Iniziato nel luglio scorso, a oltre quattro anni dai fatti, è proseguito con una nuova udienza celebrata lunedì 5 febbraio in tribunale di Asti il processo volto ad appurare eventuali profili di responsabilità penale in relazione alla tragica morte di Giacomo Rosso. Il 23enne di Canale si spense l’8 maggio 2019 dopo quattro giorni di ricovero al Cto di Torino. Al centro traumatologico torinese era stato trasportato con l’elisoccorso del servizio regionale di emergenza 118 in gravi condizioni, privo di coscienza, in seguito all’incidente di cui era stato vittima il 4 maggio, mentre come ogni giorno stava lavorando presso l’attività agrituristica di Canale di cui era dipendente.
In quell’agriturismo, dove era presente anche un maneggio, oltre a vigneti e spazi per l’allevamento non intensivo di animali, il giovane era impiegato come manovale. Secondo la ricostruzione dei fatti ora al centro del procedimento che vede il 64enne titolare dell’agriturismo chiamato a rispondere dell’accusa di omicidio colposo per la presunta violazione della normativa in tema di sicurezza dei luoghi di lavoro, nel primo pomeriggio di quel sabato il ragazzo stava operando alla guida di un mini-escavatore munito di forche, col quale stava provvedendo allo spostamento di una pesante rotoballa, quando per cause ora al centro dell’accertamento venne colpito violentemente al capo dalle pale del mezzo.
Il ragazzo venne subito soccorso e quindi elitrasportato in gravissime condizioni presso l’area Grandi Traumi del Dipartimento di Emergenza del Cto di Torino, dove si spense per le gravi lesioni rimediate nell’incidente, a partire da una frattura pluriframmentaria subita alla base del cranio e da diverse contusioni celebrali.
Secondo gli inquirenti, l’imprenditore – che il 20 novembre scorso è stato condannato a un’ammenda di 3mila euro in un procedimento parallelo aperto per l’omessa formazione in tema di sicurezza impartita al giovane – non avrebbe in particolare previsto le necessarie cautele nell’utilizzo della minipala, mentre altre mancanze avrebbero riguardato il deposito dentro il quale le rotoballe venivano sistemate.
L’udienza tenuta lunedì scorso davanti al tribunale in composizione monocratica, giudice Roberta Dematteis, è iniziata con l’audizione dei testimoni del pubblico ministero Laura Deodato. Il dottor Luca Canzoneri, membro dell’equipaggio dell’elisoccorso intervenuto sul posto, ha riferito quanto accertato nell’immediatezza del fatto, mentre a seguire hanno reso la propria testimonianza i funzionari del servizio di prevenzione infortuni (Spresal) dell’Asl Cn2 Alessandro Leone e Davide Bogetti, che hanno riferito in merito all’esito dei sopralluoghi compiuti sul luogo dell’incidente e sui successivi accertamenti. Analogamente i militari dell’Arma – il maresciallo Cortellessa e il carabiniere Carbona – in servizio presso la locale stazione, hanno riferito in merito allo stato dei luoghi nell’immediatezza dei fatti dopodiché il processo è stato differito al prossimo 11 marzo per l’audizione dei testi dell’accusa e al successivo 8 aprile per le relazioni dei vari consulenti chiamati a esaminare la possibile dinamica di fatti avvenuti senza la presenza di testimoni oculari.
Tra i consulenti figura anche l’ingegnere torinese Alberto Giulietta, luminare della materia e già consulente in numerosi casi quali il crollo della gru che nel dicembre 2021 causò la morte di tre operai montatori in via Genova a Torino, chiamato a valutare i fatti dalla difesa dell’imprenditore.
"La dinamica dell’infortunio e le modalità dell’incidente non sono chiare – dice in proposito l’avvocato albese Roberto Ponzio, difensore dell’imprenditore –. Anche tramite la consulenza tecnica ci proponiamo di dimostrare l’insussistenza di responsabilità da parte del datore di lavoro".