Attualità - 27 aprile 2023, 10:23

Nuovo ospedale di Cuneo, con il progetto 'a bagnomaria' il Comune aspetta la Regione: "Basta confusione"

L'intero consesso comunale chiede più chiarezza da parte dei vertici regionali, nonostante stoccate e richieste di assunzione di responsabilità. Manassero: "Pesa di più la buona governance della linea di finanziamento"

Il consiglio comunale di Cuneo

Il consiglio comunale di Cuneo

Ad oggi tutto ciò che esiste sono una delibera di consiglio regionale che definisce la programmazione dell’edilizia sanitaria e la gazzetta ufficiale del marzo 2021 che conferma i 310 milioni di euro INAIL per la realizzazione dell’ospedale di Cuneo. Poi, più nulla, letteralmente. Alla luce di questo sono interessanti e preoccupanti le ulteriori discussioni relative a un progetto che nessuno ha, ancora, avuto modo di vedere; non sappiamo nemmeno cosa farà il commissario quando diventerà ‘attivo’ dal 1° maggio”.

Una situazione di stallo, quella definita dalla sindaca di Cuneo Patrizia Manassero. E non ‘alla messicana’ - come si potrebbe trovare in un film d’azione americano - , in cui tutte le parti in causa hanno le armi spianate. Sul nuovo ospedale la città è semplicemente, e preoccupantemente, in attesa di ulteriori pronunciamenti da parte della Regione e dell’azienda ospedaliera.

Boselli e Lauria bacchettano la sindaca: “Perché non si è mai espressa chiaramente?”

La questione è stata ulteriormente dibattuta nella serata di ieri (26 aprile) in consiglio comunale, grazie alle interpellanze presentate da Beppe Lauria e da Giancarlo Boselli (Indipendenti). Entrambe hanno preso le mosse dalle doppie dimissioni di Elide Azzan e Monica Rebora, e da alcune successive esternazioni apparse sul nostro giornale della stessa sindaca rispetto alle preferenze relative alla linea di finanziamento del nuovo nosocomio unico della città.

Dimissioni che ci hanno colto di sorpresa, perché con Indipendenti e Cuneo per i Beni Comuni abbiamo chiesto più volte un incontro con i vertici dell’ospedale – ha commentato Lauria - . Non entro nell’esegesi della motivazione che ha portato la Azzan a dimettersi ma commento la nomina del commissario che, a essere gentili, ci pare bizzarra:  il fatto che sia stato chiamato il dirigente dell’AMOS è qualcosa rispetto alla quale ritengo la posizione del Comune avrebbe dovuto essere più forte. Come si può pensare che in un momento di questo tipo si sensato demandare le decisioni a chi, ieri, ‘prendeva i soldi’ dall’ospedale stesso?

In più di un’occasione, nel corso degli anni, abbiamo rappresentato preoccupazioni rispetto a quel che stava accadendo nella struttura ospedaliera (la carenza sempre più grave di medici e operatori), e rispetto a queste ci è sempre parso di incontrare nella maggioranza un atteggiamento di accettazione, trascuratezza, sudditanza – ha continuato il consigliere - . Perché la sindaca, invece di raccontare le cose a TargatoCn, non le ha dette a noi? Ora la frittata è fatta, la dottoressa Azzan non c’è più e mi chiedo chi sia il pazzo che voglia scientemente prenderne il posto, al netto di possibile riconoscenza politica, che in questo paese paga sempre”.

Prendiamo atto delle ‘nuove’ posizioni espresse dalla maggioranza, ma sia chiaro che questa discussione sta accadendo perché le minoranze hanno pestato l’acceleratore sul tema: siamo noi, in maniera anomala perché la sindaca aveva tutta la possibilità di farlo, che abbiamo chiesto un colloquio con l’ormai ex direttore generale” ha concluso Lauria.

Sono convinto che tutti gli elementi per dire che la scelta della Regione sul partenariato pubblico-privato sia sbagliata ci fossero già sei mesi fa quando noi, con forza, abbiamo sollevato la questione – ha aggiunto Boselli - . Su una vicenda così importante un Comune capoluogo ha due modi di procedere: uno, quello scelto, è aspettare di vedere cosa fa la Regione, l’altro consiste nel credere che il Comune abbia grande voce in capitolo e quindi anticipare la proposta. Così, oggi, siamo ‘al punto zero’, in una situazione ormai reiterata di scarsa chiarezza”.

L’Indipendente ha poi rincarato la dose: “La sindaca dice che la proposta migliore è fare l’ospedale con i fondi INAIL, con procedure controllate dal pubblico e a un pezzo il più possibile ragionevole, e dice che questa è sempre stata la sua posizione. Se così è, nessuno se ne era accorto. Dire che una gestione privata del partenariato non finirà per cambiare gli equilibri della sanità territoriale è un errore pericoloso: questa scelta consegna in mani private la nostra politica sanitaria per i prossimi 30 anni”.

Stiamo attenti e non creiamo cortine fumogene per correggere in corsa posizioni espresse insostenibili o che non ci piacciono più – ha aggiunto ancora Boselli - . La situazione è pericolosamente indefinita e chiedere un’audizione urgente del commissario (la cui stessa nomina sottolinea la gravità della situazione) mi pare il minimo. Mi pare si stiano creando tutte le condizioni perché questo progetto fallisca: l’ospedale non si farà e voi dovrete rendere conto alla città sul perché”.

I dubbi (condivisi) dei consiglieri: “Serve chiarezza, al di là delle competenze”

Le forze di minoranza intervenute si sono schierate apertamente in favore dei due proponenti.

Ugo Sturlese (Cuneo per i Beni Comuni): “Sin da subito avevamo intuito che la decisione di abbandono delle due direttrici era stata chiaramente determinata da pressioni dell’assessorato regionale per arrivare alla convalida della progettazione sul nuovo ospedale, che io ascriverei a una ventata di follia. Non c’è ancora nessun impegno concreto, in Regione, nessun atto formale che riguardi il nostro ospedale; il ppp è in itinere, non ne conosciamo le specifiche. Tutt’altro che fuori luogo le parole del PD regionale sulla politica sanitaria di Cirio e Icardi, ma nelle nostre forze di maggioranza vedo grande superficialità e ignoranza: per voi un buon ospedale significa un bel contenitore, non è così e continuate a non convincervene”.

Finalmente è chiara a tutti la realtà della sanità del territorio; stiamo scendendo la china in maniera pericolosa ed è giusto pretendere chiarezza dalla Regione perché è una presa in giro affermare che il nuovo ospedale sarà pronto tra quattro anni” ha aggiunto la ‘collega’ Luciana Toselli.

Mi associo a Lauria e Boselli nell’auspicare da parte dell’amministrazione una posizione più forte, anche se questa situazione l’abbiamo denunciata già a gennaio – ha detto Claudio Bongiovanni (Cuneo Mia) - . I tempi sono stati, forse, troppo lunghi: con una posizione immediata si sarebbe dato più peso alle scelte da intraprendere e queste dimissioni si sarebbero potute evitare”.

Le parole della sindaca sono, poi, in palese contraddizione rispetto a quel che sarà il partenariato – ha aggiunto Bongiovanni - perché se il privato entra, a qualunque titolo, nella sanità pubblica i rischi sono chiarissimi. Mi sembra la maggioranza non abbia ancora capito il punto: se si continua così il nuovo ospedale non lo vedremo mai o, nel migliore dei casi, esisterà con grandi difficoltà di gestione”.

In generale anche le forze di maggioranza hanno rilevato preoccupazione rispetto alla situazione di attesa ormai protratta. Come evidenziato dall’intervento di Carla Santina Isoardi (PD): “Il Comune ha fatto tutto il necessario, tutti i passaggi formali: attendiamo la Regione, che fin’ora ha fatto tante parole ma dato poca sostanza. Cuneo merita delle risposte chiare”.

Da Cirio e Icardi manca chiarezza nelle comunicazioni, tanto che poco tempo fa avevano dichiarato che il nuovo ospedale di Cuneo veniva visto dalla Regione come l’opera più importante dell’intero piano di edilizia sanitaria – ha commentato Stefania D’Ulisse (Cuneo Solidale Democratica) - . Nulla di quanto promesso è avvenuto e dubito accadrà ora; è necessario che Cirio e Icardi ci parlino con onestà rispetto a un processo che loro stessi hanno voluto intraprendere”.

Abbiamo sempre sostenuto l’idea della sanità pubblica e comunicato le nostre preoccupazioni rispetto alla scelta del partenariato, ma se ci viene detto che l’alternativa è rimanere senza nuovo ospedale tocca adeguarsi – ha continuato D’Ulisse - . La decisione spetta alla Regione, noi siamo sempre stati in vigile attesa. Soprattutto, mi rifiuto di accettare che si dica che la qualità dell’assistenza sanitaria dell’ospedale cuneese stia scadendo”.

I timori che l’intera maggioranza ha, li ha da sempre e fino a qualche mese fa chi ora ci accusa di immobilismo era contro l’ospedale al Carle e non ha partecipato alle commissioni consiliari: la sindaca ha sempre chiarito la propria preferenza sul metodo di finanziamento – ha aggiunto Carmelo Noto (PD) - . Quando la Regione segna la strada, però, non possiamo dire di no perché l’ospedale dobbiamo ottenerlo, pur con tutti dubbi. E proprio chi ne solleva chiarisce il fatto che non lo voglia, questo nuovo ospedale”.

A concludere gli interventi, Vincenzo Pellegrino (Centro per Cuneo): “È paradossale, stiamo dicendo tutti la stessa cosa e continuiamo ad abbaiarci contro. Vogliamo tutti la sanità pubblica, il finanziamento INAIL e l’ospedale nuovo, quindi di cosa stiamo parlando? Poi, sia chiaro, esistono i dubbi ma esistono anche le competenze. E per il Comune di Cuneo, nel progetto, riguardano i sottoservizi, la viabilità e l’assetto urbanistico. Punto”.

La sindaca: “Si sblocchi il progetto del partenariato, per poterlo valutare”

La parola, quindi, alla sindaca. Che ha chiarito come tutte le istituzioni coinvolte a vari livelli abbiano come driver principali il raggiungimento del nuovo ospedale, il mantenimento di quello attuale e il potenziamento della medicina del territorio.

Questo consiglio comunale, il 19 novembre 2018 e dopo il lavoro di mesi delle commissioni temporanee speciali, ha approvato all’unanimità una deliberazione che andava a ribadire l’importanza del nuovo nosocomio unico definendo la preferenza sul finanziamento pubblico – ha chiarito Manassero -  . Questo è un dato di fatto, ed è stato nostro punto di partenza ben fisso”.

La sindaca ha chiarito la posizione mantenuta dalla sua amministrazione sin dall’insediamento, ovvero quella di non scoprire il fianco dando alla Regione eventuali motivi per pensare che la città, questo ospedale, non lo voglia (il piano di edilizia sanitaria regionale comprende sette opere, quindi se qualcuno si chiamasse fuori sarebbe tutto di guadagnato per gli altri progetti). Ma le preoccupazioni ormai sono tangibili – anche se Manassero ha ribadito che, ufficialmente, le dimissioni della Azzan rimangano ancora oggi collegati a non ben specificati motivi personali - : per questo è stato richiesto un incontro con il commissario al più presto.

Non penso che sia la fonte di finanziamento che faccia la differenza, quanto la buona e condivisa governance e il monitoraggio, e le traversie del tunnel di Tenda né sono un esempio – ha continuato la sindaca - . Il partenariato è uno strumento previsto dal contratto degli appalti presentato in maniera legittima e l’azienda ospedaliera ha il dovere di valutarlo. Tenerlo ‘a bagnomaria’ è quel che ci impedisce di valutarlo davvero. Manca un’analisi puntuale e dati chiari, che comprendano anche le declinazioni relative ai servizi: questa è l’incertezza da cui è necessario uscire al più presto”.

Simone Giraudi

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