Alba e Langhe - 10 febbraio 2024, 09:52

Il Sanremo della Terza Categoria

Il venerdì sera per 35 squadre della nostra provincia è giornata di campionato. Quello di chi gioca per passione e amicizia

Il Sanremo della Terza Categoria

La serata dei duetti l’hanno persa di sicuro.

Giocatori, allenatori, dirigenti, arbitri, tifosi. Ecco, forse solo fra questi ultimi qualcuno ha abbandonato la squadra in questo venerdì di pioggerella, è rimasto sul divano e si è sintonizzato sul canale sanremese.

La Terza Categoria del nostro calcio provinciale, quello Figlio di un Dio minore, gioca il venerdì sera.

È un mondo particolare, di fidanzate infreddolite sulle gradinate, di genitori devoti al seguito dei figli, di mogli a casa, almeno in questa occasione distratte dal Festival.

“E non è male” dice Sadi il mister dei Lions Unidet di Alba “sono tutti ragazzi che lavorano, uno dei nostri smonta tardi e arriva solo per il secondo tempo”.

La sua è una squadra multietnica, ci giocano marocchini, senegalesi, argentini e qualche italiano. Sadi è squalificato guarda la partita dagli spalti, ogni tanto lancia un urlaccio:

“Più che altro siamo un gruppo di amici. Ci alleniamo come tutti, il lunedì e il mercoledì: per molti di loro il calcio è un modo per integrarsi in un paese nuovo”.

Gli altri, quelli del Piobesi soffrono la fisicità e la corsa dei suoi ragazzi, prendono un gol subito, al 'Coppino' la partita finirà 4-0.

Il presidente si chiama Alessandro Guidi, la loro è una società nata una quindicina di anni fa, ci giocano magazzinieri, muratori, impiegati, meccanici:

“Anche ragazzi che hanno frequentato campionati più di livello” ci tiene a precisare “stasera sarà dura, quelli corrono e noi siamo sottotono. Però siamo ben messi in classifica e i nostri tifosi sono contenti”.

Lo zoccolo duro degli ultras arriva un po’ in ritardo. Sono cinque o sei, srotolano lo striscione, sguainano la bandiera, è probabile che finita la partita si ritrovino in birreria con quelli in campo, impegnati nel tentativo di rimonta, insidiati dalle ripartenze, che una volta si chiamavano contropiedi.

Il livello è buono, la differenza fra Prima, Seconda e Terza categoria non è tanta: stessa passione dei milionari di serie A, stesse doti di chi sta disputando la coppa d’Africa, ma percorsi di vita differenti, curve di vita e circostanze che hanno spostato le aspettative, possibilità sfumate o mai avute.

L’arbitro è solo. Non ha guardialinee affidabili, deve giudicare i fuorigioco da prospettive impossibili e decidere i rigori in un attimo, senza poter rivedere l’azione, senza VAR, di solito circondato dalle proteste e sommerso dagli insulti.

“Fanno quello che possono” prosegue Guidi “ci sono anche giovani ragazze, molto brave peraltro”.

Le luci dei riflettori sono le stesse di altri 20 campi della nostra provincia, da Lagnasco, a Roccavione, a Carrù. 35 squadre suddivise in tre gironi. Si accendono quasi ovunque il venerdì.

A Magliano Alfieri giocano Roerolanze e Cisterna. Cambia il terreno di gioco, che non è sintetico e ha l’erba in sofferenza per il freddo e la siccità. I tifosi sono di meno, l’atmosfera è avvolta dall’umidità proveniente dalla piana sul Tanaro.

La presidente dei locali racconta che il loro campionato è partito male:

 “La squadra ha perso punti per strada. Ora va meglio”.

Si vede che è lei la prima tifosa, guarda i suoi ragazzi in campo con lo sguardo feroce di Allegri, per fortuna si vincerà 3-2.

Ci sono anche i padri solitari. Ad Amadeus &C. preferiscono i ragazzi del paese, magari i loro figlioli, ai quali poi faranno le pulci sulla “prestazione”.

Se c’è qualcosa che non funziona nel calcio di oggi forse non è a questi livelli. Certo a nessuno piace perdere, si gioca comunque per il risultato e questo produce ansia.

Così ogni tanto si esagera con l’adrenalina, ogni tanto volano botte, qualcuno sarà costretto a chiedere mutua sul lavoro.

Siate saggi. Ricordate che il venerdì chiude la settimana, che i Cure negli anni ’90 cantavano 'Friday I’m in Love': divertitevi, allontanate la malinconia, fate del vostro meglio.

Come se foste sul palco, a Sanremo.

Silvano Bertaina

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