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Curiosità | 28 marzo 2024, 18:02

Amalia Ballarino, scienziata al Cern di Ginevra, è socia onoraria del Rotary Saluzzo

Ha lavorato alla superconduttività elettrica e al "filo" dell’energia futura. "Per studiare l’infinitesimamente piccolo servono strutture gigantesche"

Amalia Ballino e Luigi Fassino

Amalia Ballino e Luigi Fassino

Amalia Ballarino, scienziata di origini saluzzesi e responsabile di un team di ricerca e “deputy group leader” del gruppo magneti al CERN, dove lavora dal 1995, è stata nominata, su proposta del presidente Luigi Fassino, socia onoraria del Rotary di Saluzzo, nella conviviale in cui ha parlato di quello che è considerato il più grande laboratorio al mondo. Qui svolge ricerca scientifica sulla fisica delle particelle elementari e si occupa della costruzione, funzionamento, aggiornamenti degli acceleratori Large Hadron Collider-LHC.

La sua introduzione è passata da una panoramica generale del Cern, fondato nel 1954 da parte di dodici Stati Europei tra cui l’Italia, a come è ora, “una piccola città" dove vi lavorano 15 mila persone, 2500 come staff e con studenti da tutto il mondo. “Un posto fantastico, una comunità che lavora per arrivare alla scoperta di qualcosa che ancora non esiste" andando oltre la conoscenza, per trovare risposte alle grandi domande dell’universo, ricreando le condizioni di 14 milioni di anni fa, quando il big bang ha generato un esodo primordiale di particelle elementari oggetto della ricerca. “Per fare questa fisica di studio dell’infinitesimamente piccolo servono strutture gigantesche”.

Il Large Hadron Collider (LHC), inaugurato nel 2008, è lo strumento principe. La scienziata ha partecipato alla prima messa in servizio di questo grande acceleratore di particelle, il più grande mai costruito al mondo, un anello di 27 km di circonferenza che si trova in un tunnel sotterraneo che va dai 70 a 140 metri di profondità, all'interno del quale avvengono gli scontri tra fasci di protoni.

Amalia Ballarino ha lavorato ad una innovativa linea di trasmissione elettrica superconduttrice, capace di portare corrente fino a 120mila ampere. Linee di conduzione fatte col diboruro di magnesio, che saranno utilizzate per la prima volta in un acceleratore, parte integrante del miglioramento in luminosità dello stesso.

Il progetto si chiama High luminosity Lhc (Hl-Lhc) e vedrà protagonisti i nuovi materiali del filo dell’energia futura, che la scienziata ha ideato e progettato, seguendone la realizzazione da parte dell’azienda ligure Asg Superconductors.

“L’obiettivo di Hl-Lhc - aggiunge - è di vedere meglio. Attraverso una maggiore luminosità possiamo cercare qualcosa di nuovo e aprirci ad una nuova fisica”.

La ricerca non è fine a sé stessa ma in funzione dello sviluppo tecnologico e a beneficio dell’umanità, dall’industria alla sanità. La tecnologia superconduttiva fa risparmiare energia e costi. Grandi quantità di corrente all'interno di piccoli fili che potrebbero essere agevolmente interrati, eliminando la trasmissione con tralicci e cavi aerei, potranno fornire elettricità nelle grandi città ed essere portati il più distante possibile a prezzi accessibili.

O ancora, nella diagnostica potrà migliorare le prestazioni delle risonanze magnetiche generando campi magnetici molto più intensi.

Riguardo al tema della intelligenza artificiale, sollevato nella serata: l’affermazione incoraggiante. ”Non c’è nulla di artificiale che possa sostituire la nostra intelligenza. La nostra intelligenza è indispensabile per implementare l’intelligenza artificiale”.

A fine conviviale Rotary (all’Interno due) uova pasquali per sostenere l’Oftal Saluzzo (Opera federativa trasporto malati a Lourdes).

vilma brignone

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