Attualità - 17 agosto 2023, 19:06

Scure su Nicole Spose: a settembre chiude la sartoria di Centallo e l'outlet di Castagnito d'Alba

L'azienda, oggi di proprietà del gruppo Pronovias, lascerà a casa 24 dipendenti, quasi tutte donne. A Centallo rimarrà il negozio, ma verrà soppressa la sartoria, il magazzino e parte degli uffici amministrativi. I sindacati Filctem e Filcams Cgil, Uiltec e Uiltucs-Uil: “Professionalità che spariranno per sempre”

La sede Nicole Spose a Centallo, di proprietà del Gruppo Pronovias

La sede Nicole Spose a Centallo, di proprietà del Gruppo Pronovias

In via ufficiosa la comunicazioni alle dipendenti è arrivata il 7 di luglio. Entro il mese di settembre una scure si abbatterà sui negozi Nicole Spose di Centallo e di Castagnito d'Alba.

In regione San Quirico di Centallo rimarrà il negozio, ma verrà soppressa la sartoria, il magazzino e parte degli uffici amministrativi. L'outlet di Castagnito invece chiuderà definitivamente i battenti.

Per un totale di 24 dipendenti, quasi tutte donne, qualcuna con una buona anzianità di servizio, ma ancora distanti dall'età della pensione.

L'azienda Nicole Fashion - un'eccellenza Made in Italy fondata nel 1996 a Saluzzo da Carlo Cavallo e da Alessandra Rinaudo - è stata acquisita nel 2018 dalla società d'investimento internazionale BC Partners, attraverso la Pronovias Group.

In Italia ci sono altri punti vendita: due a Milano, uno a Firenze, uno a Roma e uno a Bassano del Grappa, ma solo nel Cuneese è stato avviato un piano di ristrutturazione e di conseguente licenziamento collettivo.

Parliamo di un'azienda totalmente non sindacalizzata”, commenta Enrico Cabutto per la Filctem Cgil che, insieme a Vito Montanaro della Uiltec Uil, ha seguito il comparto tessile. Il primo incontro con i sindacati a fine luglio e poi una nuova assemblea a fine agosto in cui verranno presentati i contenuti della contrattazione. Ma non c'è stato grande margine di trattativa.

"A detta dell'azienda la cessata attività di sartoria e del punto vendita di Castagnito d'Alba insieme alla forte riduzione del personale degli uffici commerciali di Centallo che coinvolge 24 persone in totale, è conseguente al forte debito cresciuto in modo esponenziale durante il periodo pandemico. La chiusura di Castagnito invece è stata giustificata con il fatto che l'outlet in qesto settore non ha mai funzionato”, commenta Vito Montanaro.

Ma il punto è un altro. Non si perdono solo 24 posti di lavoro. Lo spiega bene Enrico Cabutto: “Scompaiono professionalità importanti difficilmente ricollocabili. Scompare l'eccellenza e soprattutto quella qualità artigiana difficile da ricreare. Assistiamo impotenti allo sfibrarsi del tessuto economico”.

Un'eccellenza del Cuneese va a sparire – aggiunge Montanaro -. È un grave danno e una notizia triste. E la cosa particolare è che viene presa in un momento in cui tutto il mondo legato ai matrimoni è in forte crescita e ci sono fatturati da capogiro intorno a questa attività”.

Per il comparto Commercio, la vertenza è stata seguita da Edmondo Arcuri di Filcams Cgil e da Roberto Comba di Uiltucs Uil. Sottolinea Arcuri: “Parliamo di un'azienda che è punto di riferimento per il territorio. Quando chiude una realtà economica di questa natura, quei posti di lavoro li hai persi. La sartoria di Nicole era una scuola per Centallo dove si sono formate tante giovani sarte. Ecco, quella roba lì, è persa per sempre”.

La proposta per un accordo collettivo prevede un tot di mensilità in base all'anzianità di servizio (5 mensilità per chi ha fino 5 anni di anzianità, 7 mensilità per chi ne ha da 5 a 10 anni e 10 mensilità per chi lavorava lì da oltre 10 anni), oltre alla possibilità di ricollocazione di due figure del customer service a Barcellona. E all'impegno a fare una lettera di referenze. Alle lavoratrici in maternità o in stato di gravidanza saranno riconosciute ulteriori due mensilità. “Abbiamo poi chiesto di tutelare le lavoratrici con disabilità, assunte con la legge 68 - dichiara ancora Arcuri che si scaglia contro l'atteggiamento dell'azienda -: Un fondo che fa girare miliardi, fa i conti per il fatto di dover pagare 15 giorni in più a 24 persone? È vergognoso”.

Un accordo che non ci soddisfa perchè non siamo riusciti a far tornare l'azienda sui suoi passi, ma abbiamo solo potuto cercare di ammortizzare il colpo dato al territorio”, conclude Montanaro.

Cristina Mazzariello

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