Alba e Langhe - 12 giugno 2023, 13:14

IL RICORDO / Vicino alla Granda in ginocchio: Berlusconi ad Alba dopo l’alluvione del 1994 e per i funerali di Pietro Ferrero

Tomaso Zanoletti fu tra i quattro senatori del Ppi che nel 1994 consentirono la fiducia al primo governo del Cavaliere. In quel novembre l’esondazione del Tanaro: "Venne in città ad ascoltare le nostre richieste. In fabbrica l’incontro col signor Michele, che gli mostrò la statua della Madonna risparmiata dalle acque"

Il 27 aprile 2011 i funerali di Pietro Ferrero

Il 27 aprile 2011 i funerali di Pietro Ferrero

Due date, due occasioni altrettanto tragiche a quasi diciassette anni di distanza l’una dall’altra. Il 7 novembre 1994 in visita alla città alluvionata e allo stabilimento Ferrero invaso dal fango e il 27 aprile 2011 ancora ad Alba, in duomo, al fianco della famiglia industriale albese per i funerali di Pietro Ferrero.

Sono questi i momenti ai quali la memoria dei cronisti corre nel collegare la presenza di Silvio Berlusconi al territorio della Granda. Di quello più recente è rimasta qualche fotografia rubata dai teleobiettivi dei fotografi all’ingresso nella cattedrale di San Lorenzo, insieme a cronache che riportano il commosso abbraccio che il fondatore di Forza Italia, accompagnato dall’allora governatore piemontese Roberto Cota, volle portare alla famiglia industriale albese, colpita dalla perdita del suo primogenito. Una presenza discreta, a funerali partecipati da migliaia di albesi, figlia della lontana frequentazione che avevo legato il cavaliere al fondatore della multinazionale dolciaria sin dai tempi dei primi spot Ferrero passati sulle televisioni di Berlusconi quando la sua "discesa in campo" era ancora una prospettiva di là da venire.

"L’alluvione colpì Alba nella notte tra sabato 5 e domenicaricorda invece il senatore Tomaso Zanoletti mentre scorre i ricordi della venuta di Berlusconi nella capitale delle Langhe durante le prime tragiche ore successive ai fatti del novembre 1994 –. Mi ero mosso personalmente con Roma e già il lunedì il cavaliere, scegliendo tra tutti i comuni alluvionati, decise di venire ad Alba. La confusione in quelle ore era massima, i telefoni non funzionavano, comunicavamo con Roma tramite la linea della Prefettura. Berlusconi arrivò in piazza Duomo e purtroppo ci fu anche qualche contestazione, credo figlia del clima assurdo di quegli anni. Venne accolto in municipio dal sindaco Enzo Demaria, recentemente scomparso, e dalla sua amministrazione, dal sottoscritto e da tutti i responsabili dei vari enti che si stavano preoccupando dell’emergenza. Eravamo provati e commossi, ma fummo decisi nel descrivere la nostra situazione. Avanzammo una richiesta molto precisa, che Berlusconi subito accolse e che si rivelò uno dei fattori importanti per le settimane successive: era quella di mandare ad Alba un prefetto apposito, e al suo fianco un comitato, per dirigere le operazioni nell’emergenza e nella ricostruzione. Lui il giorno dopo la eseguì. Ci inviò il prefetto Sandro Lombardi, che negli anni a venire divenne prefetto di Milano. Nella commissione sedevano rappresentanti di Regione, Genio Civile e Protezione Civile".

[Lo stabilimento Ferrero dopo l'alluvione. Da “Le radici di una catastrofe – Novembre 1994 l’alluvione”, a cura del Gruppo Fotografico Albese e dell’Associazione Amici del Museo F. Eusebio di Alba]


A seguire Berlusconi si recò in visita alla Ferrero. "Era non soltanto l’industria più grande della città, ma di tutte credo quella maggiormente danneggiata da quel tragico evento che aveva messo in ginocchio mezzo Piemonte. Ricordo molto bene il signor Michele attorniato da centinaia di dipendenti e pensionati che erano arrivati nello stabilimento a spalare il fango. Il signor Michele lo accolse e lo ringrazio. Gli mostrò la madonnina posta nell’edicola votiva tuttora presente presso la prima palazzina del complesso. Si rivolse a Berlusconi spiegandogli che non era crollata’, che avrebbe preso quel segno con un auspicio, un buon segno da cui ripartire. Lasciata la Ferrero fece ancora un giro in città, dopodiché ripartì. Il martedì nominò prefetto e commissione, mentre nei giorni seguenti, anche su mia sollecitazione, in città arrivarono il ministero degli Interni Maroni e la sottosegretaria Ombretta Fumagalli Carulli. La visita di Berlusconi fu anche oggetto di una contestazione successiva, dopo quella preventiva al suo arrivo, anche quella figlia del clima avvelenato del periodo, a mio giudizio".

Nel ricordo del senatore Zanoletti il governo guidato da Berlusconi fu molto attento anche nella fase della ricostruzione.
"Allora non c’era una legge quadro sugli eventi calamitosi. Come ad Alba ci fu la collaborazione di tutti, così anche a Roma i senatori piemontesi costituirono una specie di intergruppo e lavorarono a fare leggi la cui discussione venne assegnata in prima lettura al Senato. Grazie alla disponibilità del governo e all’unità di intenti di tutti i gruppi noi senatori piemontesi portammo alla causa dei territori alluvionati qualcosa come 15mila miliardi di lire: una somma tale che non si era mai vista, per un evento simile, e che a un certo punto suscitò anche qualche protesta. Ma furono soldi che furono spesi bene, come dimostra la buona tenuta delle opere di messa in sicurezza realizzate dopo quella tragedia".

[La tangenziale di Alba distrutta dalle acque. Da “Le radici di una catastrofe – Novembre 1994 l’alluvione”, a cura del Gruppo Fotografico Albese e dell’Associazione Amici del Museo F. Eusebio di Alba]


L’onorevole albese fu peraltro tra i quattro senatori la cui assenza per il voto di fiducia al Senato, il 18 maggio 1994, consentì al Cavaliere di varare il suo primo governo, che a palazzo Madama non avrebbe avuto altrimenti numeri sufficienti.  
"Riporto quel fatto anche nel volume sulla storia di Alba che mi accingo a terminare. Il problema era che la coalizione guidata da Berlusconi aveva ampi numeri alla Camera, mentre le mancavano tre o quattro voti al senato. Quel peso gravò sul gruppo senatoriale del Ppi, del quale io facevo parte. La scelta era tra consentire al Governo di iniziare, rimanendo comunque all’opposizione, o tornare alle elezioni con non soltanto la certezza che il nostro piccolo partito sarebbe andato a rotoli, ma molti più gravi risvolti sull’economia del Paese. Il nostro gruppo di senatori era orientato ad astenersi e a non partecipare al voto, di modo da lasciare che l’esecutivo iniziasse quantomeno il suo cammino. Questo orientamento venne però sconfessato nel corso di un’ultima riunione tenuta la sera prima del voto. Martinazzoli si era già dimesso e Rosa Russo Iervolino impose la linea del voto contrario. In quattro, tra i quali il sottoscritto e Luigi Grillo che era già stato sottosegretario, dissentimmo da quella scelta. Grillo votò a favore mentre io mi astenni. Questo permise il varo di un governo che intanto aveva avuto il voto favorevole dei senatori a vita, tra i quali Gianni Agnelli. Io rimasi comunque nel gruppo Ppi, il congresso del partito che seguì fu vinto da Rocco Buttiglione sulla linea del centrodestra e la linea Bindi fu sconfitta. Noi quattro avevamo in sostanza anticipato quella scelta. A quel congresso seguì una scissione del partito e la nascita del Cdu. Solamente quattro anni dopo nacque l’Udc, che unì il Ccd di Casini e il Cdu. Io ne divenni segretario regionale".

La dipartita dell’uomo simbolo della seconda Repubblica chiude sicuramente un’era. "Difficile darne un giudizio – dice ancora il senatore albese –. Era a mio giudizio un personaggio molto complesso, con grandi meriti e grandi difetti. Da un punto di vista umano ricordo la sua enorme vitalità. A volte si facevano lunghissime riunioni coi presidenti di commissioni, lui andava avanti anche quando tutti avevano esaurito ogni energia".

[Il senatore Tomaso Zanoletti, qui di spalle, con Maria Franca Ferrero, Giovanni Ferrero e il presidente di Ferrero Spa Bartolomeo Salomone]

Ezio Massucco

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