Il Comune si farà carico della gestione della tomba di Amleto Bertoni, illustre concittadino, considerato il padre dell’artigianato contemporaneo saluzzese.
Scadono le concessioni di molti loculi e tombe di famiglia nel cimitero di Saluzzo, tra cui quella in cui è sepolto dal 1967 accanto alla moglie Maria, informa il vicesindaco con delega ai cimiteri Franco Demaria.
Bertoni non aveva eredi diretti e, come già è stato fatto in passato per due personaggi illustri: il professor Domenico Chiattone e don Soleri, l’Amministrazione, come debito di riconoscenza propone il rinnovo (non oneroso) della concessione per altri 99 anni.
Il progetto è stato illustrato da Demaria nella Commissione Bilancio di giovedì scorso. Si voterà la delibera nel Consiglio comunale di domani sera ( mercoledì 11 novembre).
"L’ Amleto" come veniva chiamato dai saluzzesi, era romagnolo, di Faenza (classe 1875 ) e arrivò a Saluzzo, con il padre Vincenzo maestro sarto dell’esercito Garibaldino, dopo essere stato a Parigi per perfezionarsi nella sartoria “alata” e dove, vivendo presso uno zio scultore, cominciò ad occuparsi di restauri d’arte ed appassionarsi all’arte antiquaria. Un mestiere che iniziò a far correre in parallelo nel negozio paterno e che fu determinante per la sua vita e per Saluzzo.
"E’ stato una figura molto importante per la città, lasciando una traccia inconfondibile nel tessuto sociale e culturale, come imprenditore, educatore e mecenate - sottolinea Enrico Falda, presidente del Consiglio, già presidente della Fondazione Bertoni, che istituita nel 1999, ne raccoglie l’eredità morale.
Negli anni Trenta creò un’azienda artigiana, la Casa d’Arte in via Griselda, specializzata nel restauro del manufatto antico e nella riproduzione del mobile in stile, formando generazioni di esperti artigiani, ebanisti, intarsiatori, laccatori. doratori e tappezzieri.
Fu inoltre una figura determinante, ricorda ancora Falda, per l’organizzazione della prima manifestazione ufficiale di Arte Antica e di Artigianato Artistico di Saluzzo, alla cui solenne inaugurazione il 4 settembre 1927, partecipò il Principe di Piemonte Umberto di Savoia.
Alla sua morte Bertonì lasciò al Comune, 150 milioni di vecchie lire con la disposizione che si creasse un istituto professionale per la formazione di mobilieri e meccanici. Una somma che venne poi utilizzata nella creazione della "Sala d'Arte del legno e del ferro battuto" che per anni ospitò le mostre di Antiquariato e Artigianato.
Lasciò anche al Comune i mobili della sua abitazione di via Griselda che sono ora esposti in un piccolo museo dedicato nelle prime due sale espositive della Fondazione che porta il suo nome (come anche l’istituto d’arte Bertoni) - nella ex Caserma Musso.





