Attualità - 29 giugno 2022, 18:13

Superbonus del 110: sta per esplodere la bolla dell'edilizia?

Ben 33mila imprese artigiane in Italia rischiano di fallire. Le banche avrebbero esaurito i plafond e starebbero comunicando ai clienti di non poter più sottoscrivere nuovi contratti di cessione dei bonus. Il consiglio di Bertolotti, presidente dell’Area Edilizia di Confartigianato Cuneo: "Prima di iniziare un cantiere occorre avere la copertura finanziaria. Senza quella non si deve neanche partire”

Immagine di repertorio

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Cantieri fermi, con ponteggi e gru che non si muovono da mesi. Magazzini edili che stanno sollecitando il pagamento a delle imprese che non hanno soldi. O meglio non hanno liquidità, quella vera, ma di contro hanno tanti crediti nei cassetti fiscali che non riescono più a cedere a nessuno perchè le banche “hanno chiuso i rubinetti”.

Ecco gli effetti negativi del Superbonus 110%: una misura di incentivazione del Governo Conte, introdotta dal decreto-legge “Rilancio” del 19 maggio 2020, che puntava a rendere più efficienti e più sicure le abitazioni attraverso un meccanismo che prevedeva la possibilità di effettuare i lavori a costo zero.

Un affare goloso, forse troppo. Che ha portato alla nascita di nuove imprese edili e alla corsa alla cantierizzazione, tanto che si è assistito ad una fase in cui era difficile trovare il materiale per allestire un ponteggio e alla carenza di professionisti di settore. Con un conseguente aumento delle materie prime.

Incentivi che, di fatto, hanno drogato il mercato dell'edilizia. Un settore che oggi si trova in affanno con ben 33mila imprese a livello nazionale che rischiano di fallire perchè hanno troppi crediti: parliamo di benefici fiscali da cedere ma che nessuno si vuole accollare.

Sulla vicenda ha deciso di intervenire anche il Codacons, presentando un esposto a 104 Procure, ad Abi, Bankitalia e alla Presidenza del Consiglio dei ministri, a tutela di committenti, imprese e lavoratori.

Le banche più importanti – e figurarsi le piccole – avrebbero esaurito i plafond e starebbero comunicando ai clienti di non poter più sottoscrivere nuovi contratti di cessione dei bonus – scrive il Codacons nell’esposto – Il rischio maggiore è che le imprese edili chiamate ad effettuare il cosiddetto “sconto in fattura” potrebbero non riuscire più a cedere i crediti fiscali acquisiti, soprattutto nel caso di lavori di una certa entità. Riuscire a finire gli interventi già cominciati è di importanza prioritaria, non solo per i cittadini che devono pagare opere che rischiano di rimanere incompiute, ma anche per le aziende edili coinvolte. La maggior parte delle banche e delle compagnie assicurative hanno infatti sospeso il servizio e quelle che al momento accettano nuove pratiche hanno rivisto al rialzo le trattenute applicate ai clienti. Ben 33mila imprese artigiane rischiano quindi di fallire a causa di tale situazione e più di 150mila lavoratori potrebbero perdere il posto”.

Una situazione che per molti era prevedibile e che è stata sottovalutata. Inoltre ci sono state una serie di manovre correttive in corso d'opera che hanno generato confusione e creato molte zone d'ombra in cui si sono inevitabilmente insinuati “esperti della truffa”. Eclatante il caso della maxi truffa da oltre 770 milioni di euro legata al bonus in Campania per lavori mai eseguiti su edifici inesistenti.

Ecco perchè il Governo Draghi avrebbe stretto le maglie a questa tipologia di incentivi e starebbe ragionando su uno stop definitivo alla proroga.

Proprio ieri sul tema era arrivata una nota di Confartigianato Imprese Cuneo che denunciava la situazione, paradossale, delle migliaia di imprese di costruzione che rischiano la chiusura a causa dei “troppi crediti” dopo aver effettuato lavori nell’ambito delle riqualificazioni del patrimonio immobiliare.

Le imprese artigiane sono a tappo e senza liquidi e devono anche gestire cantieri con prezzi dei materiali alle stelle - commenta Giuseppe Trossarello, rappresentante provinciale degli Edili di Confartigianato Cuneo –. Siamo all’ultimo capitolo di una storia infinita che da novembre 2021 ha visto il Governo intervenire ben 7 volte con modifiche normative sul meccanismo della cessione dei crediti. Siamo di fronte a un sistema che non funziona. La maggior parte delle persone pensava di fare i lavori gratis, ha ceduto il credito alle imprese che adesso non riescono a fare i lavori. Arriveremo alla fine con un'economia che sulla carta ha fatto partire tanti cantieri, ma con 33mila imprese in meno a pagare le tasse. E poi, parliamoci chiaro, l'artigiano non può mettersi anche a fare il broker per andare a cercare dove vendere meglio il suo credito. Le imprese artigiane devono fare le imprese e non le banche. Insomma, una legge malgestita che invece di portare benefici, rischia di far chiudere le imprese”

Dello stesso avviso Pietro Marco Bertolotti, presidente dell’Area Edilizia di Confartigianato Cuneo che invita gli artigiani alla prudenza: “La situazione è preoccupante. Il consiglio, da adesso in avanti, è quello di fare attenzione. Prima di iniziare un cantiere occorre verificare tempi e modalità e soprattutto avere la copertura finanziaria. Senza quella non si deve neanche partire”.

Bertolotti teme anche gli effetti sul lungo termine: “L'unico vero problema è che questa richiesta di tanto materiale ha fatto schizzare letteralmente i prezzi. Finita la parentisi superbonus, un privato che dovrà ristrutturare casa, come farà con l'aumento materiali? Il Governo doveva, tramite l'Anti-trust, verificare questi aumenti spoporzionati. C'è stata speculazione. E purtroppo non si torna indietro”.

La mia speranza è che queste 33mila imprese che oggi si trovano in affanno possano essere presto reimpiegate negli appalti del lavori legati al Pnrr. Tuttavia dobbiamo anche renderci conto che la metà di queste sono nate un anno fa per il superbonus e che con il superbonus moriranno. Sono nate con niente e nel giro di due anni muoiono con niente. Purtroppo è un sistema all'italiana”, conclude Bertolotti.

Una situazione denunciata anche dal settore Ance di Confindustria che verrà analizzato nell'assemblea provinciale di domani, giovedì 30 giugno. “Un disagio determinato dall'aver messo in discussione l'impostazione operativa in corso d'opera – commenta il presidente Ance Cuneo Gabriele Gazzano -. Ci sono imprese del nostro comparto, e ben più del 50%, che sono soggette a questo fenomeno. Aver bloccato un metodo di lavoro con certe regole e messo in discussione in corsa, le obbliga a forzature senza precedenti con la prospettiva di lasciare gente a casa e di chiudere. Se manca la parte finanziaria manca tutto”.

Cristina Mazzariello

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