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Ambiente e Natura | 30 novembre 2019, 21:43

A Roccavione una serata informativa contro il biodigestore di Borgo San Dalmazzo

La sindaca Avena: “Dove fare questa tipologia di impianti si decide in Regione e non a Borgo San Dalmazzo”. La parlamentare Gribaudo: “Sono contraria a questo impianto perché, secondo il parere della Provincia e dell'ARPA, c'è il serio rischio di danno ambientale”

A Roccavione una serata informativa contro il biodigestore di Borgo San Dalmazzo

 

Tutti contrari al biodigestore di Borgo San Dalmazzo. È stato un incontro ordinato quello organizzato ieri sera (venerdì 29 novembre) a Roccavione dalla sindaca Germana Avena. Oltre 45 persone intervenute, tutte della stessa idea. Con una serie di interventi sono stati sviscerate le problematiche relative alla realizzazione di un impianto da loro considerato impattante per gli abitanti del comune di Borgo San Dalmazzo e territori limitrofi.

Presenti la deputata Chiara Gribaudo, l'ex assessore regionale ed ex sindaco di Cuneo Alberto Valmaggia e alcuni sindaci e amministratori della zona.

Come deciso nell'ultima assemblea dei soci, il CDA dell'ACSR è passato da 1 persona a 5. “I costi sono così raddoppiati – ha commentato la sindaca Avena -: da 25.00 euro a 50.000. Inoltre non viene data la rappresentanza ai 54 comuni aderenti ma solo 2 a Cuneo, 1 a Borgo, 1 a Boves e 1 a Dronero”. E ancora sui costi: “ACSR ha un bilancio di 6.500.000 euro, con ben 1.500.000 euro di stipendi amministrativi per 19 persone, il doppio delle altre discariche provinciali. Come si giustifica?”

Altre criticità sottolineate dalla prima cittadina di Roccavione: “Dove fare questa tipologia di impianti si decide in Regione e non a Borgo San Dalmazzo. Cosa rende negli impianti è il mais, quello che abbiamo a Borgo non ha resa, dovrà essere integrato. Il compost non è venduto, perché noi a Borgo lo regaliamo, e si quantifica in 5.000 tonnellate”.

I dubbi della sindaca Avena sono relativi anche alla quantità di organico utile al funzionamento del biodigestore anaerobico.

L'impianto dovrà passare dalla gestione di 10.500 tonnellate annue di rifiuto organico differenziato e 7.600 di sfalci del verde a, rispettivamente, 35mila e 10mila tonnellate per assicurare una produzione di biometano di 2.200 tonnellate annue.

“Tutto quello che arriva da fuori ACSR non può superare il 20% della cifra del bilancio e dunque potrà arrivare al massimo a 23mila tonnellate (tra organico e sfalci verdi) – ha spiegato Avena -. Siamo lontani dalle 45mila tonnellate necessarie per il suo funzionamento. Questa roba non sta in piedi economicamente”.

Per accedere agli incentivi l'impianto dovrebbe essere avviato il 1° gennaio 2023. “Se non si rispetta questa data, non si prendono gli incentivi – ha sottolineato Avena -. E in 2 anni non fai un investimento pubblico che deve essere ancora approvato”.

Come scritto sul nostro giornale, lo studio di fattibilità ha avuto una battuta d'arresto con l'assoggettamento alla V.I.A. da parte dell'organo tecnico provinciale. “I tempi si allungheranno ma il progetto passerà sicuramente perché richiesto da enti pubblici – ha concluso Avena -. Se fosse richiesto da un privato non passerebbe di certo”.

Importante l'intervento dell'imprenditore Enrico Marchetti che ha realizzato un biodigestore simile ma di ridotte dimensioni nel Torinese : “Sono soddisfatto del mio impianto, ma da come parti a come arrivi, alla fine i costi lievitano in modo impressionante per autorizzazioni che ti portano a fare continui interventi. Insomma, i costi non sono quelli del 'businness plan'. Occorre sempre mettere mano al portafoglio perché se cambia la normativa devi adeguare l'impianto”.

L'ex assessore regionale Valmaggia ha precisato cosa ha fatto la Regione in questi anni: “Il piano rifiuti prevede tutte le azioni da fare per evitare di portare tanti rifiuti in discarica. La Regione dice di iniziare a lavorare in ottica provinciale e la Regione valuterà la parte impiantistica e il coordinamento. I territori provinciali si devono organizzare: il nostro consorzio deve dialogare con gli altri della nostra provincia”.

Critica anche la parlamentare Chiara Gribaudo: “La disponibilità di Borgo era stata manifestata in in un convegno. Sono contraria a questo impianto perché, secondo il parere della Provincia e dell'ARPA, c'è il serio rischio di danno ambientale. Questo non è necessario e se proprio dovesse servire alla provincia di Cuneo, lo si farebbe sicuramente non a Borgo San Dalmazzo.
Mi dispiace poi che la scorsa settimana i 5 nuovi amministratori insediati nel CDA siano stati retribuiti e remunerati”.


Contrari anche il presidente di Pro Natura Cuneo Domenico Sanino che, insieme a Legambiente, aveva già presentato osservazioni alla Provincia. Il medico Franco Dini è poi intervenuto sull'impatto che si avrà sull'aria, sull'acqua e del suolo.

Il borgarino Mario Parola, editore della “Piazza di Borgo” critica la scelta e si rammarica che si siano pochi sindaci presenti: “Ricordo poi le promesse fatte da Beretta in campagna elettorale dove a Borgo Nuovo aveva detto che avrebbe ridotto odori e problemi dei rifiuti”.

Il sindaco Dalmasso di Vernante: “Ho votato a favore dei 5 amministratori, però li voglio preparati, Serve maggiore comunicazione con i cittadini. Ho molte perplessità e non sono favorevole alla realizzazione dell'impianto. Una riunione così dovrebbe essere fatta in tutti e 54 i comuni aderenti”.

Per il comune di Robilante c'era il vice sindaco Emiliano Vallauri: “I sindaci che sono contro alla realizzazione del biodigestore devono dirlo chiaramente, altrimenti la rassegnazione è veramente pericolosa”.

A fine riunione è emersa la volontà di costituire a Borgo San Dalmazzo un comitato di quartiere contro il biodigestore.

redazione

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