Attualità - 23 febbraio 2022, 07:29

Il vento di guerra soffia in Ucraina e il poeta braidese Bernardo Negro mette in versi un inno di pace

Nella sua poesia “La guerra” parla di un dramma già visto tante volte e cita l’esule istriana Luciana Rizzotti

Il poeta Bernardo Negro insieme all’esule istriana Luciana Rizzotti

Il poeta Bernardo Negro insieme all’esule istriana Luciana Rizzotti

Iliade, Odissea e persino la Bibbia. Si sa, di guerre e battaglie si è scritto molto. Colpa anche dell’umanità che di conflitti bellici è piena. Ma, proprio perché di guerre si parla, più si scrive meglio è. E non per incitare allo scontro, ma per ricordare, tramandare, spiegare a chi non c’è stato quanto è accaduto, a chi non l’ha vissuto quanto può essere profondo l’orrore, quanto forte l’assurdità.
Tutto vale anche oggi. Anzi, soprattutto oggi, nel momento in cui il vento di guerra ha iniziato a soffiare in Ucraina in una data che è già storia: 21 febbraio 2022.
Fra gli appelli ed i richiami alla pace, il poeta braidese Bernardo Negro ci propone una poesia che riesce a farci immedesimare nella partitura di una tragedia che non conosce né età, né confini.
E cita la concittadina braidese, ma di origine istriana, Luciana Rizzotti, che ha vissuto sulla sua pelle il dramma dei profughi e dell’esilio.
Ecco la poesia
 

La guerra

Puntano le armi sul cuore del pensiero
ed i cingolati sferragliano sui ricordi.
Ieri Putin ha parlato al mondo, voce spenta
e un rovello che forse turba anche il rimorso
suo o di chi ascolta col bottone premuto
su un temuto sfacelo. Fugge la gente del Don
e non ha la “rosa dei venti” sulla miseria
di un pane raffermo o su mozziconi di case,
ferite sulla Storia che ci geme, ravvicinata.
Ieri la TV alternava registrazioni a “dirette”,
quasi se un timer suggerisse l’orrore. Abbiamo
fatti tardi e già era spento il riscaldamento
nella quiete assorta delle case, nel silenzio
che sembra vela la sera feriale. Amadeus ci
mostrava gli ignoti e ancora Putin parlava
di Imperi allargati da una rivalsa, già assimilata
dall’indifferenza del mondo. Lo ascoltammo
e dalla piazza, piena d’ombre invisibili a Bra,
pensammo a quelle d’Europa, piazze d’armi
dove anche il tavolo della parola è tarlato
e non resta che un’attesa, non più finzione
scontata, ma battere di tamburi
nell’eco disfatta del cuore. Ricordai
il manifesto “Taci il nemico ti ascolta” e l’Umpa
in notti che somigliano a questa. Ieri è stata giornata di vento,
ma quello della guerra rovesciava l’impeto della minaccia,
la sete di tutti i poteri che ci affannano.
Penso a Luciana Rizzotti, esule Istriana a Bra,
e alle sue lacrime trattenute dalla ciglia.
Poi si è spenta la luce. “E per le bollette”, dicesti,
ma forse ero io con le mani sull’interruttore.
Sapevo quanto mi costasse
il sonno e stamane come sa di sconfitta
il risveglio. Al “Bar” ho visto i giornali,
ma nessuno parla con questa Juve che perde
e la prima pagina che ruba tempo agli occhi.

Silvia Gullino

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