Rinegoziazione e ristrutturazione dei mutui a 25 anni con garanzia gratuita Ismea, credito di imposta del 20% per la riduzione del costo del gasolio per agricoltura e pesca, 35 milioni alle filiere in crisi destinati al Fondo per lo sviluppo e il sostegno delle imprese e via libera a fertilizzanti naturali come il digestato prodotto negli allevamenti per far fronte alla carenza di quelli chimici. Sono le misure del Piano anticrisi della mobilitazione di Coldiretti, contenute nel provvedimento varato dal Governo per affrontare l’emergenza del settore agricolo con i bilanci in crisi con 8 miliardi di costi aggiuntivi tra mangimi, concimi, energia.
Dall’inizio del conflitto si è verificato un balzo medio di almeno 1/3 dei costi di produzione dell’agricoltura a causa degli effetti diretti e indiretti delle quotazioni energetiche con valori record per alcuni prodotti: dal +170% dei concimi al +80% dell’energia e al +50% dei mangimi, che stanno duramente colpendo le aziende costrette a vendere sotto i costi di produzione. Le misure varate – rileva Coldiretti Cuneo – servono a garantire la sopravvivenza delle aziende con la liquidità, la riduzione dei costi energetici ma anche con aiuti diretti per le filiere più in sofferenza senza dimenticare la necessità di affrontare le difficoltà determinate dalla carenza del 40% dei fertilizzanti necessari per garantire la produttività dei terreni. Il via libera al digestato rappresenta un’opportunità fondamentale che valorizza la capacità del settore agricolo di produrre energia con il biometano agricolo, il cui processo alimentato da scarti e rifiuti delle filiere agroalimentari mette a disposizioni preziosi materiali fertilizzanti.
“In una situazione in cui un’azienda agricola su tre (32%) è costretta a rinunciare alle semine, le misure adottate – evidenzia Roberto Moncalvo, Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo – sono importanti per invertire la rotta e non far chiudere le aziende agricole e gli allevamenti sopravvissuti, ma occorre programmare il futuro con la possibilità concessa dall’Unione europea di utilizzare i 3.500 ettari di terreni a riposo della Granda per le prossime semine primaverili e aumentare la produzione per rispondere all’invito dei capi di Stato a difendere la sovranità alimentare e rendere l’Italia e l’Europa più autosufficiente dal punto di vista degli approvvigionamenti di cibo, in un momento di grandi turbolenze, garantendo sempre elevanti standard di sicurezza alimentare. Per questo occorre investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità ed affrontare i cambiamenti climatici”.
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