Non c'è pace per via Grandis a Borgo San Dalmazzo. La strada, chiusa nell'ultimo tratto verso via Roma dall'agosto del 2019 a causa di un cedimento strutturale dei palazzi, non potrà di certo riaprire a breve.
L'argomento è stato trattato nel consiglio comunale di ieri sera, mercoledì 28 settembre, grazie all'interrogazione del consigliere di minoranza Marco Bassino (La Torre), il quale auspica una risoluzione rapida del problema: "La chiusura di questo tratto impone un notevole prolungamento di percorso a quanti dalla valle Stura devono raggiungere le vallate Gesso e Vermenagna, con un maggiore carico di traffico nel centro storico e quindi un maggiore inquinamento".
A rispondere, in forma scritta, la sindaca Roberta Robbione che, in primis, ha voluto ricostruire la situazione precedente al suo insediamento. Anzitutto ricordando le conclusioni della perizia redatta dal CTU (Consulente Tecnico d'Ufficio) incaricato dal Tribunale, l'ingegnere Lodovico Spessotto: “Il dissesto che ha coinvolto gli immobili su via Grandis ha origini profonde. L'ampiezza del 'cratere' interessato dai cedimenti e la repentinità con la quale si sono manifestati i fenomeni, senza sviluppo di assestamenti nel tempo, confermano quanto emerso dall'indagine geosismica, vale a dire la presenza negli stati profondi sotto il canale irriguo, di una anomalia del terreno che induce a pensare alla presenza di fenomeni di natura carsica. Si ritiene sia stato il crollo di una cavità carsica ad opera di acque di infiltrazione di origine non nota, a produrre i vistosi cedimenti superficiali degli edifici. Si può invece escludere l'origine superficiale del dissesto”.
Una perizia che ha inoltre stabilito l'impossibilità di riparare parte degli immobili interessati, invitando alla necessaria demolizione.
Quattro sono i nuclei interessati: la proprietà Grandis, la proprietà Fondazioni AIRC-AISM, proprietà Ghibaudo e proprietà Pocchiola.
Se gli edifici della famiglia Grandis sono a buon punto (eseguiti i lavori di consolidamento strutturale, in corso la tinteggiatura delle facciate), lo stesso non si può dire degli immobili sul lato opposto, pervenuti agli attuali proprietari attraverso lasciti ed eredità ancora attualmente non tutti perfezionati.
Ed è su questo punto che arriva la stoccata della sindaca al suo predecessore Beretta: “Le altre proprietà, ritenendo preferibile procedere alla demolizione degli immobili, avviavano trattative con l'Amministrazione Comunale precedente, finalizzate all'acquisizione da parte dell'Amministrazione stessa degli immobili da demolire, al fine di cogliere l'occasione per riqualificare le aree interessate dal cedimento. Si sono quindi svolti alcuni incontri tra la precedente Amministrazione e le proprietà interessate, incontri che non hanno sortito alcun risultato anche perché, al termine dello scorso mandato, la parte politica non vi ha presenziato, così come riferito dai presenti”.
A oggi qual è la situazione?
“La nuova Amministrazione ha affrontato l'annosa questione della chiusura della strada comunale di via Grandis sin dal primo momento dal suo insediamento, ritenendola una priorità. […] Il nostro legale, a seguito dell'insediamento della nuova Amministrazione, ha intensificato le diffide nei confronti delle proprietà Ghibaudo ed Eredi Pocchiola, nonché delle Fondazioni proprietarie degli edifici, per arrivare ad una positiva soluzione. È stata cura e priorità di quest'Amministrazione, sin dalla fine di giugno, contattare senza indugi tutte le proprietà coinvolte e a riprendere le trattative”.
Le Fondazioni AIRC - AISM hanno avanzato una proposta concreta di cessione dell'area, previa demolizione del fabbricato a loro cura e spese. L'Ufficio Urbanistica sta definendo la procedura più celere.
Similare è risultata la posizione della proprietà Ghibaudo ed analoghe le richieste nel dimostrare la piena disponibilità a cedere al Comune l'area per una sua riqualificazione.
Più complessa risulta la situazione della parte Eredi Pocchiola, proprietà indivisa, considerato il mancato perfezionamento della successione. Nei loro confronti è già stata avviata dal tecnico di parte la procedura per l'acquisizione del consenso alla cessione dei residenti all'estero.
“In conclusione, si ritiene che una soluzione concordata possa più celermente nonché con minor dispendio di risorse pubbliche perseguire il fine pubblico concreto e attuale”, ha assicurato la sindaca Robbione.