Il Consiglio comunale di Paesana, il maggior centro della valle Po, domani sera (venerdì 18 novembre alle ore 20,30) voterà l’uscita dall’Unione Montana del Monviso. Un solo punto all’ordine del giorno che recita: “Recesso del Comune di Paesana dall’Unione Montana dei Comuni del Monviso ai sensi del comma 5 articolo 6 dello Statuto”.
Si tratta di un atto politico che, nei fatti, decreta la fine dell’Unione essendo Paesana, oltre che capoluogo della valle, anche sede dell’ente.
La decisione viene motivata dal sindaco Emanuele Vaudano con il fatto di doversi far carico di larga parte del costo del personale, sottraendolo alle attività municipali e senza averne adeguati benefici. Tre anni fa, proprio di questi giorni (fine ottobre 2019), analoga decisione era stata assunta dall’amministrazione di Revello, guidata dal sindaco Daniele Mattio. Sin dalla sua nascita alcuni Comuni non avevano voluto aderire e nel corso degli anni, via via, vari si sono chiamati fuori.
Che le Unioni Montane, istituite una decina d’anni fa per sostituire le Comunità Montane, fossero ircocervi istituzionali lo si era visto da subito. Sono nate male e – se possibile – cresciute peggio: personalismi, litigi, incapacità di confronto istituzionale, lotte per un tozzo di potere locale ne hanno paralizzato l’attività facendo venir meno quello spirito che il legislatore aveva auspicato nella definizione di “Unioni”.
Ora i nodi stanno venendo al pettine e da più parti si sollecita una revisione della legge Maccanti (dal nome dell’allora assessore leghista che ne volle il varo). Con l’uscita di Paesana restano a far parte dell’ente guidato dal sindaco di Sanfront Emidio Meirone, soltanto Sanfront, Ostana, Gambasca, e i due paesi della valle Bronda, Pagno e Brondello.