Cuneo e valli - 28 aprile 2020, 18:21

La salute val pure una messa

Riceviamo e pubblichiamo

La salute val pure una messa

L’Italia della concordia, delle bandiere e dei canti sui balconi, quella già pronta a santificare il lavoro dei medici ed infermieri, quella che si prostrava sgomenta e affranta alla vista delle colonne militari chiamate a portare nei crematoi i morti della bergamasca, pare essersi già in gran parte liquefatta e dispersa alla presa d’atto delle decisioni annunciate dal Presidente del Consiglio Conte per l’avvio della così detta fase due nella lotta alla pandemia.

A partire dalla CEI, la conferenza episcopale italiana, la totalità dei politici della destra con la Meloni e Salvini in testa ben supportati nell’occasione anche da non pochi esponenti di primo piano che sostengono il Governo ad iniziare da Renzi, le associazioni professionali degli esercenti esclusi dalla riapertura del quattro Maggio, tutti orgogliosamente uniti a gridare allo scandalo, alla ottusità e codardia di Conte e del suo Governo colpevoli di aver tenuto eccessivamente conto delle indicazioni della medicina, dei comitati tecnici scientifici che, al liberi tutti, hanno fortemente e giustamente consigliato la gradualità nella riapertura delle attività produttive e nel ritorno alla normalità sociale.

Il nuovo DPCM che normerà l’avvio della così detta fase due contiene certamente dei limiti e delle carenze che andranno recuperate in itinere, soprattutto a mio modesto avviso per ciò che riguarda le rigide e anacronistiche causali individuate per le quali è concesso alle persone spostarsi. E’ del tutto evidente però che l’intero impianto è stato costruito per permettere l’avvio delle attività considerate prioritarie per garantire il graduale ritorno alla normalità del Paese con particolare attenzione per quelle più esposte alla concorrenza, cercando di contenere il “rischio” di una ripartenza dei contagi, che pure ci sarà ed i dati che in queste ore giungono dalla Germania ne sono la conferma, in un limite sostenibile e soprattutto gestibile dalle strutture sanitarie.

Barbieri, pettinatrici, estetiste, bar e ristoranti, negozi di prossimità e tante altre attività dovranno ancora per un periodo sottostare ai pesanti vincoli del lockdown e questo sarà certamente un ulteriore pesante onere al quale bisognerà dare le adeguate e tempestive risposte.

Ma chi oggi sceglie di utilizzare per tornaconto e visibilità politica l’ansia e la paura delle persone per il loro futuro e lo fa in modo così vergognosamente strumentale e meschino, non solo produce un danno forse irreparabile per la salvaguardia futura della coesione nel nostro Paese, ma insulta l’intera comunità di uomini e donne che a cominciare dal fronte degli ospedali e delle RSA da mesi combattono e si sacrificano per contrastare l’epidemia senza chiedersi quale sarà il loro tornaconto.

Papa Francesco in queste ore ricorda che ci vuole “prudenza e obbedienza” per le decisioni che assume chi ha tale responsabilità. Probabilmente molto più di tanti altri, certamente molto di più degli stessi componenti della Conferenza Episcopale Italiana, è consapevole che in un contesto così delicato il primato della salute, anche per un cattolico praticante, vale senz’altro più di una messa.

Mario Cravero

Sinistra Italiana Cuneo


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