Se da un lato non si abbassa la guardia e non si esclude una ripresa dei contagi come effetto della riapertura delle scuole superiori, qui in Piemonte ripartite lo scorso 18 gennaio al 50%, i numeri delle ultime settimane, in costante calo sul fronte dei ricoveri ospedalieri, stanno riportando l'attività ospedaliera ad una lenta e graduale normalità.
Anche al Santa Croce e Carle di Cuneo. A partire dall'attività delle sale chirurgiche. A novembre era scesa al 30%, garantita solo per le prestazioni urgenti e oncologiche. In questo momento è attorno al 70. Sono infatti ripresi gli interventi a minore complessità sanitaria. Tradotto, quelli che non comportano ore e ore di attività ma quelli che, salvo complicazioni, si chiudono in poco tempo e che sono, comunque, la maggior parte.
Certo, ci vorrà del tempo prima di tornare ai numeri pre-Covid, con circa 2500 interventi al mese tra i due ospedali del capoluogo. Ma la volontà è di tornare il più in fretta possibile a regime, pandemia permettendo.
Drasticamente diminuiti anche i ricoveri di pazienti Covid. Gli accessi con necessità di ricovero al pronto Soccorso, se nel mese di novembre erano in media di 20 al giorno, nel mese di gennaio sono scesi a due o tre. Da molte settimane non vengono utilizzate le due tende allestite dall'Esercito, necessarie per dare un posto letto ai pazienti nelle settimane di enorme pressione a cui è stato sottoposto il reparto di emergenza del Santa Croce.
Stanno riaprendo anche alcune agende per le visite mediche in ospedale. Non più solo le Urgenti e le ricette con codice B (Breve, da fare entro 10 giorni), ma anche le D (Differita, che non ha bisogno di una diagnosi rapida) e le P (quelle programmate, normalmente per i malati cronici, che effettuano i controlli annuali).
"Sono fiducioso sull'andamento dei contagi - commenta il dottor Giuseppe Lauria, direttore del Pronto Soccorso di Cuneo - ma nessuno può sapere se ci sarà una terza ondata. E' necessario vaccinare a tappeto, questo è un momento epocale e come tale va trattato. Ci sono dei rallentamenti, purtroppo. Evidenzio però due aspetti positivi: le influenze stagionali non ci sono state e mi sento di dire che il rischio è stato superato, visto che andiamo verso la primavera. Era il nostro grande timore, la somma dell'emergenza Covid e dei ricoveri per le patologie invernali, che ogni anno mettono sotto pressione l'ospedale. C'è anche un altro aspetto: sono diminuiti gli accessi non appropriati, l'emergenza Covid ha portato ad un utilizzo più consapevole del Pronto Soccorso".
Gli ospedali, dunque, respirano. A novembre 2/3 dei posti letto dell'ospedale di Cuneo erano per i pazienti Covid. Un lavoro immane per tutto il personale e per chi ha dovuto riorganizzare i reparti. Da 180, in queste ultime settimane, i posti a disposizione sono scesi a 60. Così come sono solo 5 quelli destinati alla terapia intensiva Covid e 8 quelli di semintensiva.
La situazione vale anche per gli ospedali di Savigliano, Saluzzo, Mondovì e Ceva, con sempre meno posti letto occupati da pazienti Covid e la graduale riapertura delle attività.
Proprio a Savigliano, oggi, si sta procedendo con la sanificazione di uno dei due piani (il quarto e il quinto) destinati solo ai pazienti affetti da Coronavirus. Stessa cosa per i posti letto in terapia intensiva. Ne restano solo quattro, gli altri saranno sanificati e a disposizione per altre necessità.
Ovviamente tutto è organizzato per essere rapidamente riconvertito, in caso di necessità. Ma c'è, finalmente, dopo mesi davvero bui, soprattutto quello di novembre 2020, un filo di speranza. Legato soprattutto alle vaccinazioni, viste come l'unica reale possibilità di uscire dalla pandemia.





