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Attualità | 27 novembre 2020, 10:32

Il procuratore aggiunto Gabriella Viglione: "Il maggior numero dei procedimenti, a Cuneo, riguarda la violenza sulle donne. E' un fenomeno grave e persistente"

La Procura di Cuneo è schierata in prima linea e vicino alle donne vittime di violenza. Impennata di segnalazioni durante i mesi estivi, frutto di episodi accaduti nei mesi di lockdown. Molte realtà di violenza sono emerse durante la DAD. Un alunno ha detto alle insegnanti: "Il mio papà picchia la mamma"

Il procuratore aggiunto Gabriella Viglione: "Il maggior numero dei procedimenti, a Cuneo, riguarda la violenza sulle donne. E' un fenomeno grave e persistente"

Femminicidio. Violenza di genere. Violenza contro le donne. Termini abituali e ridondanti che almeno una volta al giorno e mai come in questo periodo Covid-19, si insidiano in modo invadente e perentorio nella nostra routine: alcuni vengono letti sui titoli di giornali, altri sentiti come concetti in serie e spersonalizzati o, ancora, pronunciati distrattamente da uno speaker radiofonico. Nel peggiore dei casi, vengono dati in pasto agli opinionisti di un salottino televisivo di serie D.

Siamo nel 2020 e tutto intorno a noi, individui compresi, subiscono e sono stimolati da una costante evoluzione: concetto tanto famoso quanto decantato dai Signori sociologi e antropologi. La nostra è, o almeno così dovrebbe essere, una societá al passo con i tempi e non solo dal punto di vista tecnologico. Eppure, ancora oggi, la donna rischia di essere relegata e ridotta ai minimi termini nel suo contesto sociale.

Il 25 novembre ci ricorda che ogni giorno il colore rosso, purtroppo, è protagonista.

Spostando il focus sul nostro territorio e provando a toccare con mano quelli che sono i rimedi legislativi apportati, la Procura di Cuneo è impegnata in prima linea con il suo gruppo specialistico.

Molto positivo e collaborativo il rapporto tra la giusitizia cuneese e gli enti territoriali volti alla sensibilizzazione e alla tutela delle vittime.

Il procuratore aggiunto Gabriella Viglione è coordinatrice del gruppo specialistico, tutto al femminile, composto dai p.m. Marinella Pittaluga, Carla Longo e Francesca Lombardi.

“La violenza contro le donne è un fenomeno trasversale che crea il maggior numero di procedimenti. Il gruppo, ogni mese, raccoglie casi il cui numero è maggiore alla somma di quelli dei gruppi specialistici. Il problema non è solo di tipo numerico. Lo è anche l’intervento, che deve essere immediato, efficace e soprattutto deve tutelare la persona. Le disposizioni date alla polizia giudiziaria e l’introduzione della Legge antiviolenza del Codice Rosso aiutano in questo senso. Spesso le dichiarazione delle parti offese, le donne, vengono ritirate. Quando c’è un rapporto affettivo e l’uomo ha espiato la pena è capitato che la vittima ricominciasse la relazione con il suo aguzzino. Il fenomeno è grave e persistente. Influisce molto la subalternità delle donne: spesso non si sentono libere di disporre di loro stesse, per paura. Il processo è un grande tormento per la donna. L’uomo può intraprendere un percorso di “rieducazione” presso enti specialistici. In sede processuale lo si propone e all’interno del procedimento questo influisce positivamente. La legge lo prevede. Ma pochi sono i casi in cui il soggetto acconsente a sottoporsi a questo percorso. Dopo l’espiazione della pena da parte dell’uomo è prassi avvisare la parte offesa. La Procura di Cuneo avvisa anche la Polizia Giudiziaria, in modo da incentivarne il controllo”, spiega la dottoressa Viglione.

I numeri parlano chiaro: secondo i dati raccolti negli ultimi anni dal Centro Antiviolenza dell’area cuneese, l’occupazione lavorativa risulta essere lo strumento più efficace dell’emancipazione femminile. Nel 78% dei casi accolti, l’elemento che differenzia la riuscita di un progetto dal suo fallimento è nell’avere/reperire un’attività lavorativa che sia stabile per la donna.

A marzo 2020 è stata imposta la prima quarantena forzata per preservare lo stato di salute. Ma c’è un rovescio della medaglia: molte donne sono state costrette in casa con i propri aguzzini. “Nei mesi di marzo e aprile abbiamo ricevuto poche segnalazioni, anche perché le Procure erano chiuse. Ma nei mesi di giugno e luglio le acquisizioni di notizia di reato hanno subito un aumento. Sicuramente la convivenza forzata ha influito molto sull’accrescimento del fenomeno. Per quanto attiene alla DAD, spesso, quando si svolgevano le lezioni, in presenza abbiamo ricevuto le segnalazioni dalle maestre o dagli insegnanti. I bambini candidamente si confidano con loro. C’è stato il caso di un piccolo alunno che, durante una lezione, è scoppiato a piangere perché senza papà. In quell’occasione, una bambina ha innocentemente confessato che il suo papà picchia la mamma. La violenza sulle donne è un fenomeno legato alla cultura e all’educazione. È su questi punti che è necessario insistere”.

CharB.

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