Attualità - 01 ottobre 2020, 08:46

Arriva il nuovo Messale Romano: novità nella Messa dal ‘Padre Nostro’ al ‘Gloria’

In vigore dal 29 novembre per le Diocesi piemontesi e obbligatorio in tutta Italia dal 4 aprile 2021, domenica di Pasqua

Arriva il nuovo Messale Romano: novità nella Messa dal ‘Padre Nostro’ al ‘Gloria’

Arriva il nuovo Messale Romano. La prima copia è stata presentata il 28 agosto a papa Francesco dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, che ha ricordato l’impegno di tanti nel migliorare il testo sotto il profilo teologico, pastorale e stilistico. Dal Santo Padre un grazie per il dono ricevuto, sottolineando l’importanza del lavoro svolto e la continuità nell’applicazione del Concilio.

Nelle parole di Bassetti, il Messale “Non è soltanto uno strumento liturgico, ma un riferimento puntuale e normativo che custodisce la ricchezza della tradizione vivente della Chiesa, il suo desiderio di entrare nel mistero pasquale, di attuarlo nella celebrazione e di tradurlo nella vita”. Aggiungendo: “La riconsegna del Messale diventa così un’occasione preziosa di formazione per tutti i battezzati, invitati a riscoprire la grazia e la forza del celebrare, il suo linguaggio - fatto di gesti e parole - e il suo essere nutrimento per una piena conversione del cuore”.

Ricordiamo che l’utilizzo del Messale Romano in italiano è obbligatorio dal 10 giugno del 1973 e rappresenta la testimonianza concreta della preghiera della comunità cristiana. L’approvazione della nuova e terza edizione italiana del Messale Romano, avvenuta nel novembre del 2018, da parte di papa Francesco è giunta dopo il parere favorevole della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

La celebrazione della Messa sarà dunque caratterizzata da alcune novità che per alcuni studiosi riguardano una questione filologica nel senso che molte delle variazioni testuali all’interno del nuovo Messale corrispondono a nuove traduzioni prodotte dal lavoro di studio della storia della tradizione del testo e della sua traduzione a partire dall’originale greco.

Ma le novità della traduzione finiscono proprio per rinnovare dei passi della liturgia a cui ognuno di noi è abituato fin da bambino. L’obiettivo della revisione appare quello di tradurre in modo più fedele l’originale in italiano insieme con quello, dal punto di vista ermeneutico, di applicare una più efficace corrispondenza tra l’originale greco ed il comune sentire ecclesiale. Da tale lavoro la preghiera risulta trasformata nel suo linguaggio tradizionale con la ridefinizione di alcuni dei suoi passaggi fondamentali.

Ecco che all’interno del ‘Padre Nostro’, per esempio, al posto del “Non ci indurre in tentazione” ci sarà “Non abbandonarci alla tentazione” e all’espressione “Come noi li rimettiamo” si aggiungerà la parola ‘anche’ con la frase “Come anche noi li rimettiamo”. Per quanto riguarda invece l’inizio del ‘Gloria’ a prendere il posto della frase “Pace in terra agli uomini di buona volontà” giunge la nuova versione “Pace in terra agli uomini, amati dal Signore”.

Se da un lato è vero che spesso tradizione e innovazione si contrappongono, le due realtà si integrano e non possono stare l’una senza l’altra, perché come ha affermato papa Benedetto XVI, “La tradizione non è trasmissione di cose o di parole, una collezione di cose morte. La Tradizione è il fiume vivo che ci collega alle origini, il fiume vivo nel quale sempre le origini sono presenti. Il grande fiume che ci conduce al porto dell’eternità”.

Per arrivare a queste nuove formulazioni delle preghiere, la Chiesa ha dovuto seguire un iter iniziato nel 2004, durante il quale i testi sono stati elaborati per essere migliorati ed adeguati in senso teologico e pastorale. Tempo addietro avevamo chiesto a don Giorgio Garrone, parroco delle chiese braidesi di Sant’Andrea e Sant’Antonino di spiegarci il senso di queste modifiche.

“Nell’espressione che chiude il Padre Nostro, ‘E non ci indurre in tentazione’, sembra che sia Dio a spingere l’uomo alla tentazione. Ciò è legato al fatto che la traduzione italiana, in realtà, ha un significato diverso da quello latino e greco. A mio parere, anche la nuova traduzione non è così fedele al testo originario ed esprime un concetto che mi lascia un po’ perplesso. Si dice ‘Non abbandonarci alla tentazione’, ma può il Padre abbandonarci? Il Padre non abbandona nessuno. E, allo stesso tempo, questa tentazione è fuori dal controllo di Dio? Quindi, personalmente, è una soluzione che non soddisfa pienamente, ma obbedisco. Non mi piaceva nemmeno la formula ‘Non ci indurre in tentazione’. Ci abitueremo a questa preghiera nuova, faremo un po’ di fatica e servirà un’attenta catechesi, perché le due versioni portano a fare delle riflessioni. Hanno scelto i vescovi e noi obbediamo”.

Don Giorgio ha ancora spiegato che non è stato il Papa a modificare il ‘Padre Nostro’, ma che Bergoglio ha recepito quello che gli studiosi avevano già segnalato e che l’ultima traduzione ufficiale della Bibbia riporta. “Il problema è che tradurre è sempre un po’ tradire. È vero che la versione della Bibbia del 2008 comprendeva il ‘Non abbandonarci’ e per questo motivo nelle nostre chiese cittadine pregavamo già il Padre Nostro in questo modo, ma non tutti gli studiosi sono d’accordo. Anzi, c’è stata una grossissima discussione, ancora in atto, perché qualcuno sostiene che non sia una buona traduzione. Il Papa, mi sembra in una catechesi, ha detto che gli piaceva di più ‘Non abbandonarci’. Non voglio correggere il Santo Padre, però la lingua spagnola è diversa da quella italiana. Comunque, a mio parere, tutto ciò non ha influenzato i vescovi. Ogni Conferenza Episcopale è libera di scegliere come tradurre il testo. Il Pontefice ha dato piena libertà, poi si è andati al voto e la maggioranza ha vinto”.

Aggiornare ed approfondire il linguaggio senza snaturare il messaggio originario, questo l’imperativo della Chiesa, valido anche per la preghiera del Gloria. “Questa è una gran bella notizia. La condivido proprio pienamente. Non so come fosse negli inni antichi il testo originale. Però il senso è bellissimo, perché se dico ‘Pace in terra agli uomini di buona volontà’, faccio già una selezione. Invece, se dico ‘Pace in terra agli uomini amati dal Signore’, vuol dire che ci siamo tutti dentro”.

Sulla novità introdotta nella preghiera del ‘Padre Nostro’, si è espresso anche don Paolo Tomatis, direttore dell’Ufficio Liturgico diocesano e docente della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale - Sez. Parallela di Torino: “L’espressione ‘Non abbandonarci alla tentazione’, in questo senso, non soddisfa ancora tutti, dal momento che può lasciare intendere che Dio possa e voglia fare una cosa simile: Dio non abbandona mai i suoi figli. Ma se ragionassimo così su tutte le preghiere, non pregheremmo più! Non chiederemmo più nulla: né che il ‘Signore sia con noi’, perché è sempre con noi; né che il Signore ci ascolti, perché Egli ci ascolta sempre; né che Egli venga nell’Eucaristia, perché Egli è già in mezzo a noi: nell’Eucaristia già presente nel tabernacolo, nei fratelli, nel povero. Nella supplica ‘Non abbandonarci’, noi chiediamo che ci stia a fianco sempre, quando siamo nella tentazione e quando stiamo per entrarvi”.

Una preghiera rinnovata alla luce della tradizione, ma più consapevole viene fuori da questa rivisitazione, che produce davvero una profonda novità in grado di coinvolgere l’intera comunità dei fedeli e non solo quella ecclesiastica. Ragion per cui dovremo abituarci alle nuove formule se non vorremo farci trovare impreparati di fronte alla recita delle preghiere che abbiamo appreso a catechismo.

Il Messale diventerà obbligatorio dalla prossima domenica di Pasqua, il 4 aprile 2021. I Vescovi di Piemonte e Valle d’Aosta, dopo sei mesi di sospensione degli incontri in presenza a causa dell’emergenza sanitaria, si sono ritrovati a Pianezza il 15 settembre scorso e hanno stabilito che, per le loro Diocesi, l’uso della terza edizione del Messale Romano entri in vigore la prima domenica di avvento il 29 novembre 2020.

La Diocesi di Torino comunica che il nuovo Messale sarà consegnato ad ogni parrocchia come dono personale di monsignor Cesare Nosiglia e si potrà ritirare in Curia. Inoltre, sabato 3 ottobre, dalle 9.30 alle 12.30, presso il centro congresso del Santo Volto di Torino (via Borgaro, 1), è in programma il convegno di presentazione della terza edizione del Messale Romano a cura della Conferenza Episcopale Piemonte e Valle d’Aosta.

Sarà garantita la diretta streaming sulla pagina Facebook della Diocesi di Torino e sarà possibile reperire la registrazione del convegno sul sito della Diocesi e sul canale youtube dell’Ufficio Liturgico. Per le domande in diretta scrivere al numero Whatsapp 011/5156406. Per ulteriori informazioni: Ufficio Liturgico Diocesano di Torino, tel. 011/5156408, email liturgico@diocesi.torino.it



Silvia Gullino

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