La violenza sulle donne è stato il tema centrale della giornata di domenica 25 novembre anche nella città di Mondovì, dove l'associazione "MondoDìDonna" ha accolto la regista Francesca Rosati Freeman, che ha presentato il suo film "Nu-Guo. Nel nome della madre", girato nel 2013 assieme al giornalista-reporter Pio D'Emilia.
La pellicola è dedicata alla popolazione dei Moso, una minoranza etnica cinese dalla struttura socio-familiare di tipo matriarcale: una popolazione di circa 40mila persone guidata dalle donne e impegnata nel perseguire ideali di non violenza e armonia con la natura.
Abbiamo incontrato la regista a margine dell'evento per un'intervista sulla violenza sulle donne.
Dottoressa Rosati Freeman, quante sono le donne in Italia che hanno paura di denunciare atti di violenza perpetrati nei loro confronti? E come convincerle a farlo?
"Non ci sono statistiche sull'assenza di denuncia da parte delle donne che subiscono violenza ma sicuramente sono più di quanto si possa immaginare. La violenza non è solo fisica, ma anche psicologica, che è quella più subdola che ti colpisce e ferisce anche se non ti lascia lividi apparenti. Convincere una donna a denunciare la violenza subita è convincerla a fare un atto rivoluzionario rispetto al passato quando le donne subivano e restavano zitte. Denunciare gli atti di violenza potrebbe far avanzare la causa delle donne ma è difficile convincere una donna che sa che spesso da vittima la fanno sentire colpevole. Bisognerà dirle di agganciarsi a un centro antiviolenza per sentirsi aiutata nel suo percorso e sostenuta moralmente oltre che giuridicamente. Se la donna si sente supportata, forse si convincerà a denunciare la violenza subita".
Quali sono le contromisure più utili, secondo la sua personale esperienza, per provare ad arginare il fenomeno?
"Per arginare il fenomeno bisognerebbe cambiare il paradigma della nostra società. Il nostro nemico non è l'uomo, ma i valori maschilisti che veicola la nostra società: fondamentale, in tal senso l'educazione in famiglia (oltre che a scuola) verso nuovi valori, come il rispetto dell'altro, la condivisione, la cura, un'educazione non sessista per gettare le basi di una società senza conflitti di genere. Occorrerebbe inserire a scuola lo studio della preistoria, mostrando come società pacifiche esistessero prima dei guerrieri greci e romani".
Rispetto agli altri Paesi d'Europa e del mondo, quale posizione occupa l'Italia in tema di supporto alle donne vittime di violenza?
RISPONDE MARIA CRISTINA GASCO (consigliere comunale di Mondovì): "L'Italia purtroppo è fanalino di coda. I numeri di posti letto in casa rifugio sono appena 680, mentre in base agli standard previsti dalla convenzione di Istanbul dovrebbero essere 6067. Sul territorio di Mondovì abbiamo "L'Orecchio di Venere" che ospita le donne in difficoltà, ma comunque i posti letto sono ancora pochi e bisognerebbe aumentarli".
Il Suo documentario "Nu-Guo", realizzato insieme a Pio D'Emilia, quale tipologia di donna tratteggia?
"La tipologia di società di cui parlo nella mia ricerca che riporto sia nel mio libro che nel documentario è una società senza violenza, dove le donne sono valorizzate e, pur rivestendo il ruolo di guida della famiglia, non discriminano l'altro sesso, non lo opprimono e non lo reprimono e ricevono fin dalla più tenera età un'educazione non di genere che evita poi il conflitto. La libertà sessuale al femminile e il concetto di non possesso della persona amata, oltre che la pratica del consenso, gettano le premesse di una società senza violenza, anche perché gli uomini praticano gli stessi valori delle donne, che sono centrati sul principio materno, senza per questo rischiare di perdere la loro virilità. Gli uomini in generale non riconoscono nella donna e nella natura la loro origine, ma la considerano come loro proprietà. Questo nelle società occidentali è la causa prima della violenza, mentre la società Moso venera la natura e la rispetta come rispetta le donne. Questa popolazione non ha mai perso il contatto con la natura e riconnetterci ad essa è importante per rimatrizzare la realtà e stabilire un equilibrio fra maschile e femminile".
Quali sono i suoi impegni futuri a sostegno dei diritti delle donne?
"Sono molto impegnata con presentazioni e proiezioni in cui cerco di trasferire il messaggio di non violenza della società dei Moso e i valori su cui si fonda. Il mio obiettivo è quello di valorizzare il femminile e fare accrescere l'autostima delle donne, non perché dominino sugli uomini, ma perché acquistino sempre più autonomia. Vorrei anche andare a visitare altre società matriarcali che veicolino gli stessi valori della società Moso di cui mi occupo già da 15 anni e continuare a realizzare dei video, devo solo trovare il tempo".





