Mentre in Regione si discute su emendamenti e proposte di modifica, le riflessioni in merito al disegno di legge "Allontanamento zero" è ritornato sui banchi dei consigli comunali della Granda.
Cuneo e Bra - entrambi con posizioni nettamente contrarie - hanno già discusso i propri ordini del giorno, presentati rispettivamente da PD, Cuneo Solidale Democratica, Crescere Insieme e gruppo misto di maggioranza e dalla giunta stessa. Se ne è parlato anche ad Alba in commissione consiliare e se ne discuterà in consiglio comunale la prossima settimana, a seguito di un ordine del giorno presentato dal gruppo di opposizione Uniti per Alba (contrario al disegno di legge).
Le specifiche del disegno di legge
Il dl si propone di ridurre al minimo o azzerare gli allontanamenti di minori dalle famiglie, lavorando sul nucleo familiare originario a livello principalmente economico tramite i Programmi Educativi Familiari dei servizi sociali: spostando sulle famiglie più risorse economiche, si potrebbe ridurre la media regionale di 3,9 per mille allontanamenti (più alta di quella nazionale di 2,7 per mille).
Nella sua prima stesura il dl prevedeva a partire dal 2020 un sussidio alle famiglie con una quota non inferiore al 40% delle risorse del sistema integrato dei servizi sociali regionali e delle politiche familiari. Inoltre, impostava la valutazione multidisciplinare della situazione di disagio familiare e del minore, con l'accordanza di un ruolo di maggior rilievo a sostegno del nucleo da parte di psicologi e psicoterapeuti; dispondeva, infine, la costituzione di un osservatorio sull'allontanamento dei minori, con il compito di monitorare la casistica, le attività e le prestazioni sociali e sanitarie.
Si tratta di una proposta in cui sia il presidente Alberto Cirio che l'assessore alle politiche sociali Chiara Caucino hanno creduto fortemente sin dalla presentazione nel 2019.
"Crediamo fortemente nella famiglia e nella necessità di tutelarla - aveva affermato Cirio all'epoca, poco dopo i fatti relativi allo scandalo di Bibbiano - . E non lo diciamo sull'onda dei recenti fatti di cronaca, che hanno fatto gettare sui servizi sociali un'ombra che non meritano. Quando abbiamo istituito uno specifico assessorato dedicato ai bambini lo abbiamo fatto pensando non solo un gesto simbolico, ma a uno strumento utile per mettere in campo delle politiche mirate dedicate ai minori. Noi vogliamo semplificare e ridurre il numero di leggi presenti in Piemonte, ma le poche che faremo avranno un merito e un valore importante, come in questo caso".
"Questo provvedimento, che porto nel cuore da molto tempo, ha come finalità esclusiva la tutela dell’interesse del minore a crescere nell’ambito della propria famiglia, rimuovendo ogni ostacolo di natura economica, sociale e psicologica - ha aggiunto Caucino - . Oltre il 60% degli allontanamenti parrebbe superabile con adeguati interventi di sostegno. L’inserimento dei minori in strutture semiresidenziali e residenziali dovrà avvenire in via residuale ed eccezionale".
"Non esistono allontanamenti facili. Ultima spiaggia di percorsi complessi"
"Al centro della proposta della Regione c’è il concetto di famiglia, sul quale gli enti chiamati a esprimersi caso per caso dovranno ragionare al meglio" ha detto l'assessore albese Elisa Boschiazzo nella commissione consiliare. Non schierandosi, quindi, contro il disegno di legge come invece hanno fatto le 'colleghe' Patrizia Manassero e Lucilla Ciravegna.
"Se politicamente c'è una contrapposizione forte su questa idea di legge con la giunta regionale è chiaro per tutti che la situazione ideale per i bambini è quella di rimanere nella propria famiglia - ha detto Manassero - . Avendo sentito più volte l'assessore Caucino sull'argomento mi viene da dire che anche lei sia d'accordo sui casi più estremi di allontanamento. Ma nelle fasce intermedie, però, c'è spazio per diversi punti di vista".
"Riteniamo sbagliato il messaggio trapelato della demonizzazione degli assistenti sociali e dell'istituto dell'affido. I primi svolgono il proprio ruolo ma non sono mai i soggetti che assumono direttamente queste decisioni, mentre il secondo è fondamentalmente un atto di generosità - prosegue l'assessore e vicesindaco cuneese - . Lo scandalo di Bibbiano ha gettato ombre sul mondo dell'affidamento ma l'alternativa per alcuni di questi ragazzi è l'istituzionalizzazione: quando necessario si devono poter trovare situazioni idonee al mantenimento della salute emotiva e fisica dei bambini, anche estreme".
"Come ANCI stiamo lavorando con il gruppo di lavoro regionale sulle proposte di emendamento, realizzando un ragionamento sulle eventuali azioni di prevenzione rispetto alle famiglie a rischio fragilità, che però hanno e avranno risultati definibilisoltanto nel lungo periodo e con l'infusione di grandi risorse, umane ed economiche. Necessario, anche, potenziare la rete dei servizi e del personale" conclude Manassero.
Di parere simile anche l'assessore Ciravegna che, con la giunta braidese, ha chiesto la sospensione e la rinuncia dell'ipotesi di decreto. "Siamo molto perplessi - ha detto - . I presupposti ci sembrano sbagliati e la prospettiva potenzialmente rischiosa; non esistono allontanamenti 'facili' o fatti a cuor leggero, ma solo a seguito di un percorso di cui sono ultima spiaggia assoluta".
"Le valutazioni sui dati a livello regionale e di bacino non vedono dei numeri così significativi sugli allontanamenti, certo non tali da giustificare una presa di posizione di questo tipo - prosegue Ciravegna - . Gli 11 comuni del braidese rientranti nel consorzio vedono 818 minori seguiti e presi in carico nel 2021, di cui circa il 3% risultano essere allontanati e inseriti in progetti di residenzialità o oggetto di affido: ci sono una decina di minori ospitati in strutture residenziali e una trentina allontanati dal nucleo familiare di origine, di cui 15 inseriti nella rete parentale. E ci risulta difficile pensare che gli altri comuni piemontesi abbiano una situazione così diversa".
"Il problema, in una famiglia, non è mai economico e comunque l'allontamento per motivi soltanto economici è già bandito dalla legge - conclude l'assessore - . Se vogliamo intervenire dobbiamo migliorare e potenziare il numero di operatrici e operatori capaci di intervenire a favore delle famiglie, magari realizzando una dotazione specifica nel bilancio regionale, senza togliere legittimità al servizio fatto sul territorio e scoraggiando le famiglie affidatarie a intraprendere questo percorso per pure ragioni economiche".