Schegge di Luce - 03 dicembre 2023, 07:51

Schegge di luce: pensieri sui Vangeli festivi di don Mauro Donato

Commento al Vangelo del 3 dicembre, prima domenica di Avvento

“Gesù invita a vegliare sull’arrivo del Regno di Dio”, disegno di Pinuccia Sardo

“Gesù invita a vegliare sull’arrivo del Regno di Dio”, disegno di Pinuccia Sardo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!» (Mc 13,33-37).

Oggi, domenica 3 dicembre la Chiesa inizia il cammino di Avvento (Anno B, colore liturgico viola).

A commentare il Vangelo della Santa Messa è don Mauro Donato, viceparroco delle parrocchie di Beinasco (Torino).

Amore, vita, valori, spiritualità sono racchiusi nella sua riflessione per “Schegge di luce, pensieri sui Vangeli festivi”, una rubrica che vuole essere una tenera carezza per tutte le anime in questa valle di esilio. Pensieri e parole, uniti al bel disegno di Pinuccia Sardo, per accendere le ragioni della speranza che è in noi.

Eccolo, il commento.

Con questo Vangelo, comincia il tempo dell’Avvento, suscitando in noi, prima che l’attesa della nascita del Signore, quella per la sua venuta alla fine dei tempi, che come credenti siamo chiamati a vivere nella fede. Quest’attesa è per noi un vegliare: non conosciamo il giorno e l’ora della sua venuta, e non sappiamo a quale generazione toccherà, ma abbiamo il necessario per riconoscere la sua presenza ora, che è quello che conta veramente.

Dopo queste parole di Gesù, dette a Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni sul monte degli Ulivi, seduti di fronte al tempio, che sono parte di un discorso più ampio sulla sua venuta finale, comincerà la passione, e, proprio nello stesso orto degli ulivi, gli stessi discepoli non saranno capaci di vegliare una sola ora con Lui. Spesso, alla veglia operosa per ricevere nella preghiera i suoi doni, preferiamo il sonno che ci lascia tranquilli, incuranti di quello che avviene attorno a noi e di quello che Lui fa per noi. La veglia è vivere da fratelli e sorelle, attenti alle loro necessità, vedendo in loro la presenza del Signore stesso e ricevendo da Lui i suoi doni per amarlo in loro; il sonno è un’anestesia del cuore, incapace di vedere il vissuto del prossimo e di amarlo.

Per chi veglia, non mancano i segni della sua presenza nella storia, e non mancano fratelli e sorelle da amare con i carismi ricevuti dallo Spirito e con tutti gli altri doni che costituiscono la nostra peculiare umanità. Il Signore Gesù veglierà fin anche sulla croce, quando riconoscerà il pentimento di uno dei due ladroni e gli annuncerà il paradiso poco prima della morte. Invece, i discepoli, nel momento della prova, saranno presi da un sonno che li allontanerà dal Signore, lasciandolo solo. Dunque, se non conosciamo quel giorno o quell’ora (quelli della sua venuta finale), sappiamo però che Lui è presente qui ed ora, sotto le mentite spoglie del povero, del pane e del vino consacrati, della Parola di Dio, e noi siamo chiamati a riconoscerlo.

C’è, dunque, una dimensione dell’attesa che è rivolta verso il futuro, verso la sua venuta finale e c’è una dimensione rivolta al presente, al suo essere presente in mezzo a noi. Lo stesso Signore che verrà, è anche quello che è presente in mezzo a noi.

Ma c’è anche una terza dimensione dell’attesa, paradossalmente rivolta a ciò che è già avvenuto. Il Signore che verrà è colui che è già venuto e ha donato la sua vita sulla croce ed è ciò che vedranno i discepoli subito dopo queste parole del Vangelo.

E ora è la Chiesa ad essere l’insieme di quei servi a cui è dato il suo stesso potere, quello di vegliare la sua presenza e rendere presente il Regno di Dio nella storia.

Silvia Gullino

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