Schegge di Luce - 22 ottobre 2023, 09:01

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Sebastiano Bergerone

Commento al Vangelo del 22 ottobre, XXIX domenica del tempo ordinario

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Sebastiano Bergerone

In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi.
Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».

Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».

Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio» (Mt 22,15-21).

Oggi, 22 ottobre, la Chiesa giunge alla XXIX domenica del tempo ordinario (Anno A, colore liturgico verde). A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Sebastiano Bergerone, sacerdote salesiano di Bra.

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di Luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole che sono come scintille per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

“Purché sia condannato”. Farisei ed Erodiani erano in disaccordo totale soprattutto per il problema dell’occupazione romana.

I Farisei erano del tutto contrari al governo di Roma, perché l’unico re di Israele da essi riconosciuto era Dio e con tutto il popolo odiavano soprattutto le tasse e le gabelle romane che ammontavano nel complesso a percentuali molto alte del reddito e consideravano particolarmente odiosa la tassa annuale individuale di un denaro a testa per ogni persona dai 12 o 14 fino ai 60 anni.

Tutte le persone che facevano capo al tempio si erano adattate alla dominazione romana, perché permetteva loro un potere religioso e anche civile che si erano arrogati ed un prestigio che si erano conquistati.

Gli erodiani, meno noti, erano i collaborazionisti, approfittavano di ogni occasione per adulare l’invasore, e prendevano il nome da Erode Antipa, che su concessione di Roma aveva potere sulla Galilea e sulla Perea. Erode aveva costruito la nuova reggia in una città che chiamò Tiberiade e cambiò perfino il nome al lago di Genezaret, chiamandolo mare di Tiberiade. 

Ora i due gruppi, che erano in forte contrasto fra loro, avevano un obiettivo comune: quello di eliminare Gesù e così si accordarono per tendere una trappola, da cui fosse impossibile sfuggire. Essa venne organizzata nei minimi particolari, cominciando dal preambolo: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno». È un elogio bellissimo e rappresenta la verità su Gesù, ma usata in modo adulatorio, subdolo e velenoso.

E poi la domanda «Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Gesù non avrebbe potuto rispondere se non con un “sì” o un “no”.

Il “sì” avrebbe significato un credere al Messia che stava dalla parte di un re straniero, invece, di essere il conquistatore e il dominatore di tutto il mondo, come pensavano gli ascoltatori di Gesù. Un sì avrebbe, quindi, isolato Gesù, allontanando da lui quel popolo che lo stimava e lo ascoltava volentieri.

Un “no” avrebbe significato mettersi contro Cesare e allora gli Erodiani l’avrebbero denunciato alle autorità romane che sarebbero intervenute con l’arresto. Sarà l’accusa che nel processo di piazza sarà presentata al governatore Pilato per ottenere la condanna.

Invece, Gesù li fa riflettere sul mondo di Cesare, che pone al centro di tutto il denaro con l’immagine di Tiberio che campeggia come il Dio pagano su quella moneta. «Restituite questa impostazione di vita a Cesare». Gesù nella sua predicazione aveva chiaramente ammonito: «Non potete servire Dio e il denaro».

Ecco la vera alternativa: il denaro o Dio. Restituite a Dio quello che è di Dio. Di chi è immagine la persona umana?  Il testo della Genesi era chiarissimo: «…maschio e femmina li creò, a immagine di Dio li creò». C’è l’immagine di Tiberio sul denaro e c’è l’immagine di Dio nella persona umana. C’è un mondo in cui la persona conta, per i potenti, come mezzo per raggiungere gloria, ricchezza e potenza e un mondo in cui la persona umana rappresenta Dio creatore e va rispettata e servita.

Questa delegazione di nemici di Gesù rappresenta anche noi, sempre così propensi a considerare gli altri come mezzo di affermazione di noi stessi invece che fratelli e sorelle da accogliere. Sono creature di Dio: diamo a Dio quello che è di Dio.

Silvia Gullino

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