Svezia e Finlandia hanno presentato la domanda di adesione all’Alleanza Atlantica e ora sono in attesa che la pratica venga portata a termine il prima possibile.
Non si tratta di un procedimento automatico, un percorso liscio e rapido per ripararsi sotto “l’ombrello nucleare” statunitense. Alcuni Paesi membri si sono sbrigati a ratificare l’approvazione (l’Italia non ha aspettato che le Camere venissero rinnovate dalle imminenti elezioni), altri invece seguono i loro tempi e le loro esigenze.
La Turchia, ad esempio, ha posto delle condizioni molto precise per togliere il veto e dare il benestare all’ingresso dei due Paesi scandinavi. E dopo qualche trattativa, Helsinki e Stoccolma non hanno potuto fare altro che accontentare Erdoğan nella sua richiesta di “solidarietà e cooperazione” nella lotta al terrorismo.
Il fatto è che l’azione antiterroristica dei turchi corrisponde spesso alla repressione della minoranza curda e del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK), i cui esponeneti trovano asilo nei Paesi democratici della Scandinavia.
Come riporta il sito Strumenti Politici, Ankara ha già inoltrato una lista di soggetti che la Svezia dovrà estradare per far scontare il resto della pena in Turchia. Il primo esempio è quello di un cittadino turco arrestato per frode, ma che si dichiara ingiustamente condannato solo perché di origini curde, oltre che convertito al cristianesimo e obiettore di coscienza.
Il ministro svedese della Giustizia Morgan Johansson ha però minimizzato spiegando che si tratta di un’estradizione di normale routine.
Erdoğan comunque non ha dato la garanzia che l’adesione di Svezia e Finlandia sarà approvata senz’altro dalla Turchia: prima vuole vedere altri passi concreti da parte loro verso le sue richieste politiche.





