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Curiosità | 08 giugno 2023, 08:09

Il Caffè Letterario di Bra alla scoperta del famoso detto “Vedi Napoli e poi muori”

Sono le parole di Goethe e solo chi ha visto e vissuto la città del sole può capirlo

In foto la panoramica di Napoli, vista da Castel Sant’Elmo

In foto la panoramica di Napoli, vista da Castel Sant’Elmo

Alzi la mano chi conosce (precisamente) il significato della frase: «Vedi Napoli e poi muori». Vi abbiamo sgamati, vero? C’è da dire, effettivamente, che alcuni conoscono una storia, altri ne raccontano un’altra. Vogliamo scoprirle? Sì che vogliamo, quindi via!

La prima storia ci conduce al tedesco Goethe. Non tutti sanno che la famosa frase, altro non è che la traduzione di «Siehe Neapel und stirb», scritta dal poeta nella lettera del 2 marzo 1787 nella sua opera “Viaggio in Italia”.

Volle in questo modo celebrare un luogo da lui tanto amato che lo aveva letteralmente stregato con la sua bellezza, il suo clima, la sua gente, i suoi monumenti e la sua storia. «Da quanto si dica, si narri, o si dipinga, Napoli supera tutto: la riva, la baia, il golfo, il Vesuvio, la città, le vicine campagne, i castelli, le passeggiate… Io scuso tutti coloro ai quali la vista di Napoli fa perdere i sensi!».

E ancora: «Napoli è un paradiso» continuava a ripetere, «Tutti vivono in una specie di ebbrezza e di oblio di se stessi. A me accade lo stesso, non mi riconosco quasi più, mi sembra di essere un altro uomo. Ieri mi dicevo: o sei stato folle fin qui, o lo sei adesso».

La seconda storia è una vera e propria favola custodita nel cuore dei più veraci partenopei. C’era una volta una strega potentissima, capace di qualsiasi tipo di incantesimo. La sua magia era veramente potente e tutti credevano fosse oscura, ma così non era. La strega Raziella era in realtà una donna di buon cuore, che aveva dedicato le sue energie al prossimo.

In quel tempo Napoli era la meta preferita di tutti coloro che soffrivano per amore: ivi giungevano i cuori infranti e la bellezza di questi luoghi li incantava a tal punto da fargli dimenticare le pene d’amore per tutta la durata del soggiorno. Purtroppo, però, il ricordo del loro amore perduto era sempre lì e quando arrivava il momento di ripartire riaffiorava, più doloroso che mai.

Raziella riusciva a vedere la sofferenza nei loro occhi e poiché da giovane aveva perso il suo grande amore, si era dedicata anima e corpo alla magia, nel tentativo di far stare bene queste anime affrante.

Un giorno realizzò un intruglio rosso sangue, un vino inebriante in grado di far perdere i ricordi dolorosi del passato. Ne offriva un bicchiere a tutti quegli sfortunati forestieri prima che ripartissero e come per magia, dimenticavano tutto. Era quasi come morire, sì, per poi rinascere. Ecco perché «Vedi Napoli e poi muori». Anche se, forse, sarebbe più giusto dire: «Vedi Napoli, poi muori… e poi rinasci!».

Silvia Gullino

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