ieri:
"La giustizia in Italia non è uguale per tutti.
Dopo l'emissione di ben 100 cautelari favorevoli e 7 sentenze di merito positivo il Consiglio di Stato ha ribaltato la propria linea esecutiva utilizzata fino a tre settimane fa per l'inserimento in GaE (graduatoria dalla quale si accede al ruolo) di altri Diplomati Magistrali adducendo, come motivazione, la tardiva impugnazione dell'atto lesivo del nostro diritto di essere in GaE, motivazione che egli stesso, con una sentenza del 2015, aveva confutato e superato.
Il diploma magistrale però, conseguito entro l'anno 2001-2002, ha a tutti gli effetti valore legale e abilitante per l'insegnamento. Così facendo, allineandosi con il Miur, il Consiglio di Stato si rende complice del più grande licenziamento di massa di noi Diplomati Magistrali, la maggior parte con tanto di laurea appesa alla parete e che, con passione e devozione, per decenni ha sorretto la scuola pubblica italiana.
Molti insegnanti, dopo 10-15 anni di precariato, hanno superato brillantemente un duro anno di prova firmando un contratto a tempo indeterminato che, grazie a questa decisione, ora vale meno della carta straccia. Tanti altri, invece, sono stati costretti a lasciare un posto sicuro nella scuola paritaria per evitare di essere depennati dalla graduatoria. E ora? Come contentino ci permettono di terminare l'anno scolastico. Poi, dal 1° luglio, tutti a casa.
La sentenza non solo ribalta in maniera inspiegabile tutti i giudizi precedenti, ma crea una disparità di trattamento tra i Diplomati Magistrali che hanno ottenuto il ruolo definitivo e coloro che se lo vedono strappare via, costretti a ritornare precari. La normativa europea sostiene la stabilizzazione dei precari con più di 36 mesi di servizio ma questo il Partito Democratico lo ha sempre ignorato e ha partorito la tanto discussa Legge 107, nata perchè l'Italia fu minacciata di essere sanzionata per eccesso di reiterazioni dei contratti a termine annuali (circa 190 mila) e, anziché stabilizzare i Diplomati Magistrali, ha stabilizzato tutti tranne coloro che ne avevano diritto (normativa europea 70/1999): con la Buona Scuola sono stati assunti docenti che non hanno mai messo piede in una classe.
Noi, migliaia di veterani magistrali che per decenni siamo stati usati e sfruttati ma che comunque abbiamo sempre tenuto in piedi la scuola pubblica, ricorreremo ai risarcimenti per la mancata stabilizzazione che la stessa Europa ha imposto o meglio, dataci da un Consiglio di Stato che si è poi rimangiato la parola obbligandoci adesso a ricorrere all'appello in Cassazione e alla CEDU (Corte Europea per i Diritti dell'Uomo).
Grazie,
il Gruppo Diplomati Magistrali Piemonte"
La mobilitazione dei docenti, però, non si ferma certo alla manifestazione di ieri. Attraverso una gran quantità di gruppi social, infatti, l'attenzione sembra rimanere altissima: l'8 gennaio prossimo, inoltre, le sigle sindcali di categoria hanno predisposto una giornata di sciopero e manifestazione a Roma.





