2,74 metri quadri: è questo lo spazio rimasto alla Merlo SpA, nell’ambito dello stabilimento di San Defendente di Cervasca, da sfruttare per il suo ampliamento. La reale necessità dell’azienda si attesterebbe, invece, su circa 100 mila.
A presentare le istanze del colosso cuneese al consiglio comunale di Cervasca, ieri sera (lunedì 4 ottobre), sono stati Paolo Merlo e suo padre il cavalier Amilcare. E la situazione, stando alle loro parole, non potrebbe essere più chiara di così: gli indici di copertura dell’area cervaschese sono stati completamenti coperti dallo sviluppo dell’azienda nel corso del tempo, non c’è più spazio per espandersi e costruire macchine e strutture, e questo significa blocco della crescita. Una parola che non può essere compresa nel vocabolario di un’azienda che debba raffrontarsi con il resto del mondo.
“Abbiamo filiali in tutto il mondo ma il centro della produzione è qui, a Cervasca – ha stabilito Paolo Merlo - . C’è bisogno dello spazio per poter espandere l'azienda: immaginare di ricavarlo lontano da qui è uno sforzo che vorremmo evitare il più possibile”.
Se una parte dello spazio richiesto è già oggetto di una variante parziale al PRG – di prossima discussione in consiglio comunale - che assegnerebbe alla Merlo circa 8.000 metri quadri di spazio da poter utilizzare per la realizzazione di un capannone (previa approvazione della variante stessa, già dal 2022), vero cuore della questione è l’area di 66.000 metri quadri adiacente allo stabilimento in direzione Bernezzo, di proprietà di due soggetti privati. Con cui negli ultimi decenni è stato impossibile trovare un accordo.
Ecco allora che l’azienda ha deciso di rivolgersi al Comune cercando un mediatore. Chiedendosi che cosa possa fare l’ente per venire incontro alle sue esigenze.
- LE IPOTESI DEL COMUNE
Al netto della variante parziale al PRG già citata, il Comune di Cervasca sembra avere due strade: un altro tipo di variante, strutturale o generale, oppure un Piano di Insediamento Produttivo.
Con le prime due soluzioni si mette mano direttamente – considerando aree specifiche o tutto l’insieme – al PRG del territorio, considerando sempre la legge nazionale sul consumo del suolo che pone il limite urbanistico del 3% e del 6% degli spazi compresi, e l’adeguamento del PRG al Piano Paesaggistico regionale vigente (eventualità dal costo non indifferente). Le tempistiche andrebbero dai tre ai cinque anni.
Il Piano di Insediamento Produttivo, invece, permette al comune di perimetrare un’area per realizzare un insediamento produttivo, creare uno studio ben definito e poi sottoporlo ai proprietari che, nel giro di alcuni giorni, devono decidere se realizzarlo oppure no. Nel secondo caso, il Comune passa all’esproprio, diventando proprietario dei terreni e mettendo la realizzazione del progetto a disposizione della comunità. Una soluzione che vede nel costo economico il proprio maggior limite: per i 66.000 metri quadri in questione servirebbe oltre un milione di euro, una potenza di fuoco non disponibile. E che, quindi, imporrebbe come strada più sensata l’acquisizione in step differenti previo accordo con la proprietà stessa.
- “QUESTA E' LA REALTA’: CERCHIAMO UNA STRADA COMUNE”
L'obiettivo dell’azienda è quindi evitare il più possibile di dover identificare una nuova area in cui operare la crescita richiesta dal mercato. Un’esigenza già vissuta dieci anni fa, dalla Merlo, e che ha portato all’insediamento dell’azienda nell’area di San Rocco di Bernezzo.
“Non stiamo minacciando o attaccando nessuno, né il Comune né la proprietà, ma è una nostra esigenza reale – ha detto Paolo Merlo - . Da qualche parte dobbiamo costruire ed espanderci ed è giusto mettere sul campo tutte le carte nella ricerca di una strada comune e condivisa. In certe parti del mondo i terreni vengono regalati alle aziende, si creano le condizioni per poter realizzare sviluppo del territorio, mentre noi invece ci troviamo nella posizione di voler assumere e produrre sempre di più ma di trovarci a farlo con grande fatica”.
“Per noi questa è una necessità indispensabile – ha aggiunto il cavalier Amilcare Merlo - . Abbiamo ordini per arrivare ben oltre la fine dell’anno, e questo significa che il mercato ci ha accettati, ma ci rifiuterà con estrema rapidità se non diamo una risposta in tempi molto stretti. Nell’attesa di quei terreni stiamo perdendo competitività, dobbiamo organizzarci in maniera diversa e ci serve dello spazio per farlo e mantenere intatti i posti di lavoro”.
“Siamo molto attaccati al territorio e non siamo abituati a prendere in giro la gente che lo abita: ringraziamo il Comune che, fino ad oggi, ci ha dato un supporto meraviglioso ma non possiamo più aspettare – ha concluso il cavaliere - . Cuneo sta perdendo parecchio come occupazione e senso della comunità e credo debba fare molta attenzione nel crearsi degli obiettivi occupazionali. Il futuro dei nostri nipoti non è monetizzabile; creare un polo industriale non è un bene unicamente per Merlo ma per l’intera comunità. Un vantaggio a gettata lunghissima, che si potrà valutare solo tra decine di anni”.
La conclusione dell’incontro è stata affidata al sindaco Enzo Garnerone, che ha ringraziato i vertici dell’azienda intervenuti sottolineando come, inevitabilmente, lo sviluppo del territorio dipenda anche dallo sviluppo della Merlo SpA: “Al centro, nella nostra ottica, deve esserci il discorso occupazionale – ha detto - . Dopo questo incontro aperto all’intero consiglio sarà il consesso a determinare le mosse del Comune, un percorso condiviso. Siamo consapevoli del fatto che si debba prendere una decisione al più presto, e un accordo con i privati velocizzerebbe indubbiamente tutta la questione”.