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Attualità | 15 aprile 2024, 17:29

Il “Maestro di Elva”: uno stile che incanta e permane nei secoli

In occasione della Giornata Mondiale dell’Arte, ripercorriamo oggi, lunedì 15 aprile, i mirabili contributi di Hans Clemer in Alta Valle Maira

Il “Maestro di Elva”: uno stile che incanta e permane nei secoli

Il “Maestro di Elva”: fu nominato così Hans Clemer, con tutta la fierezza di questo luogo che ne custodisce i magnifici affreschi. 

Ripercorriamo oggi, lunedì 15 aprile, i mirabili contributi dell’artista in Alta Valle Maira: lo facciamo nella Giornata Mondiale dell’Arte, istituita dall’Unesco per promuovere lo sviluppo, la diffusione e la fruizione dell’arte.

Un vero e proprio maestro Clemer, il cui stile incanta e permane nei secoli. All’interno della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta a Elva sono custoditi i suoi capolavori assoluti, risalenti alla fine del 1400. La grande Crocifissione con ai lati il ciclo di affreschi sulla storia della Madonna e dell’infanzia Gesù: Il ciclo di affreschi viene collocato cronologicamente tra il 1400 ed il 1500.

Avvolgente e straordinaria è la luminosità di colore, nonché l’espressività dei personaggi raffigurati e la solidità dell'impianto prospettico che rimandano al linguaggio dello Spanzotti, come dolcemente spanzottiana appare anche la figura della Vergine nelle scene dell'infanzia di Cristo. La concezione della figura umana, salda e robusta, talvolta permeata da una qualche rudezza, ricorre per tutti i riquadri del ciclo, ora fatta risaltare su intensi paesaggi dalla concreta impostazione rocciosa, come nella Strage degli innocenti o nella Fuga in Egitto, ora come sfondo di eleganti strutture architettoniche, come nella Cacciata di San Gioacchino dal Tempio o nell'incontro di San Gioacchino e di Sant’Anna.

Un vero capolavoro è la Crocifissione, di pathos e di sofferenza. Gesù ed i due ladroni sono al di sopra della folla vociante e plebea, in cui si mescolano pie donne, curiosi, soldati… in una sorta di individualità eroica, portatori di valori positivi e negativi ma soprattutto sempiterni. La Maddalena viene raffigurata inginocchiata sotto la Croce, mentre Maria è raffigurata più a lato, sorretta dalle pie donne. Il ladrone cattivo piega significativamente il capo a terra, verso la materialità ed il peccato, mentre il ladrone buono alza il viso al cielo, verso la sua futura destinazione. Al centro la raffigurazione di un Cristo che distende le sue braccia, come a comprendere sia il Bene che il Male, ma con la testa reclinata verso il Bene.

Di Clemer è apprezzabile il gusto per particolari, testimoniato dalle notevoli tracce di doratura sulle aureole e sulle vesti dei personaggi religiosamente più rilevanti, unitamente all'utilizzo dell'argento sui finimenti dei cavalli e sulle insegne militari. Inoltre, di rilievo è l'uso intenso del nero su gran parte delle figure e sul fondo, come base preparatoria per la campitura dell'azzurro, il fatto che si tratti non di nerofumo bensì di nero di mica, a conferma della formazione nordica dell'artista. 

Sono piuttosto scarse le informazioni che si hanno oggi riguardo alla vita del “Maestro di Elva”, ricevute grazie soprattutto a documenti conservati in archivi piemontesi e provenzali. 

Le prime tracce di Hans Clemer risalgono ai primi anni Novanta del XV secolo e riguardano il progetto di esecuzione di un’opera da esporre nella cappella dedicata a San Sebastiano, situata nella Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Revello. Un documento degli ultimi anni del Quattrocento, conservato nell’archivio di una città del dipartimento francese di Aix-en-Provence, parla di due pittori, Josse Lieferinxe e suo cugino "mestre" Ans. Si tratta di una carta privata contenente l’accordo stipulato tra i due artisti ed il frate procuratore della confraternita di Sant’Antonio di Padova, presso il monastero di Aix, per la realizzazione di un'impresa raffigurante il santo. Questo accordo, però, venne rispettato solamente dal primo dei due pittori elencati. Il secondo pittore appare anche in un altro documento, datato 1508 e rinvenuto nella stessa zona del precedente, attraverso il quale una nobildonna commissionava un’opera all’artista Giovanni Clemer, detto Ans o Hans, residente a Saluzzo. 

L’ultima traccia di documenti relativi a Clemer è tratta dagli atti di un notaio saluzzese e, a differenza degli atti provenzali che riguardano soprattutto la sua vita artistica, questi consentono invece di far luce su alcuni aspetti della sua vita privata. All’interno di uno di essi è stata trovata l’annotazione circa la sua residenza saluzzese: il documento è datato 1509. Gli altri due atti a disposizione sono invece stati redatti nel 1512, dopo la morte del pittore, per conto della vedova Caterina Milaneti che intendeva risposarsi.

A maggio dello scorso anno, in occasione della trazionale Festa di San Pancrazio, la Parrocchiale di Elva aveva avuto la gradita sorpresa e visita del noto critico d’arte Vittorio Sgarbi, accompagnato da Franco Giletta. Ad essere visitata da Sgarbi fu anche la Chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista di Celle Macra, il cui polittico di Hans Clemer risale al 1496. Cinque tavole: centrale la Madonna con bambino a figura intera ed ai lati, sempre a figura intera, partendo da sinistra San Pietro, San Giovanni Battista, San Giovanni Evangelista, San Paolo ed altri Santi. 

Estasiato, il critico d’arte aveva sentitamente ringraziato per la bellissima accoglienza in una valle che, per ricchezza paesaggistica, culturale ed artistica, rappresentanza un fiore all’occhiello non soltanto del Piemonte ma dell’Italia. Il merito, senza dubbio, in ambito artistico va molto a Hans Clemer.

Beatrice Condorelli

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