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Politica | 24 aprile 2024, 15:21

Marello (PD): “Ben venga il nuovo patto di stabilità europeo. Anche se i parlamentari europei italiani la pensano diversamente"

Una riflessione del consigliere regionale albese

Marello (PD): “Ben venga il nuovo patto di stabilità europeo. Anche se i parlamentari europei italiani la pensano diversamente"

Il debito pubblico italiano è pari a circa 2872 miliardi di euro. Il rapporto tra il deficit e Pil ( prodotto interno lordo) è al 7,4%. Prima del Covid era al 3%.
Il Parlamento europeo ha approvato ieri a Strasburgo in seduta plenaria la riforma del  patto di stabilità che gradualmente ci impone di ridurre il debito e di tornare ai numeri pre-covid. I partiti italiani si sono astenuti o hanno votato contro come il M5S. I commentatori politici hanno giustificato questo voto con il fatto che a giugno ci saranno le elezioni europee e nessuno si vuole rendere impopolare.
Personalmente credo che, come ha giustamente sottolineato il Commissario all’economia Paolo Gentiloni, il nuovo patto di stabilità sia un buon compromesso tra le ragioni della crescita e quelle del rigore.

Occorre rimettere i conti a posto altrimenti l’Italia, paese ad alto tasso di vulnerabilità,  nel medio-lungo periodo rischia grosso. Gli anni post-covid ci hanno illuso: siamo tornati a spendere  come se fossimo un Paese ricco senza problemi, mentre eravamo pieni di debiti. Nel 2019 il debito pubblico ammontava a 2400 miliardi. Oggi come si è detto è a quasi 2900 miliardi. La responsabilità impone a tutti di rimettere i conti pubblici a posto. Certo sentiremo parlare nuovamente di sacrifici, parola che avevamo dimenticato.  

Sacrifici per ridurre la spesa pubblica, a partire dallo Stato centrale, dai Ministeri, per passare alle Regioni. I Comuni in passato hanno già contribuito molto e non credo abbiano grandi margini di riduzione se non a discapito dei servizi che erogano ai cittadini.

In ogni caso i settori di intervento penso debbano essere tre: ridurre gli sprechi nel pubblico, contrastare l’evasione fiscale nel privato e sostenere la crescita del sistema produttivo. Tre azioni che vanno portate avanti in contemporanea. Insieme ad altre due: l’aumento di salari e pensioni e la revisione del sistema fiscale in senso maggiormente proporzionale e progressivo rispetto al reddito (l’esatto contrario della flat-tax o tassa piatta).  

L’ inflazione degli ultimi due anni ha, infatti, eroso il potere d’acquisto di persone e famiglie, allargando la forbice tra chi è sempre più ricco e chi è sempre più povero. E ciò in particolare a detrimento della cosiddetta “classe media”.

Il necessario rigore nella spesa deve accompagnarsi a politiche di sviluppo e di sostegno, redistribuzione del reddito e di giustizia sociale.

L’astensione ed il voto contrario delle forze politiche italiane sul nuovo patto di stabilità europeo non fa ben sperare. Continua a segnare un modo di fare ipocrita della politica che per paura di perdere consenso non affronta i problemi. Così facendo abdica alla sua funzione. E non lamentiamoci, poi, se cresce la sfiducia e l’assenteismo elettorale. Torni un po’ di serietà e sincerità in chi ci rappresenta. Ma il voto di ieri dei nostri parlamentari europei (tranne tre) non aiuta.

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