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Cronaca | 30 aprile 2024, 19:30

Caporalato a Caraglio, multata l’azienda avicola. Prosciolto l’uomo che era stato ritenuto il reclutatore

Sanzionati l'amministratore della ditta, un caposquadra e un contabile. Cadute le accuse anche per un consulente del lavoro. I legali: "Regolarizzato ogni aspetto"

L'ingresso del Tribunale di Cuneo

L'ingresso del Tribunale di Cuneo

Tre multe, un'assoluzione e un non luogo a procedere. È questa la sentenza che ha segnato in Tribunale a Cuneo la conclusione del processo a carico dell'azienda avicola Europoll di Caraglio che, nel dicembre 2021, si vide puntare addosso i fari della Procura cuneese perché coinvolta in un’inchiesta per caporalato partita dalle dichiarazioni di un lavoratore che, già risarcito, era rimasto infortunato durante un turno. Erano state cinque le richieste di applicazione di misure cautelari avanzate dal pubblico ministero, la dottoressa Marinella Pittaluga.  

A essere rinviati a giudizio di fronte al giudice dell'udienza preliminare Daniela Rita Tornesi, erano stati R.C., l’amministratore dell'azienda avicola, T.C.M., caposquadra dell’azienda, L.A., il contabile, F.P., consulente del lavoro, e S.K. che, in un primo momento, era stato ritenuto il “reclutatore” dei lavoratori africani. Tutti, assistiti dai legali cuneesi Marco Ivaldi e Alberto Leone, e Tommaso Servetto di Torino, nel dicembre di tre anni fa, furono destinatari di altrettante ordinanze di misure cautelari che poi, nel corso delle indagini, vennero a mano a mano revocate perché emerse una realtà differente. Lo sfruttamento dei lavoratori africani, secondo la Procura, si sarebbe protratto dal 2016 fino al dicembre 2021, anno in cui l’azienda venne interessata da un bltiz della Squadra Mobile di Cuneo.

Nel corso delle indagini, stando ai primi tracciati della Procura di Cuneo tutti gli imputati avrebbero avuto un proprio ruolo ben preciso: L.A. e F.P., il contabile e il consulente del lavoro, si sarebbero occupati della formazione delle buste paghe che sarebbero state irregolari; T.C.M, caposquadra 39enne di origini romene, era preposto alla formazione dei turni di lavoro, che non avrebbero tenuto conto né dei giorni di riposo, né di quelli di ferie. Insieme a R.C., il caposquadra avrebbe anche minacciato due lavoratori di licenziamento se, dopo un infortunio, avessero denunciato l’accaduto. Uno dei dipendenti, però, dopo anni denuncia la fece e R.C. venne rinviato a giudizio con l’accusa di lesioni colpose e condannato nel giugno scorso a 200 euro di multa (il lavoratore venne risarcito di 5mila euro e revocò la costituzione di parte civile).

A essere arrestato e poi rimesso in libertà fu S.K., 52enne ivoriano, che in un primo momento venne ritenuto dalla Procura il reclutatore dei lavoratori, colui cioè che avrebbe indirizzato i lavoratori alla Europoll allo scopo di farli sfruttare. Ma le indagini e le intercettazioni fecero emergere la totale estraneità dell’uomo alla vicenda, tanto che il Tribunale del Riesame, nell’ordinanza con cui era stata disposta la scarcerazione dell’uomo, aveva dato atto della buona fede delle sue azioni.

All’esito del giudizio abbreviato, i suoi difensori, presentata insieme al pubblico ministero la richiesta di assoluzione, hanno ottenuto il suo proscioglimento “perché il fatto non costituisce reato”.

Ma quella di S.K. non fu l’unica posizione a essere stralciata dopo la conclusione delle indagini: nei confronti del consulente F.P., il gup, su richiesta del pubblico ministero, ha infatti pronunciato il “non doversi procedere” in quanto gli elementi di prova raccolti a suo carico non sono stati tali da considerare “ragionevole previsioni di condanna”.

R.C., T.C.M. e L.A. hanno invece concordato una pena pecuniaria per alcune migliaia di euro. Tale sentenza non avrà infatti valore probatorio in sede civile e amministrativa. Questo perché, col patteggiamento, la vicenda penale si chiude senza giudizio.

I legali Marco Ivaldi, Tommaso Servetto e Alberto Leone commentano: "All’udienza il giudice, valutate le relazioni dell'amministratore giudiziario che ha compiuto una totale verifica della situazione aziendale in atto e ha evidenziato la completa e assoluta regolarizzazione di ogni aspetto di possibile irregolarità amministrativa, anche sotto l'aspetto della sicurezza, e tenuto conto della completa disponibilità dell'azienda che ha regolarizzato lievi difformità retributive, ha ritenuto congrua una sanzione pecuniaria nei confronti del datore di lavoro e di due dipendenti, assolvendo S.K. dall'accusa di caporalato e il consulente del lavoro perché il fatto non costituisce reato". 

CharB.

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