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Curiosità | 28 marzo 2024, 18:37

“Nostalgia di Dronero”: musica, storia ed emozioni in un viaggio tra passato e presente

La canzone scritta nel 1923 da Luigi Massimo e dedicata a tutti i droneresi emigrati nel mondo rappresenta un inno d’amore nostalgico rivolto alla bellissima cittadina ai piedi della Valle Maira

La copertina del disco (Foto Enrico Collo)

La copertina del disco (Foto Enrico Collo)

Dronero e la sua storia, custodita, raccontata e ripercorsa anche in musica. Fra i dischi degli anni ’70 c’è “A l’imbuch d’la Val Maira” (All’ingresso della Valle Maira), che racchiude al suo interno una particolare ed evocativa canzone: “Nostalgia di Dronero”. 

Bellissima è l’immagine scelta come copertina del disco, che raffigura il Ponte Vecchio di Dronero nel 1910 (il Ponte Nuovo non c’era ancora, costruito nel 1914). La canzone, scritta nel 1923 da Luigi Massimo e dedicata a tutti i droneresi emigrati nel mondo nei decenni precedenti (quelli che fuggirono in America in seguito alla guerra e all'epidemia della febbre spagnola), rappresenta un inno d’amore nostalgico rivolto alla bellissima cittadina ai piedi della Valle Maira. Racchiude, inoltre, il richiamo alla società borghese del tempo.  

A raccontarci la storia di “Nostalgia di Dronero” è Enrico Collo, geologo e guida naturalistica, grande appassionato del territorio e delle tradizioni di Dronero e della Valle Maira.

La famiglia Massimo, originaria del Preit di Canosio, in Alta Valle Maira, scesa a San Damiano nel 1700 e poi a Dronero nel 1800, ha dato i natali all’ingegnere Luigi Massimo (che porta lo stesso nome del padre). È proprio grazie a lui che il dronerese Enrico Collo ha potuto recuperare la storia di questa canzone. 

“Devo molto a Luigi Massimo figlio - ci racconta - che con grande generosità ed amore per Dronero mi ha fatto scoprire l’origine di questo prezioso omaggio per Dronero scritto da suo padre. Durante il l periodo Covid, tutti eravamo in casa ed io ne approfittai per scoprire di più su questo meraviglioso disco e sulla canzone.”

Oltre ad essere dedicata agli emigrati, nel particolare accento utilizzato, più torinese che dronerese, “Nostalgia di Dronero” fa emergere un richiamo a quel tempo in cui vi era una vita sociale molto intensa da parte della buona società dronerese, la ‘Società Villeggianti’. Infatti, nella canzone si ascolta per esempio “t’vedi”, mentre a Dronero sarebbe “vèdès”. 

Dronero dei tanti emigrati ma anche Dronero regale, delle famiglie borghesi che nei primi anni del ‘900 qui trascorrevano vacanze estive. Cittadina di abiti eleganti, giovani amori e sogni. Da parte di Luigi Massimo a Enrico Collo il regalo di bellissime immagini di quel periodo, con il tennis, lo ‘schettinaggio’ e i bagni in Maira con i costumi d’epoca.

“È stata una bellissima sorpresa - racconta Enrico Collo - Da parte di Luigi Massimo ho ricevuto un articolo pubblicato il 21 settembre 1910 sulla “Sentinella delle Alpi” di Cuneo, che raccontava di una festa a Dronero organizzata da suo papà. Lo stile cristallizza nel tempo lo spirito di allegria e di spensieratezza della gioventù borghese della città. seguito l’articolo che descrive i fatti di quel giorno.” 

Dai dati che si ricavano dall’articolo, la giornata della festa fu domenica 18 settembre 1910: “Da appassionato di astronomia - prosegue il geologo - mi permetto di aggiungere cosa quei giovani felici videro in cielo durante la notte, per renderne ancora più vivo il ricordo. Subito dopo il tramonto c’era un luminoso Giove basso a ovest nelle stelle della Vergine, prossimo al tramonto; invece a est stava sorgendo la Luna nell’Acquario. Fu dunque una notte illuminata dalla Luna piena! Un’ora dopo il tramonto a est sorgeva Saturno nelle stelle dell’Ariete. Al mattino, prima dell’alba, si alzava ad est una luminosissima Venere nel Leone.” 

Trent’anni anni dopo, nel 1953, il tiretto originale del 1923 con il testo della canzone  “Nostalgia di Dronero”, venne riportato nella guida turistica “Dronero, dintorni e Valle Maira”, scritta da Ottavio Angelo Ferrero. Nel 1972, trascorsi quindi quasi altri vent’anni, gli amici Guido Collo (cugino di Enrico Collo), Domenico Poggio e Giovanni Gertosio, insieme al gruppo della corale Santa Cecilia di Dronero, abbozzarono l’idea di incidere un long playing da 33 1/3 giri con canti, musiche e voci della Valle Maira. Ritmi diversi da quelli di quando Luigi Massimo scrisse la canzone: allora, infatti, la si cantava come se fosse un pezzo d'opera lirica, nello stile di Caruso quando interpretava le canzoni napoletane. 

“Mio cugino Guido - dice Enrico Collo - racconta che ne parlarono un po’ nelle serate all’osteria e che infine la decisione del disco arrivò da Domenico Poggio: fu quella di appoggiare l’idea a cura de “Il Drago”, il giornale di Dronero, ed intitolare il disco “A l’imbuch d’la Val Maira”, ossia all’imbocco della Valle Maira. Duo di chitarre Guido Collo e l’indimenticato Giovanni Gertosio, maestro e direttore di musica, che aggiunge il commovente testo introduttivo interpretato dal bambino Walter Galliano, figlio e poi titolare del glorioso Caffè Teatro. Insieme alla corale Santa Cecilia della Parrocchiale di Dronero canta mio cugino.

Il testo della canzone, come detto, fu scritto nel 1923 da Luigi Massimo. Nelle altre canzoni, si uniscono la corale Valle Maira diretta dal maestro Giovanni Ribero e la fisarmonica di Giovanni Coalova della tipografia Messaggerie Subalpine, che venne data alle fiamme il 2 gennaio 1944: lo zio di Giovanni, il tipografo Cristoforo Coalova ed il socio e vicesindaco Giovanni Lantermino furono deportati a Mauthausen insieme a Pietro Allemandi e Giuseppe Lugliengo, purtroppo non fecero ritorno. Giovanni Coalova era l'anima musicale delle feste, che nascevano spontanee nelle tante osterie della bassa valle e della pianura vicina.”  

Il disco “A l’imbuch d’la Val Maira” fu un grande successo, presentato il 24 aprile del 1973 al Villino delle Rose. Un successo anche poi nel restare prezioso ricordo, in quel desiderio, nel tempo, di omaggiare la propria città. 

Ed oggi? Oggi Dronero non è più cittadina di emigrati ma di immigrati, mentre invece, come nei primi anni del ‘900, continua ad essere meta delle tante famiglie borghesi che, sul finire della primavera, la raggiungono per trascorrere i mesi estivi.  

Circa una cinquantina le etnie presenti, con i dati del 2023 che riportano un totale di 1.226 abitanti di nazionalità straniera. Intreccio di vite e di nostalgie ancora adesso, diverse e nello stesso tempo simili. Qui, dal 2001, è attiva Voci del Mondo, associazione interculturale atta a favorire l'integrazione tra i droneresi e gli stranieri sempre più numerosi sul territorio: una scommessa pensando al significato della parola "umanità", al valore di ogni singola persona, che ha trovato concretezza nel coraggio e nell'impegno della presidente Elda Gottero, di tutti i volontari e sostenitori. 

E Dronero, tra le città della nostra provincia con maggior numero di ville nobiliari, ne conta circa una quindicina, con splendidi giardini ed itinerari suggestivi. Preziosa è l’iniziativa “Dronero: un borgo ritrovato” dell’associazione Dronero Cult, il cui presidente Matteo Ferrione ed i giovani volontari sono uniti nell’intento di valorizzare  al meglio il proprio luogo natio.

Giunta lo scorso anno alla sua quinta edizione, l’iniziativa organizzata da quest’associazione è l’occasione per ammirare vicoli, giardini, cortili e scorci inediti, ripercorrendo la storia secolare e la bellezza intatta nel tempo. Le ville non soltanto accolgono le famiglie che ancora oggi vengono in villeggiatura durante il periodo estivo, ma raccontano soprattutto di un legame con la cittadina che continua ad essere tramandata, di generazione in generazione.  

Una nostalgia diversa e nello stesso tempo ancora la stessa cantata nella canzone scritta da Luigi Massimo che, in questo viaggio tra passato e presente, si scopre forse essere colei che ancora oggi di Dronero racchiude intatta tutta la bellezza.

Beatrice Condorelli

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