Era il 16 luglio del 1983 quando suor Elvira Petrozzi fondò sulla collina di Saluzzo, nella villa concessa dal Comune, la Comunità Cenacolo per recuperare giovani con problemi di dipendenza da droga e alcool.
Sono passati 35 anni. Il compleanno è stato festeggiato da oltre 15 mila persone con la "Festa della Vita 2018" che si è conclusa domenica nel villaggio della Pace intorno alla Casa madre, nel clima di gioiosa partecipazione che, da sempre, caratterizza l’evento.
Giovani, famiglie, religiosi, amici delle 70 fraternità e missioni sparse nel mondo, arrivati da Croazia, Polonia, Bosnia, Slovacchia, da Spagna, Francia, dal Perù, come dal Quebec, dal Paraguay, dall’Argentina, dagli Stati Uniti e da Singapore. Più di tre mila persone ogni giorno hanno partecipato a incontri, rosari, preghiere, testimonianze, assistito al nuovo grande musical “Seguimi”, titolo che è stato il tema dell’edizione 2018, per la prima volta in scena venerdì e sabato, apprezzato per l’alto livello professionale.
Il programma, che ha visto grandi ospiti religiosi, si è chiuso con la Messa solenne celebrata dal vescovo di Saluzzo monsignor Cristiano Bodo. Una messa con il toccante momento centrale dell’ordinazione presbiterale di Marco Lattarulo della Comunità. 15 anni fa, da Biella arrivò qui in via San Lorenzo. Ricorda ancora le parole di suor Elvira che lo accolse con un piccolo schiaffetto sulla guancia e con l’esortazione “Forza Marco. Ce la farai”.
La religiosa, assente anche quest’anno per ragioni di salute, ha seguito via streaming il programma delle 4 giornate dalla sua residenza di Pagno, dove ha accolto il cardinale albanese Ernest Simoni, testimone vivente della persecuzione del regime di Enver Hoxha, uscito dal carcere nel 1990, dopo 27 anni di lavori forzati.
Nelle giornate precedenti un video proiettato ai presenti ha raccontato la storia di Rita Agnese Petrozzi, suor Elvira “la suora dei drogati”, nata a Sora (FR) il 21 gennaio 1937 e della storia del suo Cenacolo fondato seguendo “un fuoco, una forte spinta interiore" a dedicarsi ai giovani sbandati, persi, smarriti. Fino alla vita di madre Elvira oggi, raccontata in ritratti delicati di famiglia, più fragile per gli anni e la malattia, ma tenacemente immutata con la medesima forza nello sguardo e nel sorriso. Un giacimento di energia negli occhi che brillano quando incrocia gli altri sguardi.
A lei, nelle testimonianze di chi è entrato alla casa madre, è andato il grazie commovente per la capacità e l’autorevolezza di essersi fatta ascoltare, per le frasi che sono rimaste scolpite nell’animo, diventate il giro di boa di tante giovani esistenze. Si veniva su a piedi (era d’obbligo allora) 25, 30 anni fa alla Comunità di Saluzzo, dove c’era una suora che li poteva aiutare.
Tutti i momenti del programma hanno avuto la traduzione simultanea in sette lingue, compresa la diretta streaming. Centinaia i volontari e amici delle fraternità impegnati nei vari servizi del villaggio e nella regolamentazione del traffico sulla collina.
“Ringraziamo il Coordinamento provinciale della Protezione civile, le Forze dell’Ordine e tutta la grande rete dei volontari che hanno garantito sicurezza e serenità all’evento – Matteo Corradino a nome dello staff organizzativo – ringraziamo i residenti della collina per la disponibilità e la partecipazione. Il risultato della Festa della vita, in grado di gestire, in questo luogo, una così alta affluenza di persone, dipende dalla partecipazione di tanti. Riesce solo grazie a tanti pezzetti di disponibilità".











