Agricoltura - 12 maggio 2023, 15:30

"Una catastrofe". Se la peste suina arrivasse in Granda, danni per oltre 650 milioni all'anno

Allarme lanciato da Confagricoltura Cuneo in conferenza stampa: “In zona rossa sarebbe bloccata l'attività outdoor e la cerca dei tartufi”. Il direttore Abellonio: "Non è un'ipotesi. Accadrà”. La direttrice nazionale Barrile: “Serve l'esercito”

"Una catastrofe". Se la peste suina arrivasse in Granda, danni per oltre 650 milioni all'anno



“Una catastrofe”.
Se la peste suina arrivasse in Granda gli effetti sarebbero a dir poco devastanti. Questo perché la nostra Provincia, a ridosso della zona rossa, conta il 70% degli allevamenti suinicoli dell'intera Regione. Parliamo di 622 aziende con 931.789 casi su un totale di 1.236 aziende e 1.320.288 capi in Piemonte.

I dati sono emersi questa mattina, venerdì 12 maggio, nel corso di una conferenza nella sede di Confagricoltura Cuneo con la presentazione del dossier “Peste suina africana: i rischi per la provincia di Cuneo”. In prima fila la deputata Monica Ciaburro, l'assessore regionale Luigi Genesio Icardi, il senatore Giorgio Maria Bergesio, il consigliere regionale Paolo Demarchi e il presidente della Provincia Luca Robaldo.

I danni economici

I danni stimati arrivano a 650 milioni di euro per un anno.

Danni diretti da oltre mezzo miliardo: il valore della produzione è stimato in 188,5 milioni di euro mentre quello della trasformazione in 496 milioni di euro.

Danno indiretto
: mancato reddito di 3.100 operatori più quelli dell'indotto per un danno quantificato prudenzialmente in 130milioni di euro/anno, oltre a 10 milioni per recinzioni se fossimo in zona rossa.

Inoltre se rimanesse la normativa attuale, in zona rossa non si potrebbe fare attività outdoor, con conseguente forte limitazione e/o blocco dell'esercizio di attività turistico ricettive, agrituristiche, eno-turistiche. Sarebbe poi bloccata la cerca tartufi, funghi, la raccolta delle castagne e di tutti i prodotti del sottobosco.

I numeri

A 16 mesi dal ritrovamento del primo caso, il 7 gennaio 2022, nelle regioni Piemonte e Liguria sono 691 le positività accertate: 413 in Piemonte e 278 in Liguria. L'ultimo cinghiale positivo è stato rinvenuto a Cairo Montenotte, vicinissimo a noi.

In base ai dati caricati sul portale Nembo, in Piemonte sono stati effettuati 27mila abbattimenti sugli oltre 50 mila previsti.

Tra le opere programmate per contrastare l'epidemia è prevista la realizzazione di una recinzione per circoscrivere le zone di restrizione, per la quale sono stati stanziati ben 10 milioni di euro. Ma a gennaio 2023, rispetto al tracciato previsto di 144 chilometri (reti metalliche di circa 1,5 metri montate su pali di legno di circa 2,5 metri interrati per almeno 50 centimetri), erano stati realizzati circa 115 chilometri.

I rischi

La PSA non è una malattia trasmissibile all'uomo, tuttavia è un agente patogeno altamente trasmissibile dunque i paesi esteri bloccano in via cautelativa, le esportazioni di carne dalle zone rosse.

Lo ha spiegato bene Rudy Milani, presidente nazionale Federazione Suinicola Confagricoltura: “Dove c'è la peste suina africana spariscono gli allevamenti suini. L'eradicazione della malattia non è una scelta ma un obbligo di legge”. Emblematico il caso della Sardegna dove, la presenza della PSA, ha imposto l'embargo all'esportazione della carne suina all'estero per 11 anni.

Come potrebbe sopravvivere la Provincia di Cuneo? Chi andrà avanti ad allevare suini che non potranno essere trasformati in salumi da esportare all'estero?

Lo ha raccontato anche il senatore Bergesio: “Gli allevatori piemontesi attualmente in zona rossa hanno dovuto abbattere suini sani e hanno allevamenti vuoti da gennaio 2022”.

Fra i primi 15 comuni a rischio, ben dieci sono in Granda. Fossano, Villafalletto, Savigliano, Envie, Centallo, Racconigi, Villafranca Piemonte, Saluzzo, Bene Vagienna, Cavallermaggiore.


Gli interventi

Il presidente di Confagricoltura Enrico Allasia: "A rischio una filiera fondamentale. Se i cacciatori non sparano, la pressione sui selvatici non diminuisce”.

Il presidente di Confagricoltura Cuneo Roberto Abellonio: “Non è una eventualità. La PSA arriverà in Granda. Occorre agire subito con l'eradicazione dei cinghiali. Rifacciamo la legge sulla caccia vecchia di decenni e pensata per il ripopolamento. La filiera è consapevole del problema ed è disposta a investire su un progetto concreto”.

La direttrica nazionale Annamaria Barrile, in collegamento video: “Serve l'esercito per tirare su le recinzioni e per ricorrere agli abbattimenti”.

Rudy Milani, presidente nazionale suinicoltori Confagricoltura: “È finita l'era delle pacche sulle spalle. Mi rivolgo alla politica. Parliamo di un problema serio e drammatico”.

Il presidente della Provincia Luca Robaldo: “Rischiamo di creare difficoltà sociale oltre che economica. Lavoriamo uniti”.

L'assessore Luigi Icardi: “Grazie a Confagricoltura che ha realizzato questo focus. Più di un anno e mezzo fa chiesi il depopolamento di 5mila cinghiali. È preponderante il tema della tutela della filiera suinicola che bloccherà inevitabilmente l'attività outdoor. Ringrazio il nuovo commissario che ha capito la necessità di vedere realizzata un'area di protezione in zona Cortemilia da affidare a professionisti pagati, proprio come fanno in Francia. Stanzieremo oltre 2 milioni per abbattimenti".

Bartolomeo Griglio, responsabile del settore Prevenzione, sanità pubblica veterinaria e sicurezza alimentare in regione Piemonte: “La PSA esiste in diversi paesi, ad esempio anche in Francia e Germania. È stata eradicata solo in Belgio dove la situazione era più semplice perché avvenuta in area militare già recintata. Nel Lazio si è rimanifestata e ci sono anche focolai in Calabria. In Piemonte avevamo procedure pronte, ma andava dichiarato lo stato di emergenza con risorse aggiuntive che tolgano burocrazia. Stiamo preparando un Piano 2 per aiutare a incentivare gli abbattimenti. In zona Cortemilia daremo un contributo ai cacciatori di 90 euro per ogni femmina abbattuta. Bisogna creare un gruppo di esperti per capire cosa fare insieme, con tutto il territorio”.

Paolo Balocco, direttore generale settore Agricoltura per la Regione Piemonte: “È un problema complesso. La legge nazionale è stata modificata all'articolo 19 delegando l'attività di controllo ai cacciatori sotto la supervisione delle amministrazioni provinciali. Oggi la normativa mette al centro i cacciatori a cui chiediamo di abbattere animali che non possono essere mangiati. Ecco perché lì paghiamo, lo facciamo perchè eseguono una attività pubblica. Ma è necessario velocemente incrementare le guardie, sono solo 15. Inoltre la Regione Piemonte chiede a tutti di aggiornare i dati. Sono sicuro che siano stati abbattuti più di 27mila cinghiali ma i dati non sono stati inseriti nel sistema Nembo. Infine dobbiamo far capo al commissario. È una questione sanitaria. Chiediamo poi di estendere di due mesi il periodo di caccia venatorio al cinghiale a gennaio e febbraio”.

Il senatore Giorgio Bergesio: “Ottimo il lavoro di Confagricoltura. Sono convinto che i provvedimenti legislativi parlamentari ci sono tutti. Occorre agire su tempi e modi. Oggi ci sono le possibilità di risolvere il problema. Se blocchiamo la suinicoltura, blocchiamo buona parte del pil della nostra provincia”.

La deputata Monica Ciaburro: “Il rischio PSA in Italia era già stato segnalato anni fa, ma tutte lettere morte. Il problema oggi non è solo degli allevatori ma di tutta la comunità e il sistema turistico. È a rischio il modello Cuneo. Occorre lavorare in sintonia e sinergia. Questo è un incontro utile a sensibilizzare i cacciatori. Su di loro c'è una grande responsabilità. Devono essere consapevoli e alleati. Altrimenti perdiamo tutti. E nel frattempo occorre cambiare norme europee. Dobbiamo immediatamente intervenire sull'area limitrofa a Cairo Montenotte dove c'è stato l'ultimo ritrovamento. Il tempo è fattore determinante, ne abbiamo già perso troppo”.

Il consigliere regionale Paolo Demarchi: “I problemi si risolvono solo se alla portata di tutti. Questo studio di Confagricoltura va in quella direzione. Parliamo di una filiera enorme e importante. Un problema sanitario da curare in emergenza. Non possiamo stare appesi ai volontari. Senza contare il problema dei danni dei cinghiali in agricoltura”.

Cristina Mazzariello

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