Schegge di Luce - 28 agosto 2022, 08:45

Schegge di Luce: pensieri sui Vangeli festivi di monsignor Nazzareno Marconi

Commento al Vangelo della Messa del 28 agosto, XXII Domenica del Tempo ordinario

monsignor Nazzareno Marconi, Vescovo della Diocesi di Macerata - Tolentino - Recanati - Cingoli - Treia

monsignor Nazzareno Marconi, Vescovo della Diocesi di Macerata - Tolentino - Recanati - Cingoli - Treia

Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo.

Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». (Lc 14,1.7-14)


Oggi, 28 agosto, la Chiesa giunge alla XXII Domenica del Tempo ordinario (Anno C, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa è monsignor Nazzareno Marconi, vescovo della Diocesi di Macerata - Tolentino - Recanati - Cingoli - Treia.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Il libro di Ben Sirach, che la tradizione antica chiamava l’Ecclesiastico, ci offre un distillato secolare di meditazioni umane attuate dal popolo di Dio sull’esperienza che conduce alla fede. L’autore esprime in termini molto concreti la condanna di ogni pretesa orgogliosa.

La vera grandezza si rivela nell’umiltà con cui il credente sa aprirsi alla sapienza, che è il grande dono divino e questa giunge attraverso la meditazione attenta della Parola di Dio. «Chi è veramente sapiente medita le parabole», dice il Siracide e questo dovrebbe metterci sull’avviso nell’ascoltare il Vangelo di oggi. Apparentemente, infatti, Gesù dà due consigli di semplice buona educazione sulla modestia da tenere quando si è invitati e sulla generosità da vivere quando si è ospiti. Sono consigli venati anche di una sottile ironia, com’era tipico per i consigli dei saggi del mondo orientale. Se, infatti, l’invitato si siede dove non gli spetta, molto probabilmente, quando infine sarà costretto ad alzarsi per cedere il suo posto, tutti si saranno accomodati e non gli resterà che l’ultima sedia. «Sii modesto», dice Gesù, perché, tra l’altro, la modestia conviene più della superbia.

Allo stesso modo, il consiglio della seconda parabola è venato di ironia. Quanti hanno fatto favori, sperando di ricevere il contraccambio e poi sono stati amaramente delusi! Tutto sommato conviene essere generosi, non saremo delusi e il bene che faremo apparirà in tutto il suo valore.

Questi insegnamenti di Gesù hanno il loro valore anche se letti semplicemente così, quasi fossero dei saggi consigli di un vecchio zio, amante delle buone maniere. Non annunceremo mai a sufficienza, in un mondo che esalta l’arrivismo, la sopraffazione, l’azione per puro interesse, il valore dell’umiltà, della generosità e della gratuità.

Ma proprio perché siamo di fronte a delle parabole, è necessario rileggere questo testo evangelico una seconda volta, con una rinnovata attenzione a quanto ci comunica. Nel mondo orientale in cui viveva Gesù, il banchetto non era un semplice banchetto di festa nel quale ci si preoccupava di mangiare e, al massimo, di ricordare qualche evento del passato. Nel banchetto si sanciva l’amicizia e la pace, si celebrava in qualche modo un rito di lodi a Dio ed infatti, durante i banchetti, erano frequenti le benedizioni ed i canti di lode.

Dunque, possiamo leggere agevolmente queste parabole, facendo riferimento alla relazione con Dio. Gesù ci insegna che nei confronti di Dio, l’umiltà è d’obbligo. Ma umiltà vuol soprattutto dire “verità”. L’uomo che ha un’opinione troppo alta di sé, ritiene spesso di non aver bisogno di nulla nella sua esistenza, di saper trovare da solo le risposte e le soluzioni. Procedendo su questa strada, sulla via della superbia, si finisce per credere di poter fare a meno anche di Dio. Agli occhi dei superbi è piuttosto Dio che dovrebbe adeguarsi ai nostri piani ed alle nostre visioni.

L’uomo che si valuta con verità, invece, riconosce le proprie necessità e rende lode a Dio che lo sostiene. Questa è la radice della vera sapienza: la chiara coscienza dei propri limiti e dell’indispensabile aiuto di Dio che ognuno necessita. L’uomo che con sapienza legge queste due parabole evangeliche ha la capacità di comprendere quanto è immensamente sproporzionato il rapporto tra il dono che Dio ci fa invitandoci alla sua mensa, alla comunione di vita con Lui, e quanto noi possiamo dargli in cambio.

Dio è veramente quel padrone di casa che invita gratuitamente storpi, ciechi, zoppi… ben sapendo che non hanno da dargli nulla in cambio. Dio ci ha offerto del tutto gratuitamente la partecipazione alla festa del Regno. L’unica risposta giusta che possiamo offrirgli è, con umiltà, riconoscere la nostra piccolezza ed essergli, perciò, profondamente grati.

Silvia Gullino

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